L’Ombra dei Mille Soli

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Un ‘duro’ lavoro…

Tutto questo e molto di più rappresenta questo quarto album in studio della band, che decisamente si mette in gioco e corre seri rischi, dopo aver parlato ai suoi fans ed al mondo con una musica più “appariscente” e facilmente appetibile (alcuni direbbero semplicemente “commerciale”), chiede al suo stesso pubblico di andare oltre ed essere meno superficiali, guardando cosa c’è dietro e lasciarsi catturare dal loro ultimo album senza pregiudizi, senza aspettarsi nulla e soprattutto senza aspettarsi Rock duro – altrimenti, per citare una frase molto discussa di Bennington: “potete andare ad ascoltare altro“.

Insomma, parliamoci chiaro – questo non è propriamente un album Rock, o Heavy nel senso comune, nel modo in cui la band stessa ci ha abituato, è inutile prenderci in giro, ammettiamolo chiaramente e schiettamente.

In realtà, anche se strumentalmente, come tempi, tecnica, approccio musicale siamo lontani dal rock dei nostri anni, forse più a quello di alcuni episodi del passato, considero però questo lavoro dannatamente Rock, almeno nelle intenzioni:

nella sua voglia di innovare, inventare, osare e rischiare duro: rincorrere la strada della creatività e della musica fatta per se stessi, non per stupire, costruita come meglio si crede per soddisfare le proprie passioni e sfidare la band musicalmente.

Ai Linkin Park bastava restare nel loro “confortevole” ambiente (“Nu-Metal” o “Rock Alternativo” che dir si voglia), facendo palate di soldi facili, evitando di far imbestialire fans che si dicono traditi, attirando recensori che si sentono in diritto di spalare merda verso una band che “oddio non usa le chitarre” o che da una musica più “pesante” è passata a  “melense ballate emo”.

La mia domanda è lecita: tutto questo, signori, non è forse dannatamente Hard Rock ?