Introduzione
I Linkin Park ci provano ancora – a distanza di circa 3 anni dal loro ultimo lavoro in studio, la band rilascia A Thousand Suns, il loro secondo tentativo di venire totalmente fuori da schemi ed inscatolamento musicale e produttivo che loro stessi si erano costruiti intorno.
Dal 2000 al 2005 circa la band si è imposta come una delle più riuscite (commercialmente e come successo di pubblico in tutto il mondo) band Alternative Rock – o “Nu-Metal” come molti amano definire il genere che fonde influenze Hip-Hop (a volte Rap-core) con quelle più genuinamente Metal (quindi chitarre distorte e vocalizzi aggressivi).
La band californiana mescolando sonorità a loro care con una semplicità sia nelle strumentazioni che nei testi, aggressivi ma molto diretti e dal significato generico, così da riuscire a colpire un numero vastissimo di giovani, utilizzando soprattutto un tipo di musica molto “catchy”, un “rock pesante” in salsa “orecchiabile” che potesse fondere il meglio di vari mondi musicali e soprattutto commerciali (sempre musicalmente parlando) e che nel giro di 2 album li ha resi del tutto una band Mainstream: una colossale macchina da soldi.
Di fatto, la “teoria ibrida” funzionava perfettamente, ma alla lunga il genere da loro innalzato ad Hit di successo ed a bandiera orgogliosa di milioni di adolescenti ha iniziato ad esaurirsi ed ha iniziato, soprattutto, a mostrare i suoi limiti: la semplicità ed il mix di generi si prestava a ben poche variazioni e soprattutto a sperimentazione, cosa che in ambito creativo ha sempre contraddistinto la band, insieme alla ferocia live ed alla creatività.
Per evitare di finire nel cliché, replicare se stessa all’infinito e frenare la spinta creativa che gli aveva permesso di arrivare al successo, nel 2005 la band si trova al giro di boa, al punto di svolta – decide di affrontarlo cercando nuove ispirazioni, cambiando generi e modo di concepire musica e leggermente il loro processo creativo e produttivo.
Anche grazie al guru e produttore musicale statunitense Rick Rubin (Shame on You, direbbero gli Haters) ed ai suoi consigli ed esperienza di settore, la band reinventa se stessa cercando di affacciarsi ad un tipo di musica più classicamente Rock, molto “vintage” come loro stessi la definiscono e con influenze prese qua e la da padri storici del rock passato e presente.
L’album del 2007 Minutes to Midnight spacca i fan ma convince la band stessa che finalmente inizia a lavorare come un unico gruppo creativo, creando musica esattamente come la vogliono loro e non come qualcuno si aspetti. Ma il lavoro non è del tutto riuscito, risultando più che altro una “vittoria tiepida” – la band si è inoltrata in acque vaghe e non propriamente confortevoli per loro, creando musica che solitamente richiede una certa elaboratezza strumentale e musicale, testi più “importanti” ed una coesione stilistica che purtroppo viene a mancare, soprattutto negli episodi più genuinamente “sperimentali” dell’album.