Intervista a Brad: “Il nuovo album sarà heavy e pieno di chitarre”

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MusicRadar ha intervistato Brad, che ha parlato del processo di scrittura e realizzazione del sesto album in studio dei Linkin Park, in uscita a giugno. Il chitarrista ha parlato molto approfonditamente del lavoro della band, lasciando anche qualche indizio su come potrebbero suonare le canzoni.

Ecco la traduzione dell’intervista:

Mancano pochi mesi alla pubblicazione del sesto album in studio dei Linkin Park (previsto per fine giugno) e il chitarrista Brad Delson non ha intenzione di farci capire esattamente quello che dobbiamo aspettarci. Ma una cosa è certa: i fan degli assoli avranno pane per i loro denti.

“Ci sono parecchi assoli di chitarra nell’album” dice con una risata “E si dice che io li odi”. Poi però chiarisce: “Non che li odiassi da ascoltatore; piuttosto non volevo suonarli, li evitavo. Anni fa mi sentivo come se le canzoni che stavamo facendo non li volessero. Queste nuove canzoni (per me) invece vogliono sempre assoli. Mi sembra quasi che ce ne voglia uno per ogni canzone”.

All’inizio di questo mese, i fan hanno sentito un elettrizzante assolo con wah wah di Delson alla fine dell’epica (e con tinte hardcore) Guilty All the Same. Pubblicato in collaborazione con il rapper Rakim, è un brano originale, selvaggio, divertente e coraggioso che, secondo Delson, funge da “grido di battaglia per tutto l’album”.

Delson (che è il co-produttore con il rapper e polistrumentista Mike Shinoda) ha parlato con MusicRadar su come sta venendo fuori il nuovo disco.

Sono curioso di sapere perché avete deciso di pubblicare Guilty All the Same così presto.

Volevamo pubblicare nuova musica il più presto possibile. I tempi sembravano in linea con questa canzone. Abbiamo finito due canzoni relativamente presto e Guilty All the Same è perfetta per capire il tono generale dell’album.

In Living Things, le chitarre sono più presenti che nell’album precedente. Da quello che dici, nel prossimo lavoro ce ne saranno ancora di più – e non solo quando si tratta di assoli.

Sì, c’è molta più chitarra. Living Things aveva certamente equilibrio ed energia e ha riunito il sound di molti dei nostri diversi capitoli in un modo nuovo. Questo disco è davvero un esperimento musicale e uno sforzo creativo fine a se stesso. Ho sentito gente dire su Guilty All the Same “Oh, sembra il loro vecchio [sound]” perché è davvero pesante. Ma comunque non è proprio come i nostri passati lavori. Il sound pesante (in Guilty All the Same e nelle altre canzoni) viene da un luogo crudo e viscerale, ma non suona come altri nostri album precedenti.

Mike l’ha descritto quasi come un prequel di Hybrid Theory. Ai tempi un sacco di generi ci hanno influenzato (roba heavy, roba hardcore, roba simile al punk) e lo spirito è quello. È il disco che avremmo potuto fare se non ci fosse stato Hybrid Theory. È un sound diverso e le chitarre sono (volutamente) molto presenti.

Ora, com’è venuto fuori tutto questo? Avete discusso su quale direzione prendere per l’album o siete rimasti sorpresi vedendo il punto a cui siete giunti una volta che avete iniziato a lavorarci?

Un po’ entrambe le cose, ma direi che è stato molto più intenzionale e concettuale. Per quest’ultimo [album], Mike ha fatto partire un po’ di materiale demo e ha detto che quando li ha ascoltati non si riteneva soddisfatto e li ha eliminati. Una delle ragioni per ciò – e l’ho parafrasato in questo caso – era che lui sentiva che le demo derivavano dalla musica che gli piace ascoltare, ma non andavano a colmare il vuoto che lasciava [quella musica].

Nella scansione del paesaggio della nuova musica, penso che il vuoto in quello che abbiamo ascoltato è ciò che ci ha motivati a realizzare la tipologia di registrazione che abbia effettuato. Questa è stata una sorta di premessa che ci siamo fatti anche quando abbiamo iniziato come gruppo musicale. C’è un sound particolare o una combinazione di cose che non stiamo ascoltando. Sicuramente, si potrebbe dire “Molti gruppi stanno fondendo elementi hip hop ed elementi rock”, ma c’era un sound particolare che stavamo facendo e che abbiamo sentito, e nessun’altro lo stava facendo in quella maniera.

Questo è ciò che ci ha motivati a realizzare il primo album, e direi che la stessa fame e desiderio di colmare un vuoto è ciò che ci ha motivati a realizzare, per noi, un disco heavy con un sacco di tecnicità. È estroverso, antipatico e impegnativo, e allo stesso tempo è song-oriented.

C’è un sacco di musica heavy là fuori, un sacco di musica sperimentale e anche un sacco di songwriting eccellente. Il nostro DNA e la nostra missione come band è quello di fare qualcosa di specificamente nostro che unisce queste cose in un modo che ci va a genio; in particolare vogliamo fare musica viscerale ma comunque tenendo conto del nostro amore per la composizione dei testi e la melodia. Questo è ciò per cui stiamo lavorando ogni giorno da sei mesi.

È interessante parlare con persone come te e sentire le reazioni della gente per la prima canzone. Alcuni hanno detto “Cazzo ragazzi, siete pazzi?!” Davvero. Un sacco di persone hanno detto “La canzone dura sei minuti. Come fa ad essere il primo singolo?” Ma per noi, è la miglior canzone per rappresentare il punto a cui siamo arrivati.

E poi c’è una strofa interpretata da uno dei migliori rapper della storia e questo direi che è un bene. Ed sta benissimo con il resto della canzone. A volte c’è il rischio che la strofa cantata da un ospite non abbia niente a che fare con il resto. Rakim, Mike e Chester (che ovviamente hanno lavorato sul testo) hanno lavorato insieme perfettamente dal punto di vista creativo. Rakim fa a modo suo e il è semplicemente grandioso. Gli sono molto grato.

bradCi saranno altri ospiti nell’album?

Sì, a questo punto ce ne saranno almeno un paio, e anche questa è una rarità. Certamente abbiamo fatto collaborazioni e un sacco di cose con diversi artisti, ma in un vero e proprio album in studio dei Linkin Park non mi sembra che abbiamo mai avuto ospiti. Da un lato è stato un processo insulare, perché abbiamo creato noi stessi il materiale, ma d’altra parte è stato un processo collaborativo perché abbiamo avuto un sacco di persone creative che entravano e uscivano dallo studio e che condividevano con noi le loro sensazioni. A volte hanno portato il loro DNA nelle nostre canzoni. È stato davvero intenso ed eccitante [ride], ed è stato divertente e gratificante. 

Living Things è un album relativamente corto. Guilty All the Same è un segno del fatto che questo disco sarà caratterizzato da canzoni più lunghe?

Beh, non so se tutti i brani saranno lunghi sei minuti, ma un paio lo saranno. Un paio di loro saranno più brevi. Sembra che il temperamento creativo che ci ha ispirato ci porti a sfidare le convenzioni, non ad imitarle. Quindi se una tipica canzone pop (o anche rock a volte) dura 3:30, non la faremo durare sei minuti. O magari due. Cerchiamo solo di andare contro le convenzioni e, ancora una volta, di fare qualcosa che ci è nuovo. Questo è ciò che ci ispira per procedere verso l’ignoto.

Rick Rubin ha co-prodotto gli ultimi tre dischi del gruppo. Come mai avete deciso di autoprodurlo questa volta?

Tecnicamente, siamo in grado di farlo perché abbiamo le mani in pasta. Abbiamo lavorato in quel modo in studio per tutta la nostra carriera. Quelli creativi con i quali abbiamo lavorato, hanno sempre cercato di plasmare la visione generale e di aumentare la potenza di fuoco creativo.

In termini di obiettivi di questo disco, Mike ha scritto un post in risposta ad un articolo che diceva che la musica rock è diventata “erbivora”. Mike ha affermato “Non è così che deve essere.” Questo è successo nel periodo in cui ha gettato le sue idee originali e ha cambiato opinione.

Quando abbiamo parlato di Living Things due anni stavate missando il suono delle chitarre al punto che era difficile capire quale era veramente generato da una chitarra e quale da strumenti elettronici. State continuando questo tipo di sperimentazione?

In questo disco, le chitarre in generale suonano come chitarre, ma direi che tutta la tavolozza con cui stiamo dipingendo ha incanalato un’energia viscerale, insieme a quel temperamento della musica che ci ispira da quando eravamo adolescenti, facendo il tutto in un modo che ci è completamente nuovo. Non è un ritorno al passato: si tratta di incanalare gli ingredienti e fare qualcosa di unico che sia tutto nostro e rappresenti come siamo nel 2014. Quindi direi che le chitarre in generale suonano come chitarre, ma non si sa mai. Questo disco è molto imprevedibile, non fa per gli ascoltatori condiscendenti.

È interessante: a volte si vuole sovvertire un sound di chitarra e vedere quanto lontano lo si può prendere; altre volte può essere altrettanto soddisfacente e stimolante tornare al sound puro e naturale.

Vorrei dire che c’è senza dubbio una sperimentazione con i sound della chitarra. Sono vari e a volte non suonano come tali, ma spesso lo fanno. Molte volte, esso [il sound] veniva da un sovvertimento davvero violento della canzone stessa. Voglio che la canzone parli di se stessa […] Ad esempio, stai ascoltando Guilty All the Same e pensi di aver capito di cosa si tratta, ma improvvisamente arriva Rakim… Non direi che ci siamo convenzioni simili in una canzone quasi punk-metal di sei minuti.

So cosa stai dicendo. È bello quando tutto va per il verso giusto.

Proprio così. Niente di tutto questo può essere un espediente; deve venire da un luogo pure dove ci si sente a proprio agio.

Assolutamente. È divertente: ho parlato recentemente con Nick Hexum dei 311 riguardo a questo. Egli ha dichiarato di essersi ispirato da Hapiness Is a Warm Gun dei The Beatles – quello è un brano che non si ripete mai.

Esatto. Se riesci a fare scelte non convenzionali, ma che suonano comunque bene, quello è un gran risultato. A volte si tratta di quelli che chiamiamo “happy accidents” [qualcosa di buono che viene fuori da qualcosa di sbagliato, NdT]. A volte quando le persone usano il loro cervello adulto pensano “Questo è un errore, devo correggere e fare quello che mi ero prefissato di fare”, Un bambino non la penserebbe in questo modo, quindi se sei sull’onda della creatività puoi dire “Aspetta un attimo. Questo errore è molto più figo di quello che avevo intenzione di fare”. Non ha senso, ma ci si sente alla grande quando tutto funziona.

Stai usando nuove chitarre su questo album?mike brad

Abbiamo cercato di snellire le nostre opzioni per questo disco. Penso che sia quasi indispensabile definire una tavolozza in cui lavorare e quindi padroneggiare quei colori. Non c’è bisogno di 20000 chitarre o 20000 pennelli, è possibile sceglierne tre e ottenere lo stesso risultato.  

Stiamo utilizzando due tastiere e qualche chitarra principalmente. Abbiamo un paio di amplificatori. Si può effettivamente fare molto con questi strumenti se si sa come utilizzarli bene. A memoria posso dirvi c’è una riedizione della Fender Custom Shop Stratocaster che è quella con cui mi trovo sempre meglio. Grazie al modo in cui suona, mi sento come se fossi un chitarrista migliore (posso suonare più elegantemente con essa). C’è anche una Gibson SG. Queste sono quelle che usiamo principalmente.

Il nostro amplificatore principale è un Orange. Stiamo sempre cercando di migliorarne il tono.

L’altra cosa che contribuisce a creare i suoni dell’album è questa collezione unica di pedali. Molti di loro sono di Ethan [l’ingegnere del suono, NdT]. Sono quasi unici nel loro genere e ne abbiamo 20/30. Quando vorrò ottenere un suono non convenzionale  Ethan saprà cosa fare e Mike potrebbe dire ‘Questa è chitarra?!’

So cosa vuoi dire quando parli di avere troppe scelte. Quando ero un ragazzino non sapevo cosa farmene della mia scatola di 64 pastelli.

Esattamente. La scatola da 64 è così eccitante, ce ne sono un sacco! Ma in realtà quale bambino li usa? Dici una cosa tipo “Cazzo, terra di siena bruciata? Cosa dovrei farmene?!”

Ecco invece una lista (offerta da Ethan) degli strumenti utilizzati da Brad e Mike per registrare questo album:

Chitarre – Fender Stratocaster Masterbuilt 1962 (riedizione), Gibson SG 1978, PRS SE245, PRS Custom 25, MJT Telecaster, American Standard Telecaster degli anni ’90;

Amplificatori – Orange TH100; Bogner Twin Jet; Chandler GAV19T; Engl Fireball 100;

Effetti: due Electro-Harmonix (un Holy Grail Reverb e un HOG), un preamp Z.Vex Super Hard On, un Dr.Scientist Reverberator, un delay Caroline Kilobyte, un Disaster Transport Sr (delay e riverbero), un tremolo Hummingbird.

 

Ormai mancano solo tre mesi. Cosa pensate delle parole di Brad? Siete eccitati da questa “nuova svolta”?  

Fonte: MusicRadar