Articolo su Kerrang!: I Linkin Park e la loro influenza sulla nostra generazione

lpthp

 Come molte persone di una certa età, James Hickie, scrittore per Kerrang!, è cresciuto con la musica dei Linkin Park. Dall’ascoltarli di nascosto in classe fino ai festival più importanti, la sua esperienza è simile a quella di molti. La differenza sta nel fatto che a questi ricordi personali si aggiungono anche incontri lavorativi. Questa è la sua storia… 

Quando penso ai Linkin Park, automaticamente li associo alla politica. Non perché queste leggende del nu-metal siano la band più polemica al mondo. Infatti, come evidenziato dallo scrittore di Kerrang! Ian Winwood nella sua recensione, non hanno fatto un album che si possa definire politico fino al quarto, A Thousand Suns, pubblicato nel 2010. Il mio primo incontro con la musica dei Linkin Park è avvenuto 10 anni prima e la politica a cui faccio riferimento è in realtà la materia dei miei corsi di studio avanzati, che sono serviti ad un altro scopo, più clandestino.

Vedete, ero poco interessato al sapere cosa fosse la Three Line Whip [in UK: una direzione che i leader dei partiti danno ai loro parlamentari affinché votino in un certo modo, NdT], ancora oggi non sono sicuro di sapere cosa sia, ma lo ero molto al discutere della musica che scoprivo. Considerando che scienze politiche era generalmente alle prime ore, qualsiasi musica io ascoltassi andando a scuola come i Limp Bizkit, che al tempo stavano per pubblicare Chocolate Starfish Ans The Hot Dog Flavored Water, che avrebbe poi venduto un milione di copie in un giorno, o i Muse o altro, sarebbe diventata argomento di discussione in classe, a prescindere dal fatto che qualcuno volesse saperne o meno. 

Un giorno, mentre affrontavo il considerevole viaggio che mi portava a scuola, sentii una canzone sulla mia piccola radio portatile che mi colse di sorpresa. Aveva tutte le caratteristiche di una canzone metal, con riff ribassati e cantato graffiante. Era inoltre prodotta in modo impeccabile e diabolicamente catchy, come solo le migliori canzoni pop sanno essere. Ascoltandola sembrava che sarebbe stata la cosa più grande del mondo. Il presentatore radiofonico disse che si chiamava One Step Closer. 

Dato che eravamo ancora ad un anno dall’uscita degli iPod, e anche di più dai servizi di streaming (quelli legali, almeno) non ho avuto subito accesso alla canzone, quindi ho dovuto aspettare per ascoltarla di nuovo. Ho aspettato, e aspettato. Ho aspettato così a lungo, infatti, che ho deciso di continuare a farlo durante il mio periodo politico. Con le cuffie nascoste e infilate sotto le maniche, stavo seduto lì con la mano all’orecchio, ritratto di falsa concentrazione, ascoltando con l’orecchio libero la paziente Miss Carpenter, annuendo al momento giusto quando si parlava dell’importanza dei referendum. Poi quel riff è partito di nuovo. Ho sussultato per l’emozione. Avevo di nuovo LA canzone, ma la persi velocemente quando Miss Carpenter alla fine perse la pazienza e mi requisì la radio.  

Oh beh; la mia passione politica non superò l’anno, e cambiai velocemente corso di studi. Il mio amore per i Linkin Park, invece, continua fino adesso. E poi, chi ha bisogno di informarsi sui referendum? Ahem…  

Andando avanti veloce al febbraio dello scorso anno, molto è successo ai Linkin Park e a me, in questi 17 anni. Hanno pubblicato il loro album di debutto, Hybrid Theory, che contiene altre 11 canzoni meravigliose come One Step Closer, e che ha venduto 30 milioni di copie. Hanno continuato con Meteora, sicuramente la perfetta spiegazione della massima “Se non è rotto, non aggiustarlo”, che ha venduto 27 milioni di copie. I successivi lavori hanno visto la band allontanarsi progressivamente dal sound nu metal che ha reso i componenti delle megastar, una mossa coraggiosa con cui si può non essere d’accordo ma che si deve rispettare, e che anche loro stanno ancora pagando. Il terzo album, Minutes to Midnight contiene il singolo What I’ve Done, per esempio, discutibilmente la miglior performance sull’album del co-vocalist Chester Bennington, nonché la loro canzione con il maggior successo commerciale. No, non si tratta di vendite, ma se sei un devoto del rock e del metal non puoi fare altro che provare un moto d’orgoglio quando qualcuno “dei nostri” domina le classifiche e se la cava alla grande sui pachi di tutto il mondo (nonostante i Nickelback); per non dimenticare, una delle meno lodate imprese dei Linkin Park è l’aver creato un portale verso la musica per un numero incalcolabile di persone. 

Il sopracitato A Thousand Suns e il seguente Living Things, entrambi co-prodotti con il “barbuto maestro” Rick Rubin, vede la band connettere generi diversi come mai prima; il sesto album, The Hunting Party, vede un ritorno a quell’inizio più pesante. E poi è arrivato qualcosa di completamente differente. Io, nel frattempo, avevo messo tutta la mia passione nel lavoro scrivendo per K! Facendo il lavoro dei miei sogni per undici anni, alla fine ho anche avuto l’opportunità di intervistare i Linkin Park.

mikechester

Ho parlato con la band dopo una loro live su Facebook da Los Angeles, dove avevano presentato alcune canzoni dell’ormai imminente album One More Light – indubbiamente il lavoro più controverso della loro carriera, per i suoi contenuti molto pop. 

“Non stiamo cercando scontri coi nostri fan amanti della musica più pesante”, ha spiegato Mike Shinoda (il cui tono conciliante si contrapponeva spesso a quello più sanguigno di Chester), “come tutti abbiamo stati d’animo diversi”. Chester, intanto, parlava di sé stesso, ribadendo i problemi a riguardo dei quali era sempre stato trasparente.  

“Non mi sono mai sentito a mio agio o soddisfatto”, ha risposto quando ho fatto domande sul primo singolo, Heavy (Why is everything so heavy? – Perché è tutto così pesante?). “Quello che rende le cose davvero pesanti per me sono i pensieri e i comportamenti quando ricado in questi cicli di negatività o abuso di sostanze.” 

“C’è davvero un brutto quartiere nella mia testa”, ha continuato, “quindi non dovrei davvero camminarci da solo.” Queste sono le parole che mi sono subito venute in mente il pomeriggio di cinque mesi dopo, quando venni a sapere che Chester si era suicidato, a 41 anni. 

Ho parlato un’altra volta con il duo prima della morte di Chester, a Maggio, quando gli ho fatto alcune domande dei lettori. È stato un altro modo per ricordare quanto fosse forte il legame tra i Linkin Park e i loro fan. Nonostante i risultati che hanno raggiunto non hanno mai dimenticato e smesso di apprezzare i fan, che hanno reso possibile tutto questo. In quell’occasione hanno risposto a tutte le domande in modo molto preciso e comprensivo. 

Non ci sarà mai una risposta soddisfacente sul perchè Chester hanno fatto quel gesto, almeno nessuna che possa placare il dolore dei milioni di fan in tutto il mondo. Alla domanda sul futuro dei Linkin Possono rispondere solo i suoi compagni (Mike, Phoenix, Brad, Rob e Joe). 

Ho visto i Linkin Park per l’ultima volta in Belgio, al Rock Werchter Festival. In quell’occasione sono rimasto profondamente colpito sia da come riuscissero a far convinvere le vecchie e le nuove canzoni, sia dall’ennesima performance straordinaria di Chester. Ad un certo punto è sceso tra il pubblico e ha iniziato a cantare davanti ai volti in lacrime delle persone che non potevano credere a quanto fosse diventato intimo e personale il rapporto con il loro eroe, ugualmente emozionato. Diciannove giorno dopo, quell’eroe è morto. La vita è breve e spesso dolorosa. Quando una band e la sua musica significa così tanto per le persone, allora è comprensibile quanto sia difficile lasciarla andare.

 

Fonte: Kerrang!
Traduzione: Selene Rossi, Erika Ferè, Mattia Schiavone