Prendi un paio di fresche giornate infrasettimanali di marzo, in cui decidi di non andare a lavoro o a scuola per trascorrere il tuo tempo con amici e conoscenti per l’amore della musica che ti accomuna con tutti quelli che si trovano lì con te in quello stesso posto e in quello stesso momento: forse questa è l’essenza di base, oltre che la chiave di lettura, per descrivere ciò che di bello bisogna raccontare di queste due date italiane che hanno visto Mike Shinoda esibirsi anche quest’anno nel bel paese, dopo la notevole (quanto breve) performance dello scorso settembre a Milano Rocks, in apertura ai Thirty Seconds to Mars.
Come ormai da anni, ad ogni tappa italiana dei Linkin Park o di Mike Shinoda, il giorno prima del concerto di Milano abbiamo organizzato il nostro raduno, dove, davanti ad una buona pizza, abbiamo incontrato alcuni di voi fan ed amici vecchi e nuovi per parlare delle aspettative per i due show. Vedere come tanta gente si sia presentata all’evento (ormai il sesto complessivo partendo da Imola 2011), tra vecchi e nuovi volti, è sicuramente un momento di grande gioia e soddisfazione per tutti noi. A fine serata prima di salutarci, abbiamo dato spazio all’estrazione di un pass per il M&G del giorno successivo e, successivamente, abbiamo dato la possibilità ai presenti di firmare in anticipo la bandiera che poi è stata consegnata all’entourage di Mike prima dello show al Fabrique di Milano.
MILANO // 14 MARZO
Non poteva mancare l’incontro faccia a faccia con Mike prima del concerto. Se dal lato live sappiamo tutti come Mike sia un animale da palcoscenico, dal lato umano abbiamo di fronte una persona estremamente umile e disponibile con ciascuno dei tredici fortunati che hanno partecipato all’incontro.
Per quanto ci riguarda, Mike ci ha ringraziati per il nostro lavoro e supporto dato in questi anni e ha accettato con molta gioia la nostra maglietta e la nostra bandiera, in seguito appesa alla tastiera di Matthias. Per questa volta non abbiamo fatto richieste particolari per quanto riguardava il concerto e abbiamo preferito scambiare quattro chiacchiere riguardo al suo stato in questo tour e a momenti più spensierati e divertenti.
Sono passati poco più di sei mesi dalla fenomenale esibizione che Mike ha riservato al pubblico italiano al Milano Rocks. L’attesa per questa prima data italiana da headliner non poteva che essere alta, specialmente nella scelta dei pezzi che avrebbe presentato ai fan. Il Fabrique è colmo oltre ogni possibilità quando, dopo l’esibizione delle I’m Not A Blonde e circa mezz’ora di attesa, le luci si spengono e Mike Shinoda può finalmente concedersi al pubblico italiano su un palco tutto suo. Lo show parte subito a mille con Petrified, su cui gli oltre 3000 presenti cantano e saltano senza sosta, e prosegue con le suggestioni hip hop di I.O.U., Remember the Name e di una micidiale When They Come for Me, sulla quale i cori del pubblico diventano davvero assordanti. L’unico brano più “soft” nella prima parte di scaletta è Hold It Together, comunque molto apprezzata dalla platea che, fin da subito, dimostra di conoscere e amare indistintamente i brani dei Linkin Park come quelli dei Fort Minor e di Post Traumatic, senza alcuna eccezione.
Mike, dal canto suo, non si lascia sfuggire alcuna occasione di coinvolgere i fan, saltando e correndo continuamente da una parte all’altra del palco e tenendo saldamente in mano lo show. L’amore che gli viene restituito dal pubblico è viscerale e incondizionato: difficile da ricordare il numero di cori dedicati al rapper, a Chester o ai Linkin Park durante la serata. Raramente si riesce ad ammirare un simile attaccamento tra artista e fanbase, ma d’altronde il sestetto e i suoi membri sono già da tempo conosciuti per il forte legame con i propri sostenitori.
Questo rapporto sembra essere diventato ancora più intimo e stretto nell’ultimo anno e mezzo. Difficilmente quel 20 luglio avremmo potuto immaginare Mike di nuovo sul palco a lanciare fuoco e fiamme in così poco tempo e, nonostante tutte le difficoltà incontrate, l’insostenibile peso del dolore, delle aspettative e delle speranze di un’intera fanbase sembrano ormai non gravare minimamente sulle spalle di Shinoda, capace di prendere per mano ogni persona presente allo show e offrirle un viaggio fatto di emozioni, divertimento, commozione e celebrazione.
La scaletta prosegue tra i bassi hip hop di In Stereo e le più soft Ghosts e Prove You Wrong, prima di una sempre emozionante Roads Untraveled, brano amato dal pubblico, ma purtroppo ignorato dai Linkin Park durante i tour e rispolverato da Mike solo nell’ultimo anno. Non mancano i brani più infuocati e, proprio a questo proposito, Mike decide di aggiungere alla setlist Watching as I Fall, chiesta a gran voce dal pubblico: sono anche queste le cose che rendono uno show meritevole di essere ricordato. Oltre alla spettacolare esibizione di Shinoda, da lodare sono il polistrumentista tuttofare Matthias Harris e soprattutto il batterista Dan Mayo, che mette in mostra le sue grandissime doti dietro le pelli durante l’assolo su Sorry for Now, intervallata anche dalla strofa di Lift Off e dal ritornello di Step Up.
Lo show entra nella sua parte più emozionante con Crossing a Line, prima del favoloso mash-up tra Waiting for the End e Where’d You Go (sul cui finale le voci dei fan si alzano e intrecciano in una sola) e del commovente tributo a Chester sulle note di In the End e Numb, suonate al piano e introdotte da un ringraziamento al pubblico per tutti i concerti precedenti dei Linkin Park in Italia. Difficile descrivere a parole i pensieri di ognuno dei presenti durante questi momenti, in cui la simbiosi tra artista e band diventa totale, nel ricordo dell’eroe di una generazione. La celebrazione continua con il mash-up About You/Over Again/Papercut, zenit emozionale della serata, anche e soprattutto per il rapper.
A condurre verso la fine dello show dopo l’encore sono una serie di brani più soft (tra cui la versione strumentale di Robot Boy e la sempreverde Castle of Glass), prima della conclusione con Good Goodbye/Bleed It Out e la sanguigna Running from My Shadow, sulla quale Shinoda si concede finalmente al pubblico delle prime file, dando appuntamento al pubblico italiano al giorno successivo a Padova.
Una piccola ma piuttosto rilevante curiosità: in questo concerto Mike ha proposto dal vivo tutti i brani di Post Traumatic eseguiti fino ad ora (Place to Start, in passato eseguita dal vivo, non è stata proposta per il tour 2019) in questa tappa europea del tour, evento mai accaduto in precedenza.
PADOVA // 15 MARZO
In occasione della tappa padovana, alcuni fan hanno addirittura sacrificato la data di Milano, trascorrendo la notte davanti ai cancelli del Gran Teatro Geox per accaparrarsi qualche posto in ottima posizione, mentre il resto della folla è arrivata verso metà mattina e soprattutto nel pomeriggio inoltrato, dato che erano presenti anche i posti in tribuna. Molti i volti già visti il giorno prima a Milano, con l’espressione stanca ma con in corpo ancora tanta voglia di musica, a dimostrazione che l’affetto e l’attaccamento, prima ai Linkin Park e poi a Mike Shinoda, è ancora forte e che la fiamma di questa passione arde più che mai. Arrivati nel primo pomeriggio a Padova, nell’attesa che vengano aperti i cancelli, passiamo il tempo a salutare i vari amici storici e quelli nuovi incontrati il giorno prima a Milano, facendo firmare ai presenti la seconda bandiera italiana, consegnata più tardi direttamente a Mike da un membro del nostro staff che ha avuto la fortuna, insieme ad altri undici fan, di essere estratto per il Meet & Greet. In aggiunta alla consegna della bandiera (fatta appendere in seguito alla tastiera di Matthias prima del concerto), abbiamo chiesto a Mike di partecipare al rito della firma, in modo tale che la sua calligrafia potesse essere parte, insieme a quella dei fan presenti a Padova, di una cosa sola nel tricolore italiano.
A seguire abbiamo chiesto se, durante il concerto, potesse cantare una canzone un po’ fuori dagli schemi: nello specifico, la richiesta è stata per Dedicated. Mike ci ha pensato un attimo e poi ha esclamato “Aaaah ok, it’s possible!”. Per chi non ne fosse a conoscenza, il pezzo è tratto dall’EP Underground V2.0 e fu composta nel lontano 1999. Questa è la prima volta che Dedicated viene cantata durante un concerto di Mike Shinoda. Solo in altre due occasioni (entrambe nel 2009) è stata proposta nel corso di uno show dei Linkin Park: il 13 agosto a Taipei in Taiwan e il 16 agosto a Macao in Cina, ed entrambe le volte venne cantata soltanto la prima strofa sull’introduzione di Points of Authority. Inoltre è stata cantata quasi interamente solo una volta, il 3 agosto 2002, durante uno show radiofonico di KMEL 106.1 Radio a San Francisco, in cui Mike ha fatto una gara freestyle con il rapper Rakaa dei Dilated Peoples.
Anche in questa seconda data, ad aprire il concerto sono state le I’m Not A Blonde, accolte con cori divertenti dalla fetta di pubblico presente già la sera prima a Milano. Il loro set è uguale a quello della giornata precedente ma, al termine della loro esibizione, l’attesa per Mike si è rivelata essere più lunga e proprio quando il pubblico inizia a mostrare i primi segni di insofferenza, si spengono le luci.
Lo show di Padova si apre con Welcome, alla quale seguono Hold It Together, Remember the Name e When They Come for Me. Nonostante diverse canzoni siano le stesse proposte a Milano, la scelta vincente di Shinoda sta nel ruotare molti brani all’interno della scaletta, permettendo di assistere a due show diversi a chi, tra l’adorante pubblico di Padova, era presente anche nel capoluogo lombardo. Se il concerto precedente è stato caratterizzato da brani più ritmati ed infuocati, la scaletta di Padova tende leggermente verso il lato più soft della musica di Mike e dei Linkin Park, ed è decisamente più aperto verso sorprese e improvvisazioni.
A tal proposito, per la seconda volta in questo tour Europeo (dopo Londra), viene proposta Nobody Can Save Me, provata molte volte al soundcheck del pomeriggio sia a Milano che a Padova e cantata insieme da Mike e Matt. Il concerto prosegue con Make It Up as I Go, dopo la quale arriva il momento di Sorry for Now dove, durante il bridge, Mike lascia il palco per dare nuovamente spazio a Dan Mayo. Finito l’assolo, Shinoda torna sul palco ed inizia a cantare improvvisamente i versi di Dedicated, lasciando di sasso il pubblico presente. Terminato il brano, Mike ferma la musica e dichiara che si è trattata di una richiesta fatta da un fan durante il M&G, indicandolo in transenna, e dicendo che l’ultima volta che ha cantato per intero questa canzone “era circa il 2002/2003 o qualcosa del genere”, guardando con sguardo interrogativo il fan e ricevendo la conferma. Dopo questa simpatica parentesi, Dan riprende la base e Mike incomincia a rappare Lift Off, per poi concludere il medley con la parte finale di Sorry for Now. Ma le sorprese non finiscono qui. Dopo Crossing a Line, diversi fan mostrano dei cartelli con alcuni versi di Can’t Hear You Now, brano mai suonato durante il Post Traumatic Tour. Mike, dopo essersi accorto dei fogli, decide di far felici i fan, rappando acappella la prima strofa del pezzo, che fa quindi finalmente il suo debutto live.
Lo show entra nella parte più calda con Waiting for the End/Where’d You Go, al termine della quale Mike ricorda le vittime dell’attentato in Nuova Zelanda con la seconda strofa di Hands Held High e ricorda le magnifiche parole di Chester sull’amore e sulla fratellanza, pronunciate dal cantante durante il suo ultimo show con i Linkin Park. In questa atmosfera vengono suonate al piano, e intonate da tutto il teatro, In the End e Numb, che regalano ai presenti e a Mike un altro momento forte e indimenticabile, che si conclude con About You/Over Again/Papercut.
Dopo pochi minuti di pausa, l’encore viene aperto dal coro della folla festante che intona “Lift me up, let me go”. Inaspettatamente Mike, dopo aver sentito il pubblico cantare, torna correndo sul palco ed inizia ad accompagnare il coro con il pianoforte, cantato ormai da qualche minuto da tutto il teatro. In questo modo, The Catalyst è il secondo debutto assoluto della serata e viene cantata fino al termine, con i fan che si dividono le parti di Chester e quelle di Mike, creando un’atmosfera surreale e colma di felicità. Come conferma lo stesso Mike, incredulo e saltellante sul palco, si tratta del momento più emozionante e particolare dell’intero concerto, che prosegue con il debutto europeo di Wisdom, Justice and Love e Iridescent, accolte in modo trionfale dai presenti.
Dopo Prove You Wrong, Castle of Glass e Good Goodbye/Bleed It Out, lo show arriva alla conclusione con Running from My Shadow, durante la quale Mike scende dal palco, salutando tutti lungo la passerella destinata ai fotografi e agli steward. Sfortunatamente nessuna delle transenne è dotata di gradini e, per poterci salire sopra, il rapper viene aiutato da uno steward e dal membro del nostro staff presente in prima fila. In questo modo, anche a Padova, Mike può concedersi alla bolgia e all’amore dei fan e non poteva esserci modo migliore per chiudere questo show e completare il mini tour italiano, nella speranza di rivederlo presto dalle nostre parti.
Trovate la gallery completa di Linkin Park Italia dei due show qui.
Testo: Mattia Schiavone, Vincenzo Siano e Dennis Radaelli
Foto show: Fabio Minotto (Milano) e Silvia Di Leonardo (Padova)