Nell’ultima edizione, il magazine Kerrang! ha intervistato Mike, che ha raccontato come è stato il suo 2019, tra tour, video e molto altro. Trovate di seguito la traduzione dell’articolo.
Da video animati allo scrivere musica per film russi, il 2019 è stato un anno delle prime volte per Mike Shinoda. È anche stato editor per Kerrang!. Ma quale delle nuove esperienze ha trovato inaspettatamente difficile?
Il 2019 è stato un altro anno turbolento nella vita di Mike Shinoda. Come sei riuscito a bilanciare tutti i tuoi impegni per il tour e per i vari progetti creativi con tutto il resto che è importante nella tua vita?
“Penso che per me il traguardo più importante quest’anno sia stato concludere il ciclo del tour di Post Traumatic. Ho realizzato alcuni video per l’album tra cui uno dei miei preferiti, quello per World’s On Fire. Sono anche tornato in studio per scrivere e produrre con altri artisti. Questi progetti usciranno man mano nel tempo. Da un punto di vista personale, mi sono preso alcune brevi pause dai social media perché ho capito che erano un’influenza negativa nella mia vita. In realtà amo in particolare Instagram, ma quest’anno ho capito che devo limitarne l’utilizzo a dosi più piccole.”
Il tuo show solista nel Regno Unito è stato a marzo al Roundhouse di Londra. Quali sono i ricordi che ti tornano in mente ripensando a quella sera?
“Quello spettacolo è stata un’esperienza unica. Avere Eg [White, musicista/compositore e collaboratore dei Linkin Park] e Jon [Green, compositore londinese, cantante nei The Bonfires] sul palco per eseguire le canzoni che abbiamo scritto insieme, inclusa One More Light, lo ha reso uno show epocale. Credo fossimo tutti commossi quella sera.”
Hai fatto riferimento al video di World’s On Fire, che è stato il tuo primo video animato. Da dove è arrivato lo stimolo creativo e ti è piaciuto?
“Ho avuto l’idea per la storia e per i personaggi mentre ero in tour. Mi sono venuti in mente e non se ne andavano. Quindi ho cercato un team che potesse aiutarmi a metter su il video animato. I Venturia Studios [Bogotá, Colombia] avevano lavorato ad un lyric video per i Green Day che mi era molto piaciuto e ho chiesto loro di aiutarmi a dar vita a questa mia idea. Considerando i tempi così ristretti ed un budget limitato, credo sia venuto molto bene.”
Hai passato molto tempo in viaggio quest’anno e hai fatto ritorno i diversi posti, in particolare l’Asia, in cui non suonavi da un po’. Quale di questi luoghi si è distinto per il suo essere particolarmente interessante, divertente o unico?
“In generale, uno dei miei obiettivi per il tour di Post Traumatic era quello di rendere speciale ogni concerto. Volevo cambiare drasticamente la setlist da uno spettacolo all’altro, accettare le richieste dei fan e improvvisare qualche canzone, praticamente relazionarmi alle sensazioni che il pubblico mi dava ogni sera. Detto questo, non credo di avere uno spettacolo preferito. Tutti gli spettacoli sono stati così straordinari e non so nemmeno cosa sia successo o come sia successo. Penso che ci siamo tutti lasciati trasportare.”
Hai anche pubblicato una nuova canzone, Fine, scritta per la colonna sonora di un film russo, The Blackout. Come sei stato coinvolto ed il processo di scrittura è stato diverso dal tuo metodo usuale?
“Quando i produttori mi hanno chiesto di scrivere una canzone per il film ero un po’ scettico. Ad essere onesti, scrivere una canzone per un film russo decisamente non era nella mia agenda (ride)! Ma appena ho visto il montaggio provvisorio del film, volevo davvero essere coinvolto. Subito dopo ho scritto la canzone in un paio di giorni e abbiamo lavorato insieme al concept per il video. Volevo proprio fare la parte del cattivo. È stato un buon abbinamento con la canzone.”
Al di là della musica, a marzo hai avuto l’occasione di essere l’editore di Kerrang! per una settimana, e hai riempito la rivista con cose che ti sono d’ispirazione. Addirittura Boris è stato coinvolto per risolvere i problemi dei lettori, il che probabilmente sembrava una buona idea, perlomeno allora. Come è stata per te quell’esperienza?
“Non ero mai stato l’editor di una rivista prima di allora e devo dire che è stato più difficile di quanto pensassi! Soprattutto per il coinvolgimento di Boris. È proprio una diva.”
Quale lezione del 2019 porterai con te nel nuovo anno?
“Sento di aver rivalutato e sperimentato con l’improvvisazione e la spontaneità. Ho passato molto anni in una band la cui struttura è molto rigida, in parte perché ha un’identità molto grande ed in parte perché devi essere organizzato per mantenere in movimento un treno così grande. Ma con la mia roba da solista, tutto era molto più piccolo e malleabile. Penso di aver imparato tanto semplicemente cavalcando l’onda.”
È stato facile quest’anno rimanere appesantiti dalla negatività, ma cosa hai visto nel 2019 che ti fa ben sperare per il mondo per il prossimo anno?
“Non so se il mondo stia effettivamente peggiorando o se siamo noi che siamo super consapevoli delle cose che pensiamo siano negative. Parte di me pensa che, alla nostra età, anche la generazione dei miei genitori si sia sentita allo stesso modo nei confronti del mondo. Ad ogni modo, c’è sempre spazio per la speranza. Ci aiuta ad ambire a fare meglio.”
Hai un messaggio per i tuoi e per i fan dei Linkin Park per il nuovo anno?
“Gli ultimi due anni per me sono stati incentrati sulla gratitudine. Spero che i fan possano condividere questa prospettiva e spirito”.
Per finire, completa la frase: “Il 2019 stato…”
“… un’ispirazione ed un primo passo.”
Fonte: Kerrang!