ET Canada ha intervistato Mike Shinoda riguardo il suo album “Post Traumatic” per scoprire da dove è venuta l’ispirazione.
“E’ iniziato tutto in un posto davvero molto buio…” dice Shinoda, aggiungendo che all’inizio non lasciava mai casa sua perchè si sentiva claustrofobico. “Aver perso uno dei miei più cari amici e collaboratori… mi sentivo veramente perduto”, dice Mike emozionato, dichiarando inoltre che ritrovare la sua voce è stata un’altra battaglia che ha dovuto affrontare.
“La vita era difficile ma la musica era facile”, dice. “Sai, avevamo iniziato a parlare di impegnarci con organizzazioni che si occupano di depressione”.
Nonostante Mike dica che non ha mai sofferto personalmente di disturbi come la depressione, ha sottolineato l’importanza di “prendere le cose che ho imparato e condividerle con le persone”.
Riguardo la sanità mentale ha ribadito di aver imparato che tutti dovremmo trattarla come un problema di salute fisica. “A volte devi soltanto essere triste”, spiega Mike. “E devi solo aspettare che la tristezza vada via. Giusto? Ho trascorso giorni terribili. E adesso passo giorni meno brutti. E prima o poi troverò una nuova normalità”.
Mike dice inoltre che era un pochino in apprensione pensando di dover incontrare grandi gruppi di fans, perché sapeva che molti di loro si sarebbero commossi vista la perdita del suo amico Chester. Finché non ha realizzato quanto fosse catartico per lui vivere questi incontri. “Ero un pochino preoccupato all’idea di incontrare grossi gruppi di fans, perché sapevo che molti di loro avrebbero pianto dicendo ‘Mi dispiace’ e chiedendomi ‘Perché? Cos’è successo?’ e avevo paura finché non l’ho fatto”.
Sull’opportunità o meno che si esibisca cantando tutte le canzoni dell’album, Mike dice “Incomincerò provandoci. Affronterò la cosa di petto e vediamo cosa succede”.
Mike parla inoltre di Dave Grohl che, come lui, nel 1994 dovette affrontare la morte per suicidio del suo compagno di band Kurt Cobain e che successivamente continuò la sua carriera musicale con i Foo Fighters.
“Ci sono state diverse conversazioni riguardo persone che hanno seguito un percorso dopo la tragedia, dopo aver perso qualcuno che era una parte importantissima del loro gruppo, questo include Dave Grohl, gli AC/DC. Ma ci sono un sacco di esempi. Persone diverse hanno reagito in modi diversi. Un paio di settimane dopo che Chester se n’è andato, credo fosse una settimana e mezzo probabilmente, sono tornato in contatto con Rick Rubin, ci siamo visti da lui e abbiamo parlato.
L’ho aggiornato riguardo alcune cose e lui mi ha fatto molte domande, e io gli ho chiesto quali percorsi differenti avrei potuto intraprendere. Non eravamo d’accordo su tutto, come generalmente avviene tra me e Rick. Ad un certo punto ho dovuto fermarmi tipo ‘Oddio, è Rick Rubin, è il migliore’. Ho cominciato a realizzare che non ha ragione su tutto per me, lui ha ragione su tutto per lui. Ma è un mentore, un genio musicale.
Non penso che ci sia un giusto schema per quello che sto facendo. Ci sono alcune cose che sono analoghe, ho guardato alcune di queste cose da lontano e mi è piaciuto molto vederle, ma riguardo ciò che sto facendo non so dove mi porterà.
Non c’è una strada che posso guardare e decidere di andare, ‘Oh, andiamo e basta’. E’ un mistero che sono elettrizzato di portare avanti per vedere dove mi porterà e se dovessi tornare indietro e fare le cose una seconda volta, non importa”.
Fonte: ET Canada