Il 1° gennaio 2015, Chester Bennington ha preso parte ad una conferenza telefonica assieme a Tim McIlrath (Rise Against) ed Austin Carlile (Of Mice & Man).
La conferenza avrebbe dovuto lanciare il tour statunitense, poi annullato a causa dell’infortunio di Chester. si è parlato di moltissime cose, come la lavorazione dell’album, dettagli sul progetto di autogestione della band, iniziative di beneficenza e molto altro ancora.
Ecco la traduzione della conferenza:
D: Ti sei esibito nella MBA Arena qui ad Indianapolis quando hai debuttato con i Linkin Park nel 2001 per il Family Values Tour. Mi chiedevo, anzi vorrei chiederti: che pensieri hai riguardo a quel periodo e alla longevità della band?
Chester Bennington: Sì, giusto. Abbiamo suonato qui. Era con gli Stone Temple Pilots e gli Staind, non è vero? Penso di sì. Bella domanda. Riguardo alla longevità della band, beh, è buffo … penso che per la prima volta dall’inizio della nostra carriera io mi stia rendendo conto che non siamo così diversi da come eravamo allora … sento una sorta di nostalgia, ed è molto bello che questa sensazione sia durata sino ad oggi. Abbiamo realizzato il nostro sesto album e ci stiamo preparando a lavorare sul settimo. Allo stesso tempo però, sembra che abbiamo appena iniziato. Insomma, siamo ancora giovani e abbiamo ancora un sacco di idee, tante cose che ci ispirano; continuiamo ad incontrare persone bellissime a fare dei tour con band che amano la musica. Attualmente c’é una sorta di fratellanza nella comunità rock: i gruppi hanno una folta schiera di fan, ma devono rimanere uniti, in modo da promuovere la musica live. Sono contento che sia venuta meno la natura competitiva degli anni ’80/’90; ora è solo questione di fare musica, divertirsi, e realizzare dischi e show di qualità. Penso che sia questo che fa durare una band, che le fa raggiungere il successo. Quando una rock band raggiunge il primo posto in classifica, se tu guardi alle probabilità che ha di scontrarsi degli artisti pop, ti accorgerai che il suo primo posto è davvero straordinario. Penso che ci sia una forte comunità rock là fuori e una grande richiesta di rock band; sta alle band e hai fan unirsi per generare bei momenti.
D: La mia domanda è per Chester. Riguardo a The Hunting Party, leggevo che nel processo di registrazione c’é stata una maggior improvvisazione per quanto riguarda la scrittura delle canzoni ed il lavoro in studio. Sono curioso: cosa vi ha spinto ad utilizzare questo approccio?
Chester Bennington: Quando stavamo scrivendo i primi demo per il disco, lo stile delle canzoni era molto pop-heavy. Avevamo appena realizzato il brano con Aoki, stavamo imparando a produrre brani di quel genere e ce la cavavamo bene. Un giorno ero in studio con Mike: avevamo già cinque canzoni pronte e stavamo facendo progressi anche con le altre. Ad un certo punto Mike mi ha guardato e mi ha detto: ‘ Hey, non voglio fare questo. Non voglio suonare queste canzoni. Le odio ‘. Ed io: ‘ Ok, va bene’.
Sai… il mio approccio creativo è questo: non mi fisso su una determinata cosa. Se possiamo fare qualcosa di meglio, facciamolo. Così ho detto: ‘ Bene, che facciamo?’. E Mike: ‘ Voglio fare qualcosa come questo… ‘ e ha iniziato a suonare ciò che poi sarebbe diventato Guilty All the Same. Il ragazzo punk-rock che c’era in me si è risvegliato e ha detto: ‘ Voglio fare questo tutto il giorno, tutti i giorni ‘. Così la direzione dell’album è cambiata, passando da pop-heavy a rock-heavy.
D: Ciao. Questa è per Chester. Hai collaborato con molte persone nel corso della tua carriera. Riguardo a The Hunting Party, in cui hai collaborato con Page Hamilton ed altri: come hai deciso che erano loro le persone giuste per suonare nell’album? Cosa ti ha fatto pensare a loro?
Chester Bennington: Dal mio punto di vista, è stato tutto un po’ allucinante. Si potrebbe chiedere a Mike, e sono abbastanza sicuro che la sua prospettiva sarebbe diversa. Io vi racconto come è andata dalla mia prospettiva. Ero in studio con Mike e stavamo parlando di Guilty All the Same, più precisamente del la sezione in cui è Rakim rappava. Dicevo a Mike: ‘ Hai bisogno di rap. Hai qualche idea? ‘. E lui ‘ Sì, ci sto lavorando ‘. Era come se Mike stesse dicendo: ‘ So che qui ci vuole del rap, ma non so se posso essere io il cantante. La voce che sento più adatta è quella di Rakim ‘. Uno dei nostri ingegneri, Ethan, ci ha detto: ‘ Hey ragazzi, conosco qualcuno nel campo di Rakim. Volete che lo contatti per vedere se potrebbe essere interessato? Magari potrebbe sentire la traccia e fare qualcosa … ‘. E’ stato tutto abbastanza casuale. Non è stato come lavorare con una persona che conoscevamo da anni e di cui sapevamo già tutto.
Un mese più tardi, c’era Rakim nel nostro studio. E ‘stato pazzesco. Riguardo alla traccia con Page, ci abbiamo lavorato un po’ sopra, ma poi la canzone è venuta da sé in termini di versi e di melodia. Eravamo alle prese con il coro. Ad un certo punto ho sentito Mike cantare la sua parte vocale, e io gli ho detto: ‘ Hey , questo coro spacca. E’ incredibile quanto ci veda sopra Page degli Helmet ‘. E Mike: ‘ Si, stavo pensando la stessa cosa. E’ un male? ‘. ‘ No, non è un male ‘, gli ho risposto, ‘ è una gran bella cosa ‘. Mike conosceva qualcuno che era in contatto con Page, o era incappato in Page in qualche modo. Così abbiamo pensato: se il pezzo suona come un brano degli Helmet, perché non andare direttamente alla fonte di ispirazione?. Page ci ha raggiunti ed ha trovato interessante l’dea di collaborare con noi: ha aggiunto delle parti vocali e dei riff di chitarra, dando alla traccia quello di cui aveva bisogno. E ‘stata la stessa cosa con Daron. Eravamo in cerca di ispirazione e ci siamo messi a parlare delle band che ci avevano ispirato o cui cui ci sarebbe piaciuto lavorare. Ci è venuto in mente il nome Daron, e abbiamo pensato che sarebbe stato bello passare un paio di giorni in studio con lui per vedere cosa veniva fuori… Ed è nata Rebellion. E’ stato tutto molto spontaneo.
D: Ciao. Questa domanda è per Chester. Mi riferisco alla news di circa un mese fa secondo la quale vi stavate separando dalla società che gestiva la vostra musica per poi passare all’autogestione. Sembra come se si tracci un marchio di successo per quelle band che riescono a tagliare fuori qualche intermediario e raggiungere questo tipo di indipendenza. Mi stavo chiedendo se potessi parlarci di questa decisione che vi ha spinto a farlo? E correggetemi se sbaglio, ma sembra che al posto di andare in qualche altra compagnia, in questo momento non sete i dipendenti; siete i datori di lavoro ora, giusto?
Chester Bennington: Beh, penso che sia importante per chiunque essere chiari che tutti i manager sono datori di lavoro della band, e penso che a volte bisognare fare chiarezza. Non nel nostro caso. Attualmente abbiamo molto rispetto per Michael Green e la compagnia The Collective ma penso che siamo in un punto in cui ragiono specialmente in termini di Linkin Park – siamo in un momento speciale. Voglio dire, ci siamo sempre gestiti da soli. Questa era una delle ragioni del perché abbiamo fatto in un primo momento il cambiamento dal lavorare con Rob McDermott per poi passare a The Collective, non volevamo perderci troppo tempo, volevamo qualcuno che lo facesse per noi ma abbiamo capito che eravamo i migliori quando facevamo le cose da soli e ci sentiamo come se fossimo in un posto dove possiamo sapere in partenza ciò di cui abbiamo bisogno, e possiamo funzionare in un modo che possa supportare una squadra di persone che possono fare ciò di cui abbiamo bisogno sotto la supervisione della band e alcune e di alcuni capi fuori dal nostro business.
E’ strano parlare di tutto ciò perché io sono un ragazzo di Phoenix a cui piace suonare musica per vivere. Questo è ciò che faccio da quando ho lasciato la scuola. Quando parlo con i miei figli dei loro progetti di vita, dico, “Non guardare tuo padre pensando che farai ciò che ha fatto lui, non fatelo per favore”. E’ come se avessi vinto la lotteria e il fatto che io sia in una band che funzioni quasi come un’azienda grazie al suo impatto è sempre molto strano per me. Voglio dire, sono seduto in una casa di legno guardando l’oceano dopo essere partito da Los Angeles. Cioè, non è il mondo reale. Quindi, ogni giorno è un dono. Attualmente siamo capaci di funzionare in un modo tale che possiamo gestire i nostri affari nel modo che vogliamo e, come hai detto tu, tagliare fuori un sacco di intermediari così che possiamo crescere nel modo che vogliamo e quindi possiamo raggiungere un certo successo e anche mostrare ad altre band che è possibile prendere in mano la propria carriera, che comunque alla base è ciò che vogliamo. Voglio dire, siamo quelli che creano un’arte che le persone comprano e siamo in una industria che per fortuna sta collassando proprio perché è un’industria piena di criminali e persone che stanno dietro alla gestione di questi affari e credo che sia ottimo per la band aver lasciato l’industria musicale ed è il momento per gli affaristi intelligenti con un anima di venire a fare affari con noi.
Perciò, è un bel momento per le band per riprendersi in mano il potere che hanno e lavorare con buone e brave persone che vogliono fare musica e arte e portare insieme queste persone per un qualche buon motivo piuttosto che fare soltanto soldi e sfruttare gli artisti il più a lungo possibile. Come ha detto Tim, facciamo musica e riuniamo persone e tutto ciò è possibile grazie alla musica e a quello che succede quando stai suonando e a come ti relazioni con i tuoi fan. Questo è ciò che fanno le band. E il fatto che facciamo questo a un livello dove puoi prendere realmente il controllo dei tuoi affari è fantastico.
D: La prossima è per Chester, ma se Tim vuole provare a rispondere, può farlo! Qualcuno di voi prima ha detto qualcosa che mi ha fatto pensare a quando siete stati in tour per diverso tempo nel 2001, siete stati in viaggio 300 giorni su 365, se ricordo correttamente.
Chester Bennington: credo che fossimo stati in viaggio per 321 giorni su 365 se ricordo bene.
D: Sì, giusto. Tornando indietro, com’è stato rimanere in viaggio per così tanto tempo? E ora che in un certo senso avete raggiunto maggior successo, pensate che rimarreste in un tour per così tanto tempo, visto che ora non dovete provare nulla a voi stessi?
Chester Bennington: Sai, è divertente, ma guardo indietro al ragazzo che stava girando il mondo nei sui 23 anni in cui non aveva danni e poteva bere o fumare e rimanere in piedi per tutta la notte a cantare senza lamentarsi mai. Facevo circa 20 minuti e forse mezzora massimo. Non penso che avessimo avuto delle date in cui suonare per 30 minuti. E ricordo che facevamo cinque concerti, a volte sei, in una settimana per l’intero anno che è esattamente quello che abbiamo fatto. Ricordo di essere diventato un “bellimbusto”, quando dovevamo fare un concerto da 45 minuti, dicevo “non so se riuscirò a farcela”, capisci? Poi abbiamo avuto un ora, e allora “non so come questi ragazzi possano farlo per due ore ogni notte! Posso a mala pena fare un concerto da 45 minuti e ora dobbiamo farne uno da un ora. E’ da pazzi. Non so come canterò”. Ora è divertente perché in una notte canto più di quanto io non abbia mai fatto in una intera settimana di quell’anno.
E sì, sembrava che tutto quel viaggiare facesse schifo e che non avrei mai fatto qualche soldo. Faceva schifo, ma era davvero divertente ed era sbagliato. Ogni concerto che facevamo era la cosa più importante nella mia vita e ogni notte, ogni persona con cui abbiamo suonato e che non ci aveva mai sentito prima mi faceva intraprendere una missione personale in cui volevo convertire chiunque e farlo diventare un fan dei Linkin Park e con ogni band che suonava dopo di noi, volevo andare da loro e dirgli “Fottiti. Non voglio continuare. Non voglio salire sul palco dopo questi ragazzi”. Ed era il nostro obiettivo. Il nostro obiettivo era conquistare ovunque fossimo andati con la nostra musica, e ricordo anche che la persona più aggressiva che incontravamo era abbastanza attiva nell’insultarci durante il concerto. E dopo lo spettacolo, mi confrontavo con quella persona la fuori dicendo “Perché ci stai facendo questo? Non puoi semplicemente non ascoltarci? Perché devi disprezzarci così tanto da distrarre chiunque altro voglia prestare attenzione a ciò che stavamo facendo in modo da potersi fare una propria opinione? Perché stai forzando la tua opinione sopra tutto là fuori?”. E nel momento in cui finivo con lui andava a cantare con il Fan Club dei Linkin Park diventando un membro attivo del Street Team, ed erano momenti divertenti.
Eravamo là fuori a conquistare il mondo e penso che in un certo senso ci siamo riusciti, andiamo ancora là fuori ogni notte pensando, “dobbiamo guadagnarci il posto in cui siamo”. Una volta che l’ottieni, non ci rimani per sempre e quando hai avuto successo, non continuerà a venirti in contro. Devi continuare a fare album come se fossero il tuo primo album e fare spettacolo come se ognuno di essi avesse importanza e ogni fan che incontri necessita di avere il momento più incredibile della sua vita. E devi essere disposto ad essere in quella forma ogni giorno. Ed è un onore e un piacere poter essere in grado di fare tutto ciò.
D: La mia domanda è per Chester. Mi stavo chiedendo, cosa ha ispirato la vostra fondazione Music for Relief?
Chester Bennington: Beh, alcune cose davvero belle nascono da cose veramente orribili. L’esistenza di Music for Relief è scaturita dai terremoti che hanno causato lo tsunami nell’Oceano Indiano nel 2004. Eravamo appena tornati dal tour nel Sud-Est asiatico, il terremoto e lo tsunami hanno distrutto decine di migliaia di chilometri di coste e migliaia di persone sono morte ed è stato un’orribile, orribile tragedia. E abbiamo sentito il bisogno di fare qualcosa.
Volevamo fare qualcosa per le comunità dei luoghi in cui eravamo appena stati. E così, abbiamo messo mano ai nostri soldi insieme e fondato un’organizzazione chiamata Music for Relief. Abbiamo parlato al telefono il giorno dopo con un gruppo di nostri partner in affari ed è nata Music for Relief. Così abbiamo continuato a fornire aiuti per le catastrofi naturali in tutto il mondo e abbiamo creato un “luogo” dove le persone sapevano di donare il 100% del denaro alla causa per cui avevano specificamente donato. Abbiamo voluto coinvolgere il resto della comunità musicale, dalle band ai dirigenti, ai produttori, ai fan. Lo facciamo da allora e abbiamo aiutato un sacco di gente e fatto cose incredibili, abbiamo collaborato con l’ONU su alcune iniziative davvero importanti, come Power The World, e abbiamo molto altro in programma. Quindi, per favore, incoraggiate chi vi segue ad andare su musicforrelief.org e scoprire tutti i modi in cui possono donare il loro tempo, denaro, o semplicemente parlare di quello che sta accadendo nel mondo e fare qualcosa per aiutare chi ha bisogno.
D: Così, voi siete attivi dal 1996. Come si è evoluta la vostra musica in questi 18 anni? E come si è evoluta la fondazione, in parallelo?
Chester Bennington: Non ne ho idea. Voglio dire, è come se i Linkin Park fossero una nuova band ogni volta che facciamo uscire un disco, sai? Credo che, con l’eccezione di Hybrid Theory e Meteora, ogni altro album suona diverso. E questa è una cosa davvero bella. E’ così liberatorio poter dire “Oggi voglio scrivere una canzone R&B ” o “Voglio scrivere una canzone pop ” o “Voglio scrivere una canzone death metal “… Voglio dire, possiamo fare quello che vogliamo. E’ davvero divertente. E dopo che abbiamo sperimentato, troviamo sempre il modo per portare quello che abbiamo fatto nel mondo di ciò che sono i Linkin Park e farlo suonare come una canzone dei Linkin Park.
D: Così, detto questo, quando andate in tour, vi sentite in qualche modo sotto pressione per dover dare ai fan quello che si aspettano dal vostro show? O vi sforzate di andare in una nuova direzione?
Chester Bennington: Io personalmente mi sforzo di salire sul palco e fare quello che piace ai fan, tipo “Voglio cantare più forte, voglio correre di più, voglio sudare di più, voglio essere la persona più stanca quando abbiamo finito.” Questo è quello che voglio ogni volta ed è lo scopo della mia vita. Ho letteralmente impiegato ogni momento di ogni giorno a fare una delle due cose: stare con i miei figli o prepararmi per un concerto. Ed tutto quello che mi interessa. Voglio dare il massimo ogni singola volta. E se io non posso farlo, ho fallito. Spero di aver risposto alla tua domanda.
Traduzione di: La Dame, Erika e Michael
Fonte: altwire.net