“Se non fosse per la musica sarei morto”, nuova intervista a Chester

RockSound.tv ha rilasciato una interessante intervista a Chester riguardante il nuovo album One More Light ed il loro approccio alla creazione del disco.

HANNO INIZIATO A SCRIVERE MUSICA POP ANCORA PRIMA DI THE HUNTING PARTY

Chester: Abbiamo iniziato a scrivere musica pop prima che realizzassimo The Hunting Party. Mike una volta mi disse: “Hey, se ti dicessi: facciamo una collaborazione con Katy Perry o Kelly Clarkson?” ed io risposi “Certo che si! Adoro la musica pop attuale.” Questo fu un test per vedere se io fossi più per una risposta tipo “assolutamente no, mi viene solo voglia di vomitare” o se per caso ero aperto a questa idea, e io sono molto aperto a tutto.

UN SACCO DI COSE SONO SUCCESSE TRA THE HUNTING PARTY E ONE MORE LIGHT

Chester: Durante il 2015 e 2016, oltre alla riabilitazione della mia gamba (nel gennaio 2015 la band annullò tre date del loro The Hunting Party North American Tour per un problema alla gamba di Chester), molte cose sono successe nella mia vita personale. Ho speso molto tempo in questi due anni a cercare di tenere insieme il mio mondo, e anche tutti gli altri hanno dovuto affrontare molta m*rda nella loro vita privata.

La band ha avuto alcuni problemi, non interni ovviamente. Tutti noi abbiamo dovuto affrontare molte difficoltà, prima di poter tornare a suonare ai concerti e produrre di nuovo. Abbiamo dovuto decidere che cosa volevamo fare.. “Dove siamo arrivati nella nostra vita?” era come “proviamo qualcosa di diverso artisticamente. Lavoriamo con alcuni compositori e inseriamoli nell’album“. Questo non era mai successo prima.

HANNO SCRITTO IN MANIERA DIVERSA QUESTA VOLTA

Chester: Abbiamo iniziato tutte le nostre riunioni parlando della nostra vita e di cosa stavamo affrontando personalmente. Inoltre abbiamo deciso di seguire il suggerimento di Rick Rubin, ossia iniziare a scrivere testi e melodie, per poi realizzarci sopra la traccia. La combinazione di questi due aspetti, ossia iniziare prima a scrivere i testi e le melodie e le nostre conversazioni sulla vita, ha caratterizzato l’album. C’è un sacco di roba pesante. Davvero tanta m*rda intensa, la stessa che stavamo affrontando. E allo stesso tempo eravamo in cerca della nostra musa ispiratrice. Mike si è preso carico di scrivere tutto ciò di cui stavamo parlando, come amici su un pezzo di carta, ed è stato pazzesco.

STANNO PRENDENDO DEI RISCHI.. MA LI HANNO SEMPRE PRESI IN REALTÀ

Chester: Abbiamo iniziato a prendere dei rischi già da Minutes To Midnight. Se le canzoni sono buone, allora è questo che importa. Ci sentivamo come se ci stessimo spingendo creativamente. Se scriviamo una manciata di canzoni pop che fanno schifo, allora la strada presa è quella sbagliata. Se scriviamo una manciata di canzoni metal che fanno schifo, anche in questo caso la strada è quella sbagliata.

Non importa lo stile con cui scriviamo, se ci mettiamo il cuore e l’anima. Affrontiamo tutto ciò che accadrà da quel punto in poi, anche a costo di scioccare le persone, noi in primis. Sappiamo che molta gente dirà “Ma che diavolo è questa roba” o addirittura “Cosa è successo alla mia band?“. Penso che per noi la creatività è troppo grande per essere chiusa in una scatola, e noi non siamo un pony da cavalcare. Ci piace giocare con la nostra tavolozza di colori, ed espandere le nostre abilità come compositori e artisti. Ed è quello che abbiamo fatto in questo nuovo album.

CONTINUANO A NON ESSERE NU-METAL

Chester: (in riferimento al loro primo album) Non vogliamo essere legati a un genere. Non è che noi odiamo il nu-metal, ciò che odiamo è essere associati a qualcosa. Se fosse solo hard rock, ci staremmo chiedendo “ma lo avete ascoltato il disco?“. Dovremmo a questo punto essere anche un gruppo hip hop, un gruppo elettronico, un alternative band. Ci sono cosi diverse sfumature, ed è per questo che lo abbiamo chiamato Hybrid Theory.

QUESTO ALBUM È HEAVY

Chester: Un giorno arrivai in studio e dissi agli altri “Volete sapere che ca**o mi è successo oggi?“. Gli raccontai di alcune persone a me molto vicine che avevano cercato di togliersi la vita, e delle conseguenze che ne stavo provando. Le loro vite, da quel momento in poi, avevano preso una strada completamente diversa.

Mi riferisco a quello. E’ pazzesco vedere gente a te cara volersi togliere la vita, allora te lo immagini fare a te stesso, e vai fuori di testa. E’ terribile. C’eravamo dentro, abbiamo iniziato a pensare a come potevamo comportarci in queste situazioni, e da qui inizi a scrivere un testo. Entro la fine della giornata avevamo completato una canzone su cui tutti noi potevamo ritrovarci.

Questo ha permesso di iniziare un esperienza più profonda con questi compositori esterni, i quali non sapevano chi fossimo noi come persone. Parlare di essere vulnerabili, di sbucciarsi la pelle.. Quando ti senti di poter essere te stesso in studio, e lo consideri un posto sicuro, questa è la cosa più importante. Affrontare ogni canzone allo stesso modo di come affrontiamo le nostre cose.. per me è come se avessi trovato il metodo con cui poter fare qualsiasi cosa per far andare bene la mia vita. Rispetto a come ero nel 2015, ora sono cambiato. Odiavo letteralmente la vita, ed ero come “non voglio avere sentimenti. Voglio essere sociopatico. Non voglio fare nulla. Non mi interessa dei sentimenti degli altri. Non voglio provare niente“.

Ora, invece, sono tipo “Forza!“. Odiavo come stavo vivendo nel 2015, mentre amo assolutamente come sono ora. Mi sento come se ci fosse stato un abbattimento di me come essere umano, e ora attraverso il duro lavoro e gli sforzi stessi invece ritornando a stare bene, e a goderne i frutti. Uno degli sforzi più grandi è stato quello di essere onesto, aperto e vero con le persone importanti della mia vita, intendo appunto i ragazzi della band, ed essere riuscito quindi a mettere tutto nella musica.

Liberarsi è la cosa migliore, non tenersi stretto le cose negative. Questo è quello che tratta Heavy. E’ tipo: “Cosa mi sta succedendo? Cosa sto facendo a me stesso? Perchè permetto agli altri di farmi stare male?“. Quel momento dove riesci a separare te stesso dalle circostanze e ti vedi e ti osservi per quello che sei, quello è il primo passo che ti permetterà di uscirne fuori. Ed è proprio da qui che arriva la frase “If i just let go, i’d be set free”.

Quando inizio la canzone cantando “I don’t like my mind right now” è fottutamente vero. Non è un posto sicuro per me a meno che non faccia ciò che è giusto – prendermi cura di me stesso, essere vero, aperto, uscirne fuori, fare tutti i passi che mi rendano completo. Consiglio a tutti di scrivere i propri problemi su un pezzo di carta, uscire fuori e bruciarlo. Poi parlarne con qualcuno.

Sono fortunato abbastanza da essere un membro di un programma di dodici passi (alcolisti anonimi), e stare in una stanza con persone che non si conoscono tra loro ma che cominciano a parlare delle loro vite. Le persone normali non affrontano queste cose nella loro vita, si limitano a portarsi dietro i loro problemi. Essere in una stanza con estranei, e raccontare quello che ti sta succedendo, con qualcuno che magari ti capisce e ti dona anche un abbraccio alla fine, dicendoti “chiamami se hai bisogno”. Qualsiasi gruppo di persone può farlo, ma nessuno attualmente riesce ad aprirsi con le persone per la paura di ciò che la gente può pensare di loro.

Sono in un posto dove non me ne frega nulla di ciò che possono pensare di me. Dì pure quello che vuoi su di me come persona, o come artista, non me ne frega un ca**o. So esattamente chi sono, come sono fatto e sono totalmente felice di questo. Quindi è davvero bello essere in grado di fare quello che faccio, specialmente per una persona come me. Se non fosse per la musica, sarei morto. Al cento per cento.

L’articolo originale lo potete leggere a questo indirizzo.

Fonte Linkin Park Association