Brad è stato intervistato da MusicRadar e ha parlato del processo di creazione di One More Light, dedicando molto spazio sul suo lavoro alla chitarra. Ecco la traduzione dell’intervista:
Ormai siete al settimo album. Come avete approcciato il processo di scrittura questa volta?
È stato davvero divertente, l’abbiamo praticamente creato alla rovescia. Questa volta volevamo scrivere davvero delle canzoni. Durante la nostra carriera la musica ha sempre guidato il viaggio, ma questa volta volevamo scrivere canzoni che avessero qualcosa da dire. Abbiamo anche deciso di essere aperti sul modo di lavorare e abbiamo appreso molto dagli artisti e produttori che hanno lavorato con noi. Considerando tutto questo è stato un album davvero divertente da creare.
Ascoltando “Heavy” sembra che il sound sarà molto diverso da quello di The Hunting Party…
The Hunting Party era guidato dalla ferocia e dal desiderio di prendere una precisa posizione stilistica. Doveva essere aggressivo e basato molto sugli strumenti, soprattutto su chitarra e batteria. Per One More Light invece abbiamo scritto molti brani ancor prima che avessero uno stile o un contesto. Andavamo in studio e parlavamo di quello che avevamo in testa e nei nostri cuori, di quello che volevamo dire ed esprimere. Quasi sempre è partito tutto da conversazioni molto personali. Prima di tutto abbiamo lavorato sui testi, le linee vocali e le melodie. Abbiamo quasi scritto una canzone al giorno, ne avevamo una settantina, tutte molto spoglie. A questo punto se una canzone ci piaceva cercavamo di capire lo stile migliore con cui si sarebbe espressa. Poteva essere una canzone rock pesante, minimalista, country, elettronica o tutto questo insieme. Per me il risultato migliore veniva quando non riusciamo ad abbinare uno stile preciso ad un pezzo, che alla fine aveva uno stile ibrido.
Rispetto a The Hunting Party, che sfida è stata per te registrare questo disco? The Hunting Party aveva molte chitarre, questa volta hai dovuto cercare i punti giusti in cui mettere un po’ di chitarra?
Mi sono sforzato di mettere un sacco di chitarra in questo disco. Ci sono diversi strati sonori e diverse chitarre. Il lavoro chitarristico è complementare a tutti gli altri elementi che abbiamo inserito. Ho notato che il modo in cui una chitarra suona influenza molto il genere di un album e in questo caso volevamo stare lontani dalla definizioni di un genere. Abbiamo cercato di mettere insieme diverse influenze in modi mai provati prima. È stato divertente lavorare alle chitarre in questo modo. Amo i suoni che il mio ingegnere del suono Ethan mi ha aiutato a creare insieme a Mike. Anche se non sentirete i classici suoni proveniente da una chitarra, ce n’è davvero tanta in questo disco e ne sono davvero orgoglioso.
Ti piace sfidare le aspettative dei fan cambiando continuamente stile? Non ti preoccupa il fatto che tanti fan potrebbero sentirsi “alienati” e non seguire la nuova direzione?
Quando abbiamo incontrato Rick Rubin mentre lavoravamo al terzo album, per prima cosa ci ha chiesto che musica stessimo ascoltando. Era una domanda seria e voleva farci capire che siamo artisti e dobbiamo creare musica simile a quella che in un determinato momento ci ispira di più. Molti artisti di successo possono sentirsi intrappolati nel ricreare qualcosa solo per ripagare le attese di qualcun’altro. Altri artisti invece hanno il coraggio di reinventarsi. Rick Rubin ci ha aperto questa strada. Forse la gente si aspettava determinate cose da noi, ma noi cosa ci aspettiamo da noi stessi?
Alcuni fan dal titolo “Heavy” si aspettavano una canzone pesante…
Lo capisco, è quasi scioccante il modo in cui Heavy è sorprendente. Per noi però è molto diverso, abbiamo lavorato a questi brani da novembre 2015 a febbraio 2017, abbiamo vissuto con loro. Qualsiasi cosa facciamo la nostra musica ci è sempre familiare, ma per i fan è sempre diversa. Non vedo l’ora che tutti possano ascoltare il resto del disco.
Hai coprodotto l’album. Vivendo così a lungo con queste canzoni, sei stato preso completamente dal processo?
Ero completamente immerso. Ci sono stati periodo in cui ero in studio tutti i giorni per 10-12 ore al giorno. Quando abbiamo iniziato a fare musica lo facevamo perché ci piaceva e perché voleva creare qualcosa che ci piacesse ma che nessuno avesse ancora fatto. Questa è ancora la ragione per cui facciamo quello che facciamo. Anche quando tornavo a casa dallo studio ascoltavo quelle canzoni, sono davvero quello che voglio ascoltare.
Il nuovo stile musicale ha portato grandi cambiamenti per quanto riguarda la strumentazione?
Ho usato della strumentazione vintage, molte Stratocaster, qualche vecchia Telecaster. Ho usato molto anche una Jazzmaster. Ethan colleziona un sacco di ottimi strumenti e ne prendo sempre un po’! Mi lascia usare la sua migliore Stratocaster, è decisamente generoso. Ha anche questa chitarra acustica che è fantastica. Non si neanche come è fatta ma la amo e ci ho scritto tutte le canzoni. Eg White [un produttore, ndr] ha lavorato con noi per una settimana e si è innamorato di quella chitarra. È andato a comprarne una uguale ma poi ha scoperto che non suonava per nulla come quella di Ethan! Ha pure provato a modificarla in modi strani, ma comunque non ci è riuscito. Questo per farvi capire quanto sia speciale quella chitarra. Per quando riguarda i suoni, li abbiamo creati su misura per ogni canzone. È stato un processo molto interessante.
Ci sono dei punti in cui credi che il cambiamento di tatto musicale completi il tuo lavoro alla chitarra?
Amo il lavoro acustico su “Sharp Edges” e anche i diversi strati sonori di “Invisible”. In “Sorry for Now” c’è un modo di suonare la chitarra che mi è sembrato molto strano per i nostro standard. Questo è quello che adorato, abbiamo fatto cose molto diverse da quelle che facevamo di solito.
Che ne pensate delle parole di Brad?
Fonte: MusicRadar