Prima di iniziare questa recensione devo avvisarvi: mi ritengo un “poptimist”, cioè di non avere pregiudizi contro questo genere musicale e di essere anzi consapevole che molti fan al contrario leggeranno l’articolo e si approcceranno al nuovo album con un pregiudizio e “rockism” già formato a causa dell’orientamento pop del disco, soprattutto in confronto con il precedente The Hunting Party.
Per “rockism” [che in italiano potremmo tradurre con “Rock-ismo”, ndr] si intende un fenomeno (evidenziato dal musicista inglese Pete Wylie nel 1981) per cui i fan della sempre più influente musica rock considerano a confronto quella “pop” di livello inferiore, meno impegnativa o più facile da realizzare.
Questo non solo è un punto di vista disdicevole da avere ma anche, in assenza di parole migliori: una totale stupidaggine. Tristemente è anche un punto di vista che credo tantissimi fan abbiano avuto nell’approcciarsi al primo singolo Heavy, con tutta la vergogna che ne deriva.
Perché perdersi quest’ultimo One More Light sarebbe negarsi la possibilità di ascoltare alcune tra i migliori brani registrati fino ad ora dalla band.
C’è qualcosa di abbastanza rischioso ed azzardato nell’uscire con qualcosa di totalmente pop in questa fase della loro carriera, specialmente dopo l’album più pesante mai pubblicato, The Hunting Party. Conosciuti principalmente come un gruppo “alternative” non c’è segreto che una percentuale dei 60 e oltre milioni di fan su Facebook della band preferiscano che i Linkin Park stiano più lontani possibile dalla musica pop. La band ha influenze pop fin da In the End ed è sempre stata influenzata da tanti critici metal come “troppo pop per essere metal” e mentre questi confronti potrebbero aver influenzato la band in passato, One More Light mostra che i Linkin Park stanno giocando in maniera confidenziale con le loro influenze pop in uno dei più estranei seppur rischiosi album fino ad ora da loro mai rilasciati.
La natura “estranea” di quest’album diviene subito chiara su tracce come la Owl City-esca “Sorry for Now“, che mostra un eccezionale Shinoda alla voce principale. In un momento più spensierato dell’album, Mike offre una sorta di scusa a suo figlio, che non può capire perché suo padre è sempre via in tour. In versi come “Pensandoti di nuovo a terra, con il fuoco testardo che brucia nei tuoi occhi, posso solo scusarmi a metà“… spiega che non sono vecchi abbastanza da capire che questo è “il lavoro di papà” e che un giorno capiranno il suo sacrificio, mentre continua a dire “sotto il fuoco dei tuoi occhi arrabbiati, non avrei mai voluto dirti arrivederci…“. Già una prominente traccia di One More Light, “Sorry for Now” continua le sorprese concludendo con un bridge cantato/rappato da Chester, offrendo una versione da realtà alternativa in cui Shinoda canta e Chester si occupa del rap.
Il tema del dispiacere e del ricordo continua in quella che forse potrebbe essere la traccia più strana dell’album, “Halfway Right” che suona come uno show di Brodway R&B a tinte trap, sia musicalmente che vocalmente. Messo su come una conversazione tra il Chester di mezza età e il se stesso teenager, contempla in modo triste il suo essere stato così sconsiderato con la sua vita.
In versi come “Dimmi ragazzo, stai andando troppo veloce. Hai bruciato in modo troppo radioso, lo sai che non durerai…” Chester finalmente fa pace con i suoi demoni di tanto tempo fa. I temi principali continuano anche nella sorprendente Mumford and Sons-esca “Sharp Edges“, che escludendo il feeling country può essere paragonata alla hit del 2007 Bleed it Out. Procedendo lentamente in uno strumentale da accompagnare col battito delle mani, fino ad arrivare ad uno spettacolo di musica folk da cortile posteriore, Chester canta riguardo le lezioni che sua madre ha sempre provato ad insegnargli “I bordi affilati hanno delle conseguenze. Io, credo che avevo bisogno di capirlo da solo…“. Per via della sua natura imprevedibile, questa è una delle mie tracce preferite tra tutte quelle mai scritte dai Linkin Park, nonostante la durata estremamente ridotta.
E forse questa traccia è tra tutte la più “stonata” ed inattesa se confrontata con la traccia che la precede, la triste, lenta e dilaniante “One More Light“. Procedendo attraverso l’album, ho letto nelle varie interviste di come la title track affrontasse dello scoprire che un caro amico era scomparso dopo aver combattuto il cancro. Avendo perso mio padre lo scorso anno in modo inaspettato d’infarto, niente mi aveva preparato al colpo violento presentato in questa traccia. Mio padre lasciava sempre il suo cappello sulla sedia e la notte prima della sua morte lo aveva lasciato proprio li per quella che sarebbe stata l’ultima volta. Un anno dopo sia la sedia che il cappello sono ancora là. Con testi come “Nella cucina, un’altra sedia di cui hai bisogno“, questa canzone colpisce sicuramente una corda di chiunque abbia perso qualcuno di importante ed amato.
Nessun errore: quest’album è veramente e totalmente “Linkin Pop” e la confidenza mostrata in questo disco dimostra che al gruppo non importa nulla se sei un sostenitore del rock. Questo è un album per i sostenitori del pop di tutto il globo. Ed ascoltando il disco potresti diventarlo tu stesso.
Eppure guardare all’album semplicemente come un “disco pop” vorrebbe dire ignorare il viaggio personale che la band ha intrapreso nello scrivere e nel creare “One More Light”.
Ci sono delle tracce in questo album, che sono tra le loro più personali, ed anche tra le loro più rischiose. Dopotutto, quale rischio più grande del realizzare un disco pop dopo 20 anni di pregevole musica rock? Se c’è qualcosa che questo disco dimostra, è che la band può eccellere in qualsiasi genere si trovi a suo agio. I rischi dimostrati in “One More Light” sono deliberati, coraggiosi e strani, tanto quanto può essere strano dire che si tratta di un disco dei Linkin Park? Divertente. Ci sono sicuramente anche dei momenti tristi in questo disco, ma la cosa più eccitante di sempre è l’ottimismo dimostrato in molte di queste canzoni. Mentre i Linkin Park non sono estranei al dramma in molti dei loro testi, questo disco ci mostra una band risoluta nei loro 40 anni, che guarda al futuro e si approccia ai rimpianti ed al dolore con la maturità della mezza età.
“One More Light” sembra essere un nuovo capitolo, o forse un nuovo libro nell’universo dei Linkin Park. Sicuramente, ci saranno molte persone che non saranno d’accordo con questa opinione. Ci saranno persone che detesteranno questo album ed altre che lo considereranno uno dei migliori della band. Ma forse è proprio questo ciò che rende i rischi come questo così eccitanti, la paura di una parte sconosciuta dei Linkin Park.
Fonte AltWire