Poco prima dello show ad Oberhausen (Germania), la corrispondente di AltWire (Melissa) è riuscita a strappare a Mike una decina di minuti.
Tanti gli argomenti trattati: la caduta del Muro di Berlino, l’esibizione al Saturn store, l’imminente tour americano, ma anche alcune note dolenti riguardanti il rapporto con i fan (possibilità di votare la scaletta e Meet & Greet a pagamento). Ecco il resoconto dettagliato.
L’intervista parte in sordina: guidato dalle domande di Melissa, Mika ricorda il 9 novembre 1989, giorno della caduta del Muro di Berlino. Riemerge la figura di un Mike bambino, disorientato da immagini televisive caotiche il cui ricordo fatica a ritornare alla memoria.
Si passa poi alla Berlino dei tempi odierni. Sono in molti a chiedersi come mai la città sia così di frequente toccata dai Linkin Park. È lo stesso Mike a spiegarcelo: Berlino è sempre stata una città speciale per il gruppo, così speciale da diventare una sorta di seconda casa, un luogo confortevole dove tornare, e da cui tornare sentendosi ancor di più a proprio agio, in un circolo senza fine.
L’intervista prosegue con un rapido commento sul concerto al Saturn store. Sollecitato da Melissa, Mike riepiloga brevemente l’evento (già trattato da noi in questo articolo), sottolineando la difficoltà nell’incastrarlo tra una data e l’altra del tour. Si sofferma poi sulla bravura dello staff tecnico, che ha spostato i blocchi del muro da una parte all’altra della Germania creando uno spazio di lavoro adatto alla performance.
L’attenzione si sposta poi sul tour americano. La prima domanda riguarda i gruppi spalla: i Rise Against, che si esibiranno con i Linkin Park per la prima volta, ed i Of Mice & Men, già colonna portante del tour europeo. Perché proprio loro? Semplice, perché il loro stile rock è perfettamente in linea con il sound energico del The Hunting Party Tour.
Veniamo ora ai punti salienti, quelli che hanno suscitato maggiore dibattito sui forum.
Proseguendo nell’intervista, Mike ha dichiarato che il tour avrà una particolarità: quella di toccare città in cui i Linkin Park non suonano da tempo, o dove non hanno mai suonato. La scelta andrà a discapito della setlist: verrà aggiunta almeno una nuova canzone, ma non ci saranno grandi stravolgimenti, sia per via di quanto detto sopra, sia per via del breve lasso di tempo che separa l’inizio del tour americano dalla fine di quello europeo, tempo che il gruppo vorrebbe dedicare alle vacanze ed alle famiglie.
La decisione di “saltare” alcune grandi metropoli (Los Angeles e Las Vegas, per esempio) ha destato non poche polemiche su Twitter. Tuttavia Mike sembra molto deciso: i fan dovranno farsi bastare le date già annunciate, perché non ce ne saranno altre.
L’intervista prosegue con una domanda davvero intrigante: perché non far votare la setlist agli stessi fan (come hanno fatto, per esempio, i Metallica)? Mike sembra favorevole all’idea, a patto che si utilizzi un sistema tale per cui sia il pubblico del concerto a votare la scaletta. Tutto il pubblico, e non una piccolissima parte.
Viene infine toccato un punto dolente: i Meet & Greet a pagamento. Tutto parte da una dichiarazione del cantante Rob Reynolds, che accusa di sfruttamento (dei fan) gli artisti che offrono Meet & Greet in cambio di denaro. Melissa chiede a Mike un parere su quanto dichiarato da Reynolds, riuscendo a strappargli una risposta davvero esclusiva, da cui lei stessa prenderà spunto per il suo report (un bellissimo articolo che potete trovare qui): “se vuoi davvero essere un purista perché vendi i tuoi CD? “. Una sentenza fulminea, che riassume bene il concetto espresso da Mike poco dopo: il Meet & Greet a pagamento è solo una delle tante opzioni offerte dai Linkin Park, sta al fan decidere se approfittarne o meno. “Se incontro qualcuno per strada e mi chiede un autografo, in genere firmo“, dice Mike, “ma se tu vuoi andare a un concerto, essere coinvolto nell’LPU, ecc … devi pagare. Spetta a te decidere, non c’é nessun obbligo “.
E voi cosa ne pensate?
Fonte: altwire.net