Linkin Park: un riassunto di questo 2017

OML

È difficile trovare un argomento su cui partire per fare un riassunto di questo 2017, un anno tragico, ma comunque denso di avvenimenti. Questo è stato senz’ombra di dubbio un anno molto intenso per i Linkin Park e per tutti i fan sparsi nel mondo.

Cerchiamo di andare in ordine cronologico con gli eventi.

ONE MORE LIGHT

A inizio anno, precisamente a febbraio, i Linkin Park annunciavano al mondo l’uscita del singolo Heavy, il primo inedito della band a distanza di tre anni nonché il primo a vedere la partecipazione di una voce femminile, ovvero quella di Kiiara. Inutile dire che il pezzo ha spaccato completamente in due la fanbase: chi lodò la nuova direzione stilistica del gruppo orientata a suoni più immediati e di facile ascolto e chi si è in qualche modo sentito “tradito” dal sestetto californiano a causa del completo distacco dal rock e dal rap. A seguito di ciò non sono mancate le risposte (talvolta non molto professionali e onestamente spiacevoli, è lecito ricordarlo) di Chester alle critiche dei fan e detrattori della band.

Per la prima volta nella storia della band, i soli Chester e Mike hanno effettuato un breve tour acustico volto alla promozione del tanto atteso settimo album in studio One More Light, durante il quale è stata proposta al pubblico anche l’altro estratto Battle Symphony. Il vero e proprio tour che ha coinvolto tutti e sei i membri del gruppo è partito invece a inizio maggio in Sud America, dove sono state portate al debutto anche Talking to Myself, Good Goodbye, Invisible e One More Light. Era dai tempi dell’LP Underground Tour 2003 che non venivano portati al debutto così tanti brani prima dell’uscita effettiva dell’album.

Pubblicato il 19 maggio, anche One More Light è stato oggetto di discussione a causa delle sue sonorità maggiormente radiofoniche, specialmente se confronto al fenomenale e crudo The Hunting Party del 2014. Poco è importato tuttavia alla band e, nonostante le critiche, il disco ha debuttato in vetta alla classifica statunitense Billboard 200 e nella top 10 delle classifiche di tutto il mondo (Italia compresa).

MONZA

Come da tradizione non poteva mancare anche il relativo tour estivo in Europa, durante il quale i Linkin Park si sono esibiti anche nel Bel Paese, precisamente a Monza il 17 giugno in occasione degli I-Days Festival, dove numerosi artisti di fama internazionale hanno preso parte a questo evento spalmato su quattro giorni. Se nei primi anni tentare di vederli in Italia era quasi una speranza nell’ultimo triennio il trend è notevolmente cambiato dove l’apice si è toccato con lo show di Roma nel 2015 in cui fu stretto un tacito patto tra la band e i fan più accesi per la quale, mai più ci sarebbe stato un tour europeo senza fare sosta in Italia.

Anche quest’anno abbiamo inoltre organizzato un raduno il giorno antecedente al concerto, dove siamo stati in compagnia di numerosi ragazze e ragazzi per tutta la serata. Inutile descrivere invece la giornata successiva: sotto un caldo cocente abbiamo assistito alle esibizioni live dei vari artisti d’apertura, mentre due membri del nostro Staff sono stati scelti dal fan club ufficiale per la distribuzione dei braccialetti che garantivano l’accesso al pit agli iscritti a LP Underground. Oltre ai Linkin Park, ovviamente presenti come headliner, nel pomeriggio si sono esibiti band del calibro di Sum 41, Blink 182 e gli emergenti Nothing But Thieves, davanti ad una sconfinata folla superiore alle 80.000 persone. 

L’esibizione, come tutto il tour europeo, è stata più soft rispetto ai concerti degli anni precedenti, mescolando i successi del passato con alcuni pezzi del nuovo album. Tale sensazione si è subito percepita con la intro di apertura sotto le note di Fallout accompagnate dal testo di Roads Untraveled, il tutto per sfociare nella sonora e travolgente Talking to Myself. Uno dei momenti più belli e toccanti della serata si è avuto quando Chester è sceso dal palco concedendosi al pubblico cantando insieme alla folla in primis One More Light divenendo più tardi (ahi noi) la canzone simbolo nel ricordarlo e a seguire la versione al pianoforte di Crawling. Molto apprezzata la nuova versione di Leave Out All the Rest che con il suo sound rock apre la seconda metà della scaletta in cui sono collocati i pezzi storici. Da ricordare In the End cantata insieme al pubblico, dove tutti in un unico coro hanno dato voce a tale canzone percepita in tutta la Brianza dando l’ennesima prova che i fan italiani sono un pubblico molto caloroso.

Una nota di merito è da dare anche alla discussa Heavy, live grazie all’ardore canoro di Chester suona un tantino meglio della versione in studio. Come consuetudine a chiudere il concerto è stata Bleed It Out arricchita sul brige dai versi rap di Mike inserendo le strofe di Reading My Eyes (da noi richiesta gentilmente a Mike durante il Meet & Greet), per poi concludere la canzone con Chester, Mike, Brad e Phoenix insieme sulla sponda dello stage a regalare al pubblico le ultime note della serata. L’obiettivo della band non era quello di fare un concerto adrenalinicamente potente, ma piuttosto rendere l’esperienza live una sorta di avventura melodica che accompagnasse ogni singola canzone dall’inizio alla fine senza mettere però da parte la grinta e l’energia degli albori, come di consueto anche questa volta hanno colto nel segno, regalando ai presenti una buona performance.

CHESTER

Dopo pochi giorni dalla conclusione del tour europeo, la fanbase mondiale dei Linkin Park ha dovuto fare i conti con la notizia più tragica che potesse arrivare. Il 20 luglio, dopo una vita colma di traumi, sofferenze e dissidi interiori, Chester ha deciso di abbandonare questo mondo, lasciando famiglia, compagni e fan in uno straziante dolore. A nulla sono serviti tutto il calore del suo pubblico e l’amore di parenti e amici, contro una grave malattia come la depressione, causata dalle numerose prove che fin da subito la vita ha messo contro l’anima fragile e sensibile del cantante. Sembra quasi una maledizione il fatto che proprio lui fosse in grado di cantare di quelle ferite che non guariranno in modo così rabbioso, dolce e catartico, aiutato da quel dono sconfinato che era la sua voce. Milioni di ragazzini si sono affidati a quelle urla di disperazione, trovandone conforto e il coraggio di affrontare la vita e può sembrare assurdo che dopo aver offerto aiuto a persone sofferenti come lui, Chester non abbia potuto essere salvato da nessuno.

Chester

Il tragico evento ha portato con sé una risposta incredibile, sia da parte dei fan della band che per gli altri appassionati di musica. Un numero spropositato di persone ha reso omaggio a Chester e in tutto il mondo si sono svolti eventi per ricordarlo, alcuni composti da poche unità, altri da una folla di migliaia di persone. Fin dal giorno successivo, moltissimi fan in ogni città italiana hanno organizzato memoriali e si sono ritrovati per cantare insieme e rendere omaggio al nostro eroe. L’evento più grande nel nostro paese è stato organizzato dalla fondazione One More Light Italy (nata per l’occasione), presso il Fabrique di Milano ed è stato possibile grazie ad una incredibile campagna di crowdfunding, durante la quale, in un mese, sono stati raccolti 24000€. Durante l’evento (svoltosi il 23 settembre), iniziato nel pomeriggio e conclusosi in tarda serata, una serie di band si sono date il cambio sul palco, suonando molti brani dei Linkin Park e omaggiando Chester nel modo in cui proprio lui preferiva. In serata si è svolta una fantastica esibizione dei Living Theory (tribute band del sestetto), che si è conclusa con una emozionante performance di One More Light, diventata la canzone simbolo in ricordo del cantante. Durante l’evento sono state anche raccolte delle offerte destinate a due associazioni per la prevenzione al suicidio, che sono state ospiti della serata.

Anche Mike e compagni hanno voluto ricordare Chester, pubblicando in suo onore l’album One More Light Live e, soprattutto, con l’emozionante serata del 27 ottobre all’Hollywood Bowl di Los Angeles, durante la quale i cinque si sono esibiti per più di tre ore insieme a tantissimi amici e colleghi celebrando la vita del cantante. Potete trovare qui il nostro racconto dell’evento.

FUTURO

La scomparsa di Chester ha scosso profondamente i restanti membri della band, che nelle settimane successive all’accaduto hanno speso tutte le loro energie per sensibilizzare il pubblico sull’importanza delle associazioni che si occupano di prevenzione del suicidio e dell’assistenza a persone che soffrono di depressione. Nessuno di loro, per ora, si è  sbilanciato riguardo al futuro della band, che appare ancora incerto e aperto a molteplici possibilità. 

La voce di Chester, capace di passare da toni ruggenti a toni dolci e melodici, è stata un pilastro fondamentale per tutti i lavori della band, così come la sua insostituibile energia durante le spettacolari esibizioni live, che hanno da sempre contraddistinto i Linkin Park; questo, unito al profondo dolore per la perdita di Chester, potrebbe portare a pensare ad uno scenario che in pochi si augurano: lo scioglimento della band.

Tuttavia negli ultimi mesi Mike, Rob, Joe, Dave e Brad hanno postato regolarmente nei rispettivi profili social diversi video che li riprendono a comporre e suonare nuova musica, oltre ad aver composto insieme la nuova canzone Looking for an Answer, cantata da Mike per la prima volta in occasione del memorial tenutosi all’Hollywood Bowl. D’altra parte, ci hanno sempre abituati a riconoscerli come band versatile, capace di spaziare fra diverse sonorità nel corso della loro carriera: nel giro di pochi anni sono passati da A Thousand Suns, un concept caratterizzato da sonorità orientate al soft rock, hip hop ed elettronica, a The Hunting Party, un album crudo e aggressivo con sonorità legate a un rock più pesante e graffiante. Non è quindi da escludere uno scenario in cui la band si reinventi adattandosi alla mancanza di Chester e producendo qualcosa di più adatto alle loro attuali qualità.

LA

Un’altra possibilità, per quanto radicale e dolorosa, potrebbe riguardare una possibile sostituzione di Chester. La storia ci ha insegnato che molte band sono sopravvissute e, addirittura, hanno avuto una crescita esponenziale in seguito alla sostituzione di membri fondamentali, come David Gilmour, che prese il posto di Syd Barret nei Pink Floyd, o Brian Johnson, che sostituì Bon Scott degli AC/DC. Al momento, però, il profondo legame fra Chester e gli altri membri della band, e la difficoltà di poter inserire un nuovo cantante in un modo di lavorare costruito insieme da zero nel corso della loro carriera, basato sulle caratteristiche individuali di ognuno, fanno pensare che questa sia la soluzione meno probabile.

Nessuno sa cosa ne sarà del futuro dei Linkin Park, ma una cosa è certa: qualsiasi decisione prenderanno Mike, Rob, Joe, Dave e Brad sarà una decisione che sorprenderà  e farà discutere tutta la fanbase.