Che Brad, Joe, Mike, Phoenix e Rob avessero in mente qualcosa per omaggiare la memoria di Chester era un’idea balzata nelle menti di ognuno. Il 18 settembre i cinque hanno annunciato l’evento irripetibile Linkin Park & Friends: Celebrate Life in Honor of Chester Bennington, che si è svolto all’Hollywood Bowl di Los Angeles il 27 ottobre successivo. Il giorno prima dell’evento abbiamo potuto ascoltare il soundcheck insieme ad altri fan e Ambassador venuti da vari Paesi del Mondo, durante il quale abbiamo conosciuto varie persone legate a LPU e allo staff della band. A soundcheck terminato, con nostra grande sorpresa, i Linkin Park sono venuti allo scoperto, rimanendo per un’ora a parlare con tutti i presenti.
Il 27 ottobre è arrivato velocemente, ancora un po’ disorientati dal jetlag ci siamo diretti all’Hollywood Bowl nell’assolato e caldo pomeriggio californiano. La location si trova in mezzo alle colline di Hollywood e lungo la via d’accesso sono stati allestiti dei cartelloni con delle fotografie di Chester a guidarci verso l’ingresso principale. Accanto all’entrata sono presenti il Messages of Love Wall, dove poter lasciare scritto un pensiero, un disegno o appendere una bandiera, e due Tree of Life, alberi ricoperti letteralmente di luci per dare un’atmosfera di famiglia e calore.
Per tutto il pomeriggio ci siamo sentiti parte di una grande famiglia, composta da persone che cantavano, si abbracciavano, si incontravano per la prima volta, si scambiavano sorrisi senza neanche conoscersi, finchè è arrivato l’orario di accedere all’arena, un posto meraviglioso e ben organizzato. La prima cosa che vediamo una volta entrati nell’arena, è Rob Prior, un pittore estroso e particolare che con più pennelli dipinge un ritratto di Chester. Rapidamente raggiungiamo la nostra sezione, dove troviamo un regalo ad aspettarci: un braccialetto con il logo dei Linkin Park che, scopriremo in seguito, si illuminerà durante tutto il concerto con diversi colori a seconda delle canzoni suonate e delle luci presenti sul palco.
Lo spettacolo comincia puntuale con il DJ set di DJ Z-Trip ma tutti siamo in trepidante attesa di vedere Mike, Brad, Rob, Phoenix e Joe, per fargli sentire tutto il nostro supporto.
Quando finalmente i ragazzi salgono sul palco, si parte con l’intro di Robot Boy e un mash-up di Iridescent e The Messenger, che fanno da apripista ad un momento da brividi: le note iniziali di Numb riempiono l’aria e dal pubblico sale un boato di emozione. Solo dopo qualche secondo ci rendiamo conto che a cantarla non c’è nessuno: sul palco è visibile solo l’asta di un microfono ricoperta di una corona di allori e illuminata dall’occhio di bue, mentre i ragazzi vengono lasciati in penombra. Dopo un attimo di esitazione, la voce del pubblico diventa una sola e si eleva quanto più possibile per provare a coprire il vuoto assordante lasciato dall’unica voce che manca, avvolta solo dal buio e dalle note di Numb.
Il live è poi tutto un susseguirsi di ospiti che salgono sul palco per cantare i pezzi più recenti della band, comprendo anche quelli tratti dall’ultimo album One More Light. Le esibizioni sono intervallate da video di Chester – tra cui la famosissima Unicorns & Lollipops – e momenti in cui Mike fa da ottimo padrone di casa intrattenendo il pubblico in maniera eccellente.
Ci eravamo tutti chiesti chi avrebbe cantato One More Light ed ecco che Mike, da solo al piano, comincia l’esibizione e tutto l’Hollywood Bowl viene illuminato dai braccialetti e da tantissimi glowstick rosa, il colore preferito di Chester. Subito dopo Mike, visibilmente affranto ed emozionato, ci sorprende introducendo un pezzo al piano che ha iniziato a scrivere otto giorni dopo la morte del suo amico e compagno di carriera: Looking for an Answer. Una canzone intima e struggente che Mike canta con emozione e che l’intero pubblico ascolta in silenzio.
Ma l’intento della serata è quello di celebrare la vita in onore di Chester ed è per questo che si cambia ritmo, e dopo un’intervista dei tempi di Hybrid Theory, lo show riprende con una parentesi colma di grinta e rabbia, dedicata al primo album e alle sonorità più pesanti della band. Ecco che compaiono sul palco Jonathan Davis (Korn), Ryan Shuck e Amir Derakh (Julien-K, Dead by Sunrise), Daron Malakian e Shavo Odadjian (System of a Down), Frank Zummo e Deryck Whibley (Sum 41), Jeremy McKinnon (A Day to Remember) e Oliver Sykes (Bring Me the Horizon) per le performance di One Step Closer, Rebellion, The Catalyst, A Place for My Head e Crawling. Seguono poi i Blink-182 che ci suonano la loro I Miss You, dedicata a Chester, e una versione di What I’ve Done, accompagnati dai Linkin Park. A chiudere questa parte non può mancare In The End, con Mike che presenta il pubblico come il “guest” di questo brano: saremo infatti tutti noi a cantare a squarciagola le parti di Chester, per un’esibizione ancora una volta carica di rabbia, dolore e riscatto.
Dopo un momento di pausa ecco che sul palco appare Talinda Bennington, la moglie di Chester, che nel suo discorso ringrazia tutti i membri della band, lo staff e sensibilizza il pubblico sul tema della salute mentale e psicologica, evidenziando come questa sia importante tanto quanto la salute fisica. Talinda ci ricorda del movimento lanciato su Twitter, il #FuckDepression, ma anche del #MakeChesterProud, iniziato da Mike, per non rendere vana la morte del cantante. Infine, la moglie annuncia anche la nascita della campagna 320 Changes Direction (chiamata così in onore della data di nascita del marito), che si impegna a supportare le famiglie di persone con dipendenze o che soffrono di depressione, perchè l’educazione a queste problematiche è il primo passo verso la comprensione e l’aiuto.
Segue la clip dell’ultimo discorso di Chester, fatto il 6 luglio 2017 durante il concerto a Birmingham per il OML World Tour. Non ci sono modi giusti per descrivere quel momento, basta leggere questo:
“We can start loving each other. We can stop hurting each other because we believe in something different […]. The one thing that can’t be defeated is love, right? You can conquer hate by ignoring it. You can destroy it by loving the person standing next to you. So, I want everybody here tonight to look at the person standing next to you and just tell him that you love him and you are happy with him tonight, having a good time. Listening to the music. Celebrating life. We don’t care what you look like. We don’t care where you come from. We don’t care what you believe in. We love every single of you out there and nothing will ever change that.”
“Possiamo iniziare ad amarci reciprocamente. Possiamo smettere di ferirci a vicenda solo perché crediamo in qualcosa di diverso […]. L’unica cosa che non può essere sconfitta è l’amore, giusto? Potete conquistare l’odio ignorandolo. Potete distruggerlo amando la persona che si trova di fianco a voi. Quindi, voglio che tutti i presenti guardino la persona che hanno di fianco e le dicano che la amano e che sono contenti di essere qui con lei a divertirsi stasera. Ad ascoltare musica. A celebrare la vita. Non ci interessa come siete. Non ci interessa da dove venite. Non ci interessa in cosa credete. Vi amiamo tutti dal primo all’ultimo e nulla potrà mai cambiare questo.”
Chester Bennington prima di cantare One More Light nell’ultima performance della sua vita a Birmingham (Regno Unito) il 6 luglio 2017
Lo spettacolo si conclude con un encore che vuole tirare un po’ su il morale di tutti e dare la carica, perché, nonostante tutto, è importante continuare ad amare la vita e a celebrare quella di un grande ed umile uomo come Chester. E chi meglio di Steve Aoki può farci ballare e saltare sulle note di A Light That Never Comes? Gli ultimi tre pezzi che non mancano mai dalla scaletta di un concerto che si rispetti sono Burn It Down, Faint (cantata da M. Shadows) e la classica chiusura con Bleed It Out, caratterizzata dal bridge esteso nuovamente con il ritornello di The Messenger.
Tutto l’Hollywood Bowl canta e salta insieme ai Linkin Park e a tutti gli ospiti accorsi sul palco a terminare una serata che resterà impressa nella memoria di ciascuno di noi, un evento magico tenutosi sotto un cielo terso e stellato, una vera montagna russa di emozioni, alti e bassi di una storia che non è destinata a finire qui.
Articolo a cura di Dennis Radaelli, Silvia Di Leonardo e Selene Rossi