Con il lancio della nuova era della band non potevamo assolutamente tirarci indietro e saltare le date del From Zero World Tour 2024. Questo che segue è il riassunto dell’esperienza vissuta in prima persona dei concerti che abbiamo assistito a Londra e a Parigi.
LONDRA – 24 SETTEMBRE
Accolti dal clima pungente londinese, giungiamo all’O2 Arena attorno all’orario di pranzo e ciò che balza immediatamente all’occhio è un grosso stand del merchandise posto al di fuori della venue, già preso d’assalto dai fan più accaniti con lo scopo di acquistare in anticipo una selezione del merch (quello completo sarebbe stato disponibile una volta aperti i cancelli).
Il pomeriggio viene trascorso insieme a fan e amici da tutto il mondo all’interno di uno dei tanti locali dell’O2 Arena, con l’apparizione a sorpresa di Ana [Digital Marketing di Warner nonché volto noto nella community LPU, ndr] che ci raggiunge per la premiére del video di Heavy Is The Crown, lanciato come secondo singolo proprio in quella giornata.
Con la puntualità di un orologio svizzero, alle 18:30 i cancelli vengono aperti e ci dirigiamo immediatamente verso il palco, nella sua particolare posizione centrale come visto al livestream di inizio settembre e nelle tappe successive. Nemmeno un’ora ed ecco Grandson salire sul palco introducendo se stesso e la sua band sulle note di Running From My Shadow [il pezzo scritto con Mike e presente nell’album Post Traumatic di quest’ultimo, ndr]. Il rapper/cantante è visibilmente carico e riesce a catturare l’attenzione dei presenti attraverso il suo (breve) set di dieci pezzi, passando per tracce come Riptide (prodotta da Mike), Stigmata e Blood // Water, con il quale si congeda.
Non passa molto tempo nella fase di cambio palco che le luci si spengono improvvisamente per far posto a un laser verticale e a un suono distorto che da il via all’Inception Intro, per la prima volta caratterizzato dalle strofe di Iridescent al posto di Castle of Glass, segno di possibili cambiamenti in scaletta. La band apre così le danze con Somewhere I Belong, dove ammiriamo una Emily molto carica. Quest’ultima sembra aver completamente smaltito la pressione iniziale avuta nello show introduttivo di inizio mese, saltellando da una parte all’altra del palco con un sorriso a dir poco contagioso. Dopo il quartetto Crawling/Lying From You/Points Of Authority/New Divide, Mike saluta il pubblico ringraziandolo per il caldo benvenuto alla rinnovata lineup e soprattutto per l’ottimo responso verso The Emptiness Machine, che viene suonata immediatamente dopo e cantata a squarciagola dai presenti.
Dopo una breve pausa, è The Catalyst a introdurre il secondo atto che ha il suo culmine con i soli di Joe e Mike, affiancati entrambi da Colin, che oltre alla batteria si cimenta in alcuni passaggi di chitarra durante When They Come For Me. Ma è una volta terminato il set di Mike che l O2 Arena inizia ad infiammarsi: il rapper e tuttofare della band annuncia che questa sera è il debutto assoluto del Set B, rivolgendosi a Emily di spiegare per bene cosa significasse ed ecco che quest’ultima si cimenta nello scream introduttivo di Keys To The Kingdom, ben accolta specialmente nel pit. Immediato è l’inizio di un mosh pit senza sosta che persiste anche nella combo Given Up e One Step Closer, proposte subito dopo.
Le acque si placano e dopo un cambio palco (ora abbiamo di fronte il drum kit di Colin e la console di Joe), Mike e Emily salgono sul palco per eseguire la versione acustica ridotta di Lost, circondati da una pioggia di luci. Il terzo set si contraddistingue per la carrellata delle principali hit della band (in primis Numb e In The End – con Emily sul pubblico durante la seconda) ma brilla in particolar modo per una riuscitissima Breaking The Habit e per My December, anch’essa proposta in acustico ma assieme a Phoenix, Joe e Colin.
Il palco viene nuovamente infiammato con la sempreverde Papercut, seguita a ruota dalla nuovissima Heavy Is The Crown, ben accolta dal pubblico londinese (in special modo per il lungo scream di Emily nel bridge). Ed è ovviamente Bleed It Out a chiudere la scena, che si lascia consci di aver assistito a un concerto a dir poco memorabile.
E’ innegabile l’enorme lavoro svolto dalla band e dagli addetti dietro le quinte al fine di offrire uno spettacolo così particolare e coinvolgente. Il sapiente uso di laser e visual è qualcosa che difficilmente era stato proposto dai losangelini in passato, così come la maestria nel tenere il palco per una durata complessiva di poco più di due ore, intrattenendo il pubblico dall’inizio alla fine senza intoppi.
PARIGI – 3 NOVEMBRE
Atmosfera analoga quella vissuta a La Défense Arena, con un’enorme affluenza di pubblico al di fuori del palazzetto già dalle prime ore del mattino (alcuni appostato addirittura dalla sera prima nonostante le temperature).
La grande novità che cattura immediatamente l’attenzione una volta entrati è la disposizione del palco, tornata alla forma “classica” e non più centrale; anche la venue stessa non è da meno, con la sua elevata capienza (grossa circa il doppio della O2 Arena). A quasi capienza piena ecco giungere gli Sleep Token, scelti come opener della serata. Il gruppo mascherato londinese è protagonista di una performance senza intoppi, proponendo al pubblico un set composto da alcuni dei loro pezzi più aggressivi (Vore su tutti) e concludendo con l’epica Take Me Back To Eden, title track del loro ultimo disco datato 2023.
I Linkin Park giungono sul palco con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia ma ripagano l’attesa offrendo un set molto energico, molto più di quanto visto a Londra. La complicità del duo Emily/Mike è evidente sin dai primi minuti e non mancano alcuni simpatici siparietti dove Mike tenta di convincere Emily a parlare in francese al pubblico.
Se il primo atto non ha presentato particolari novità, è con il secondo che iniziano le sorprese: Emily appare con una chitarra al termine dei solo di Joe e Mike e quest’ultimo annuncia alla folla (dopo un breve discorso di ringraziamento fatto rigorosamente in francese) il debutto live assoluto di Over Each Other, uscito lo scorso 24 ottobre; l’esecuzione in sé è impeccabile e molto fedele alla versione studio, senza particolari stravolgimenti nella struttura. Altro piccolo cambiamento in scaletta è rappresentato da Lost In The Echo al posto di Keys To The Kingdom, eseguita in tonalità più alta rispetto alla versione studio.
Come già menzionato all’inizio, la presenza scenica della band è stata ancor più dinamica di Londra e non abbiamo fatto a meno di notare quanto fossero esaltati anche Phoenix e Alex, delle vere e proprie molle instancabili, complice la presenza di una lunga passerella centrale. Anche Joe non è stato da meno, intrattenendo e filmando i fan nei pochi pezzi in cui ha la libertà di non stare dietro alla console.
Il pubblico parigino ha voluto ringraziare la band attraverso un flashmob a inizio encore mostrando dei fogli recanti la frase “THANK YOU FOR THIS NEW ERA”, portando Mike a ringraziare di conseguenza per l’enorme supporto dato a lui e alla nuova formazione prima di esibirsi con le ben consolidate Heavy Is The Crown e Bleed It Out, quest’ultima arricchita da una strofa di A Place For My Head nel bridge esteso.
IN CONCLUSIONE
Tirando le somme lo show di Parigi è quello che, per mero gusto personale, prevale rispetto a quello di Londra: se quest’ultimo presentava alcuni momenti in scaletta più interessanti del primo, l’energia della band e il calore del pubblico avvertiti nella capitale francese sono stati due punti che hanno giocato a favore del risultato finale.
In entrambi i casi è comunque emerso il fatto che i Linkin Park, nonostante il lungo stop, hanno dimostrato di essere tornati in grande stile, rimettersi in gioco e a riportare in alto il loro nome. La speranza di rivederli anche da noi è ovviamente alta e non resta che incrociare le dita per il 2025.