Linkin Park – Reanimation

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Se la copertina di Hybrid Theory mostrava un soldato con ali da libellula a simboleggiare le due anime, una aggressiva e una dolce, dei Linkin Park, la copertina di Reanimation non poteva essere più appropriata: un robottone di chiara ispirazione da Gundam Wing estremamente simile al soldato dell’album di debutto del gruppo. Questa versione robotica della copertina di Hybrid Theory esplicita il remix elettronico a cui i Linkin Park hanno sottoposto le sue dodici canzoni per creare qualcosa di nuovo che contemporaneamente è simile e fedele all’originale ma altrettanto fresco e originale da non renderlo né inutile né irriconoscibile.

La componente elettronica è di fatto particolarmente accentuata, ma sarebbe sbagliatissimo ridurre l’album solo a questo. Lontanissimo da remix in pura salsa dance dove non si fa altro che aggiungere un ritmo “tunzante” in sottofondo lasciando sostanzialmente invariate le canzoni in sé, in Reanimation ci troviamo a far fronte a vere e proprie reinterpretazioni delle canzoni di Hybrid Theory con una propria anima ed una propria identità tanto da renderlo un lavoro a sè stante, in grado di stare in piedi anche senza l’originale. Per raggiungere questo sono stati riuniti i più disparati musicisti e produttori della scena crossover/alternative metal dell’epoca: da Aaron Lewis degli Staind a Stephen Richards dei Taproot fino a Jonathan Davis dei Korn, il tutto sotto la guida di Mike Shinoda, qui in veste di produttore. Pur non trattandosi di un album concettuale in senso stretto, diversi tratti ne rammentano le caratteristiche. Ampio è l’utilizzo di intermezzi, perlopiù dimenticabilissime telefonate a dire il vero, e di passaggi da un brano all’altro senza soluzione di continuità.

Il risultato è un lavoro con sonorità e atmosfere come veramente non se ne trovano da nessuna altra parte. Aldilà del bene o del male va dato atto che musica di questo tipo è veramente più unica che rara. Come classificarlo? Rap metal? Alternative hip hop? Synth metal? Alternative rap electronic proto classic rock metal? Ma serve davvero un’etichetta? Questo per dire che non c’è etichetta che si addica a Reanimation ed è bene che sia così. Ciò che salta all’orecchio quasi subito è che le due anime dei Linkin Park sono ottimamente mantenute, da una parte le chitarre distorte e pesanti beat elettronici dall’altra effetti ambient e quieti inserti di pianoforte. Dopo ripetuti ascolti non si potranno che notare i tantissimi effetti sonori utilizzati anche sovrapposti che quasi sempre raggiungono il limite della cacofonia salvo fermarsi ogni volta al punto giusto, al confine fra caos e melodia. Un album ricco quindi, ricco di idee e di elementi. In tutto questo fa piacere scoprire che l’emotività che caratterizzava Hybrid Theory non è andato perduta, tutt’al contrario alcuni episodi riescono nell’ardua impresa di superare le controparti originali in questo senso.

Cominciando da Opening si può notare subito l’atmosfera calda e accogliente di Reanimation. Ma se questa apertura ha un sapore quasi sinfonico donato dall’ampio utilizzo di archi, il resto dell’album è, come già precedentemente rimarcato, dal gusto più spiccatamente elettronico, una sinfonia elettronica. Pts.OF.Athrty è forse il remix più simile all’originale, sia come struttura sia come sonorità, aggiungendo un tocco di claustrofobia in più. Da tutt’un altro mondo arriva Enth E Nd che trasforma il cavallo da battaglia di Hybrid Theory in un pezzo scanzonato dal gusto puramente rap, la malinconia originale si tramuta in un ritmo canterino e danzante abbastanza inappropriato come remix e come contesto dell’album. Si tratta, fortunatamente, dell’unico passo falso all’interno di un plotto di alto livello che si riprende immediatamente con Frgt/10. La melodia di pianoforte, strumento che molto spesso si farà sentire in accompagnamento alle canzoni di Reanimation, sottolinea il rap al contempo cool e malinconico di Shinoda e Chali 2na. La seguente P5hng Me A*wy riesce a superare il già enorme tasso emozionale del suo alter ego di Hybrid Theory. La tristissima e tormentata atmosfera creata da un ritmo incalzante e dal pianoforte non potrà lasciare indifferente l’ascoltatore. Il crescendo emotivo e strumentale a cui si aggiunge in continuazione un nuovo elemento esplode nell’ultimo ritornello passando per un bridge struggente. Un simile climax lo troviamo in Plc.4 Mie HÆd, canzone che più di ogni altra esemplifica il confine non sorpassato fra cacofonia e musica sopra descritto. Alla partenza di rap e rari beat elettronici si aggiungono man a mano sempre nuovi suoni. La canzone cresce e cresce fino a scatenarsi in fuoco, frustrazione e rabbia a metà canzone. Il famoso “Go away!” dell’originale viene allungato per oltre un minuto in un esplosione di suoni rabbiosi e aggressivi in cui fanno capolino malinconici accordi di pianoforte, una colomba che vola tranquilla durante un bombardamento, si direbbe impossibile ma qui viene dimostrato il contrario. La furia continua si placa nel finale lasciando spazio alla rassegnazione o alla liberazione a libera interpretazione dell’ascoltatore.

Nella breve X-Ecutioner Style i protagonisti sono gli scratch dei DJ degli X-Ecutioners in un rap molto “badass” a cui segue H! Vltg3 con un retrogusto di hip hop east coast degli anni ottanta. Wth>You grazie al suo intelligente uso di elementi  presi dall’originale e pochi ma azzeccati cambiamenti riesce ad imprimersi velocemente in testa e si fa notare grazie ad un entusiasmante bridge con il rap di Aceyalone. Passando per il breve ma caldo interludio Ntr\Mssion arriviamo all’oscurità di PPPr:Kut: l’inquietante melodia di basso provoca brividi lungo la schiena mentre suoni ambient intessono paesaggi surreali e lugubri. Rnw@Y si caratterizza principalmente di un ottimo comparto ritmico e per l’eco del ritornello. La lieve voce femminile di Kelli Ali accompagna quella di Bennington nel ritornello di My<Dsmbr in una canzone che arricchisce l’originale di maggiore varietà sonora. Chiudendo gli occhi ci si ritroverà in una fredda e innevata notte invernale di una grande città, rimuginando sui propri errori. Con By_Myslf torna la vena claustrofobica della prima parte dell’album. L’uso di un ritmo di evidente stampo downbeat dona al brano potenza e oscurità.

Il trittico finale viene introdotto da Kyur4 Th Ich in cui Joe Hahn reinterpreta se stesso creando una traccia cupo a cui segue la tetra epicità di 1stp Klosr. L’atmosfera evocata dai suoni elettronici rievocano episodi di insoddisfazione mentre il rinomato “Shut up!” originale viene abilmente remixato con un ritmo più potente. In chiusura troviamo Krwlng in cui l’inizio riabbraccia la fine. Gli stessi archi di Opening avvia la nostalgica malinconia di una canzone che provocherà pelle d’oca all’ascolto. Di nuovo troviamo il crescendo emotivo e strumentale già spesso ascoltato durante il disco.

In conclusione, Reanimation è un disco troppo spesso sottovalutato se non dimenticato nella discografia dei Linkin Park, forse perchè si tratta di un album di remix. Reanimation è un lavoro valido e originale con una freschezza di idee e maturità e varietà sonora notevole. È l’atmosfera calda e accogliente a fare da padrone nei sessanta minuti di musica.