Mike e Chester intervistati da HuffPost Live

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Mike e Chester sono stati intervistati in esclusiva da HuffPost Live qualche giorno prima dell’inizio del The Hunting Party Tour; sono stati discussi vari temi, fra cui l’inizio del tour, il rapporto con i fan e alcuni particolari interessanti riguardo al processo di composizione di The Hunting Party. Alcuni fan hanno anche avuto la possibilità di fare una domanda, alla quale Mike e Chester hanno risposto in diretta.

Allora ragazzi, per voi sta per iniziare un tour importante, il The Hunting Party Tour, giusto?

Mike: Si, sta iniziando il tour e lo stiamo spostando in Nord America con gli Of Mice and Man e i Rise Against. Abbiamo fatto alcuni show negli USA e un paio in Canada l’anno scorso e quello che ho detto ai nostri manager tempo fa è che vogliamo veramente andare in quei posti in cui non suoniamo veramente da tanto tempo, in alcune città non suoniamo forse da dieci anni…
Riguardo a The Hunting Party, è un album rock molto più heavy e aggressivo; quando abbiamo iniziato a lavorare all’album, molte demo che componevamo avevano un sound molto indie alternative; questo era il clima della musica rock in quel periodo e c’è stato un momento in cui abbiamo dovuto decidere: questa è la migliore musica che riusciamo a fare? Ne abbiamo discusso faccia a faccia e alla fine è venuto fuori quest’album veramente aggressivo e viscerale. Ci sono alcuni aspetti che si riferiscono alla roba che ascoltavamo prima ancora di conoscerci, prima di diventare una band; era musica con cui eravamo cresciuti e da cui traevamo ispirazione per fare musica, parlo di band come Refused, Helmet… Questa è il tipo di ispirazione da cui è venuto fuori l’album; quando è uscito abbiamo deciso che questo era il modo più forte attraverso cui potevamo comunicarlo alla gente.

Voi siete una delle più grandi band nel mondo, ogni volta che cambiate il vostro stile o avete uno stile più “ordinario”, ci sono parecchie persone che sono d’accordo con voi, che vi difendono. Voi avete detto che, sebbene teniate molto ai vostri fan, non potete fare tutto quello che chiedono, avete bisogno di sperimentare, di adattarvi, di cambiare la vostra musica, ma sembra che siate arrivati a questo album dopo alcune critiche da parte di uno specifico tipo di fan; avete fatto un salto indietro nelle vostre radici, questo ha qualcosa a che fare con queste critiche?

Chester: Quello che vogliamo è fare della musica per cui siamo ispirati. Noi fortunatamente abbiamo la possibilità di creare in studio qualsiasi tipo di album vogliamo creare. E nel periodo della creazione dell’album sentivamo di voler creare un album che avesse delle chitarre heavy, probabilmente è l’album più aggressivo che abbiamo mai fatto fin dai primi due. Si, penso che questo album abbia accontentato quella parte della nostra fanbase che aspettava un album rock da tanto tempo; ma i nostri fan sono così eterogenei, così diversi, è quasi impossibile dare un’etichetta generale alla nostra fanbase. Ricordo la foto di un nostro concerto in cui si vedono da una parte bambini piccoli, da un’altra giovani studenti, da un’altra ancora persone di 65 anni che si godevano il rock e tutti questi non si conoscevano tra loro, non sembrava per nulla una famiglia (ridono ndr). Per questo motivo è impossibile classificare la nostra fanbase, quindi facciamo esclusivamente la musica che ci ispira.

Quando una band del calibro dei Linkin Park va in studio, impiegate più tempo a lavorare e perfezionare le vostre canzoni o vi comportate come se fosse il vostro secondo o terzo album?

Chester: Per noi il processo di realizzazione si evolve e cambia continuamente, alcune volte resta uguale, altre volte tutti noi cerchiamo di imparare nuovi modi per perfezionare quello che facciamo. Abbiamo una sorta di senso di “urgenza”, stabiliamo degli obiettivi e cerchiamo di raggiungerli entro un certo limite di tempo. Una delle cose che abbiamo imparato attraverso il processo di realizzazione è che è utile stabilire degli obbiettivi, ma sempre da un punto di vista creativo; a volte non puoi mettere tante cose in una stessa scatola perchè certe pressioni, che sono molto influenti nella musica, iniziano a dettare il modo in cui crei le cose; noi cerchiamo di lasciare sempre la scatola aperta, cerchiamo sempre di stabilire degli obbiettivi e darci dei termini per finire il lavoro, ma il processo è molto fluido, molto aperto in relazione alla musica che vogliamo creare, alcune canzoni vengono fuori veramente velocemente, altre invece durano tutta la realizzazione dell’album; alcune canzoni richiedono addirittura un paio di album prima di essere ultimate.

Mike: Nel contesto odierno, riguardo a come viene composta la musica, si vede come molta musica oggi venga prodotta molto facilmente anche tramite un laptop, ma io credo che sia più competitivo, più “unico”, andare in studio e creare realmente qualcosa migliore di questo; per questo motivo negli ultimi anni ci siamo concentrati sul fatto che la realizzazione fa necessariamente parte del processo di composizione. Ad esempio per questo ultimo album abbiamo registrato buona parte del materiale su nastro, preservando così l’integrità della performance.
Questo è stato il primo album della band del tutto autoprodotto e mi sento come se avessi lavorato per questo per molti anni. Siamo arrivati a un punto in quest’album in cui ci siamo detti “dovremmo tornare ad affidarci a qualcuno?”, ad esempio Rick Rubin, a cui vogliamo molto bene ed è un’assoluta leggenda. Ma poi abbiamo realizzato che eravamo arrivati ad un punto così avanzato nel processo di composizione, sapevamo chiaramente la direzione che dovevamo prendere per realizzarlo e sapevamo di non aver bisogno di nessun altro che entrasse a far parte di questo processo. Queste sfide che abbiamo fatto con noi stessi, questi obiettivi che ci siamo posti hanno sempre fatto parte del processo compositivo. E, tornando al tour, uno dei nostri obiettivi è quello di essere sicuri di renderlo memorabile.

Al termine delle domande c’è stato spazio anche per la domanda di un fan, che chiede qual è la storia che c’è dietro al suo pezzo preferito, Final Masquerade.
 
Chester: Final Masquerade è una canzone fantastica, abbiamo impiegato quasi tutta la durata di creazione dell’album prima che fosse ultimata. Sapevamo che è una traccia molto importante nell’economia dell’album, probabilmente una delle tracce più metal (ridono ndr).

Mike: Mi ricordo che è stata una delle prime canzoni per cui ci siamo riuniti insieme a lavorare. Quando la canzone inizia si sentono subito le percussioni della batteria: Rob è arrivato con questo giro di batteria dopo averlo provato molte volte, la canzone ha iniziato a prendere forma e questo è stato uno di momenti in cui non volevamo registrare, nelle nostre menti volevamo solo continuare a provare, è stata letteralmente la musica ad andare avanti; senza renderci conto per nulla del ritmo l’abbiamo lasciata andare avanti per vedere cosa sarebbe successo e alla fine abbiamo messo tutto insieme.

Trovate il video con l’intervista completa su HuffPost Live.

E voi cosa ne pensate delle parole di Mike e Chester e cosa vi aspettate dal The Hunting Party Tour in Nord America?

Fonte HuffPost Live