“Fammi iniziare ad urlare”

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Chester e Rob sono stati intervistati da Gekirock e hanno dato molte informazioni interessanti sul processo di scrittura e registrazione di The Hunting Party. Ecco la traduzione dell’intervista:

Ho avuto l’opportunità di ascoltare il vostro album, è fantastico e sono eccitato per la sua pubblicazione.

Entrambi: Grazie.

In una precedente intervista, avete detto che il nuovo album avrebbe incluso chitarre heavy, ma dopo averlo ascoltato, personalmente direi che è urlato e heavy.

Chester: In quella intervista, Mike l’ha presentato come un prequel di Hybrid Theory e penso che si riferisse alla mentalità. È un sound basso e crudo guidato principalmente dalla chitarra, ma penso che questo nuovo album rappresenta veramente quello che vogliamo fare arrivati questo punto. Riflette il modo in cui dovremmo essere. Quello che sto cercando di dire è che questo album parla per noi, e che il sound che abbiamo precedentemente perso è stato catturato lì [nel nuovo album, NdT]. Quanto a sentimenti è simile ad Hybrid Theory. Mi sento tipo, “Non mi piace nessun tipo di musica. C’è musica bella, ma nulla che ci affascina”. Le canzoni che voglio ascoltare in questo momento sono di 15 o 20 anni fa. Ci sono buone band, ma solo due o tre di cui voglio ascoltare altra musica. È questa la situazione che ci ha spinto a iniziare a lavorare su un nuovo album. Sappiamo che ci sono fan là fuori che attendono con ansia un album heavy, ma non mi piace l’idea che loro pensino che questo disco sia un prequel di Hybrid Theory in quel senso.

Capisco. Considerando l’intensità della performance dal vivo per queste nuove tracce, ce la farai, Rob? Potrebbe servire una bombola d’ossigeno (ride).

Rob: (ridendo) Hai ragione, o anche allenamento ad alta quota. I concerti saranno sicuramente una sfida per me. Questo è il motivo per cui mi alleno 4 o 5 ore al giorno nel mio studio. Faccio pratica finché le mie braccia non sono intorpidite, e poi riprendo il giorno dopo, come faccio sempre. Devo essere in grado di andare avanti dall’inizio alla fine. La batteria viene registrata tutta in una volta, perché non c’è niente che si possa modificare. Ecco perché devo essere in grado di continuare a suonare a lungo. Dal momento che è da parecchio che non suonavo nulla di così intenso, mi sto divertendo. Appena ho capito lo scopo del disco e ho iniziato a lavorarci, mi sono reso conto che stavo anche cambiando. Sono diventato più aggressivo, indicavo le mie opinioni e liberavo la mia energia. Sembra davvero che questo album indichi quello che vogliamo essere. Sono felice dell’energia, e del provare a superare i miei limiti. Non vedo l’ora che tutti lo sentano.

Avete detto ai fan che “come con tutti gli altri album, abbiamo un nuovo sound che è diverso da quello dei nostri precedenti lavori”, ma questo cambiamento è sempre intenzionale?

Chester: Ogni volta che facciamo un album, rinasciamo come una nuova band. Questo perché ci rifiutiamo di imitarci, copiare quello che abbiamo fatto prima. Cerchiamo volutamente un nuovo sound, per non fare lo stesso album due volte. Siamo i Linkin Park, e facciamo quello che vogliamo, questa è la vera natura della nostra band. In definitiva, ha portato a buoni risultati. Questo è il motivo per cui il sound siamo noi. Appena ascolti l’inizio di un brano, puoi dire subito che è una canzone dei Linkin Park. Non importa quello che pensano gli altri. Ci preoccupiamo della nostra qualità. Non possiamo controllare quello che piace alla gente, ma possiamo controllare quello che facciamo. La nostra soddisfazione. Questo accade ad ogni uscita di un album, e sono grato del fatto che i nostri fan provino lo stesso tutte le volte. Nella scena hard rock attuale, non c’è nulla che ci emoziona musicalmente. Lo stesso vale per la musica alternative o indie. Tutte le band indie suonano come i Train, e questo è mendace.

So cosa intendi. Ascoltando KROQ, a volte mi fermo e penso: “Aspetta, questa è KROQ?”

Chester: Vero? KROQ è diventata una stazione che passa adult contemporary [ramo della popular music, NdT]. Non mi sto lamentando della musica stessa, ma della natura della musica. Ad esempio, se un titolo di un articolo dice “Trovata la cura per il cancro!”, dopo non puoi parlare di una sbronza presa da Lindsay Lohan. Non è una cosa da fare. Io non voglio essere disonesto con la mia musica. Non puoi passare adult contemporary su una stazione di musica rock. Questo mi da sui nervi, anche se poi è una buona canzone (ride). Penso che sia quello il problema della scena musicale attuale.
C’era questa canzone a cui Mike stava lavorando prima – ti ricordi, Rob? Mi piaceva, perché sapevo che avremmo potuto trasformarla in qualcosa di bello. Ma Mike a metà del progetto ha deciso che la odiava e ha iniziato una nuova canzone. Alla fine è diventata Guilty All the Same, ma quando mi ha fatto ascoltare il riff iniziale ho gridato “Sì! È fantastico. Dobbiamo fare così! Tutto l’album deve essere in questa direzione.” Ero davvero esaltato. “Adesso fammi iniziare ad urlare”, gli ho detto (ride). Capisci? C’era questa sensazione che non provavamo da un po’, questo sound heavy e duro che avevamo perso. Rendere un brano originale, pur mantenendolo bello è difficile, ma è stato fantastico trovare quella direzione. Una volta che ci arrivi, il percorso davanti diventa abbastanza chiaro.

Mi piacerebbe sentire qualcosa di più dettagliato sul processo [di creazione del nuovo album] – il primo brano Keys To The Kingdom è veramente heavy con un sacco di urla, e ho capito immediatamente che avreste portato qualcosa di incredibile sulla scena musicale. I nuovi brani ti fanno venir voglia di urlare di più? Ci sono canzoni che sono emerse in quel modo?

Chester: Per quanto riguarda la scrittura delle canzoni, il modo è simile a quello usato per Hybrid Theory, nel senso che Mike e Brad sono al centro del processo. Io sono in studio quanto posso, e gli dico di farmi sapere se hanno bisogno di me. Quando abbiamo registrato Guilty All the Same, all’inizio Mike mi diceva di provare, come se fosse uno skit. Alla fine abbiamo deciso di lasciare tutto e impazzire. Suppongo che questo è ciò che succede quando siamo ispirati. A volte proviamo metodi diversi – ad esempio facendo qualcosa di melodico – ma altre volte decidiamo che su un certo pezzo dobbiamo urlare. Tutti amano le mie urla, giusto? Con la mia voce e un po’di urla… È perfetto (ride). C’è una storia divertente, mentre stavamo registrando, c’era questa canzone che volevamo rendere più bella. Le parte di chitarra erano ottimo, così abbiamo aggiunto double stroke [per la batteria] e shredding [per la chitarra]. Di solito non lo facciamo. Da Da Da Da… Rob stava impazzendo con questo tipo di batteria, gli chiedevo, Rob stai…

Rob: Pensavi che mi stessi masturbando (ride)?

Chester: (ride) Comunque è stato pazzesco. È figo, ma seriamente intenso. Anche Brad. C’è ancora quel 15enne ossessionato di chitarra in lui. Lui lo sa. Urlavo con una sensazione simile.
Recentemente sono stato intervistato con Oli (Sykes) dei Bring Me The Horizon. Non ne avevo idea, ma a quanto pare è un grande fan dei Linkin Park, e la prima volta che è apparso su Metal Hammer o qualche altra rivista è stato quando è stato fotografato a far casino ad uno dei nostri concerti. A quanto pare, Hybrid Theory gli ha cambiato la vita, e mi ha sorpreso il fatto di essere così influenti. Quello che lui fa ora si ispira a quello che abbiamo fatto noi nel corso degli anni. Quando ci siamo incontrati la prima volta, riusciva a malapena a parlare, e questo mi ha davvero commosso. Queste sono le uniche cose che desidero. È quello che spero di continuare a fare con la nostra musica.

Vorrei fare più domande sulla vostra musica, ma visto che il tempo sta scadendo vorrei chiedervi altre cose. Innanzitutto vorrei parlare del vostro progetto, Music for Relief.

Chester: Parliamo solo dell’album. Voglio parlare di musica.

Certo, grazie. Allora magari a riguardo del tuo lavoro con gli Stone Temple Pilots l’anno scorso – hai detto che vi ha sorpreso che i membri degli STP non erano tutti presenti durante il processo di registrazione e siete stati grati che i Linkin Park sono sempre stati insieme per quelle sessioni. Questo ha ispirato qualcosa di nuovo?

Chester: Non ho mai detto niente di simile. È stato veramente grandioso lavorare con gli STP. Forse qualcosa è andata perduta nella traduzione, è solo che i Linkin Park e gli Stone Temple Pilots hanno stili creativi molto differenti. Gli STP, come gruppo, hanno fatto un album insieme. Stavamo in studio improvvisando su chitarre acustiche, Eric lì, Dean suonando la chitarra accanto a Robert dicendo “Facciamolo!” Era veramente figo. Noi non avevamo fatto niente di simile da parecchio tempo, perchè Dean e Robert scrivevano la maggior parte dei brani. È stato abbastanza rinfrescante, in verità. Per me, lavorare con musicisti così talentuosi e la forma organica della musica – del tipo che veniva fatta prima della tecnologia – è stata un esperienza magnifica. Ricordo anche che mi veniva chiesto “Ti ricordi il testo? È magnifico.” E io rispondevo “Io sono il cantante!” e non sarebbe dovuto essere sorprendente, ma credo che era differente per i STP. Alcune cose che sono normali nei Linkin Park non lo erano per loro. È stato veramente rivelatorio. I Linkin Park sono grandi. Ho portato questa cultura dei Linkin Park negli STP e ha funzionato molto bene. Voglio solo che tu sappia che non ho mai criticato gli STP per niente.

Infine, ho la lista tracce per i sei brani, ma se avete qualche retroscena a proposito, condividete.

Chester: Ogni brano ha una storia. Ad esempio Guilty All the Same rappresenta quello che abbiamo fatto e le aspettative dei nostri fan. Con Rebellion abbiamo voluto creare un nuovo tipo di sonorità. Non nel senso con un nuovo produttore, ma con un musicista che rispettiamo. Abbiamo pensato insieme i versi di Daron (dei System of a Down), Rakim o Page Hamilton. Abbiamo avuto l’idea, poi Rakim è venuto davvero (ride). Tutti erano molto contenti, perché il rap di Rakim era tutto quello che stavamo cercando, ha dato voce a quello che volevamo dire. Potrebbe essere un modo brutto di dirlo, ma quel brano non sarebbe stata un gran che senza Rakim. È una canzone epica, cazzo. Per quanto riguarda Daron, gli abbiamo lasciato ascoltare il brano e gli è piaciuto. Non voleva aggiungere chitarre o altro però, perché era già completa. Il brano era perfetto, ed era tutto quello che avevamo sperato di creare. Anche All for Nothing ha una storia interessante. Ci è piaciuta fin dall’inizio, la melodia era nuova ma Mike aveva problemi a cantarla. Era raro per lui avere un problema del genere. Gli ho chiesto “La tua voce non è simile a quella degli Helmet?” e lui mi ha risposto “L’ho pensato pure io, ma è una buona idea?” “Certamente” gli ho risposto, amo gli Helmet. Non l’avevamo fatto intenzionalmente, ma assomigliava molto a loro ed era figa, quindi abbiamo discusso se volere Page (chitarrista degli Helmet) a lavorare con noi. Poco dopo, ecco Page con noi in studio!
Allo stesso modo, i brani sono stati sviluppati singolarmente. Ci sono talmente tanti retroscena di cui vorrei parlarti, ma sono così epici che non posso rivelarteli (ride). Beh, lo voglio fare.

Grazie mille per l’intervista. L’album è veramente epico e non vedo l’ora che esca.

Entrambi: Grazie mille a te!

Dopo queste nuove dichiarazioni quanto siete curiosi di ascoltare The Hunting Party? Ormai manca meno di un mese.

Fonte: BSO
Traduzione: Gazza, Eru, Fabio
Grazie a Giovanni per la segnalazione