The Hunting Party Tour?

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live

 

Negli ultimi dieci anni una delle cose che è sempre riuscita perfettamente ai Linkin Park è stata quella di polarizzare il giudizio di fan ed esperti del settore. I continui cambi di direzione hanno riscosso in egual misura critiche e acclamazioni e questo discorso non si limita soltanto al duo nostalgici – nuovi adepti; c’è chi acclama A Thousand Suns e evita Living Things e tra questi chi appoggia Recharged e chi lo userebbe al posto della legna nel camino. L’anno scorso, per la prima volta in diversi anni, i Linkin Park sono riusciti a mettere d’accordo tutti: The Hunting Party è un disco di altissimo livello, che è stato giustamente acclamato sia dalla quasi totalità dei fan, che da moltissimi recensori o riviste. Come dargli torto, d’altronde erano anni e anni che la band non scriveva musica così diretta e genuina e anche a fronti di alcuni errori (pochissimi, sia chiaro) The Hunting Party può tranquillamente essere classificato tra i migliori lavori dei Linkin Park.

Durante e dopo il processo di scrittura del disco, il gruppo sembrava quasi rigenerato, pieno di nuove energie, pronto nuovamente a “far tremare ogni palco” e le dichiarazioni di Chester e soci facevano ben sperare anche dal punto di vista live: “The Hunting Party è un disco fatto apposta per essere suonato dal vivo, ci divertiremo un sacco durante i concerti e cercheremo di suonarlo tutto.” Dopo certe dichiarazioni posso ben capire come le speranze si siano trasformate in esaltazione prima e in eccitazione poi, al solo pensiero di poter ascoltare dal vivo perle del calibro di Keys to the Kingdom, War, A Line in the Sand, Mark the Graves e molte altre. Molti (tra cui il sottoscritto) si stavano già facendo film mentali con Chester in primo piano a scartavetrarsi le corde vocali mentre gli altri dietro picchiano come fabbri sui ritmi infernali e caotici dei loro nuovi.

Tutto bellissimo, roba da pelle d’oca e lacrime agli occhi. Peccato che tutto ciò fino ad ora (e non si sa per quanto ancora) è rimasto solo nelle nostre menti. Sono passati tredici mesi dalla pubblicazione di The Hunting Party e la band fino ad ora ha suonato sei brani su dodici (in media tre o quattro ad ogni esibizione). Ora, ricollegandoci alla lunga introduzione, una domanda sorge spontanea: per quale assurdo motivo non suonare i brani dell’unico lavoro da innumerevoli anni ad essere stato acclamato da tutta la fanbase? Se questo atteggiamento era in parte spiegabile dopo la pubblicazione di Living Things (non accolto al meglio da buona parte dei fan), ora ci troviamo davanti al terzo segreto di Fatima. Dopo la svolta di A Thousand Suns, un lavoro fortemente ricercato e voluto dal gruppo, i sei hanno ribadito la loro voglia di suonare quel tipo di musica con un tour veramente dedicato al nuovo disco, con esibizioni e scalette incentrate su quel lavoro (solo Robot Boy in versione intera non è mai stata suonata). E allora, ancora una volta, quali possono essere i motivi per trascurare le canzoni di The Hunting Party durante il The Hunting Party Tour, se questo disco piace così tanto sia ai fan che ai Linkin Park stessi?

Tutto ciò fa ancora più rabbia notando come da più di un anno a questa parte le esibizioni dei Linkin Park siano di livello eccezionale (come abbiamo tutti potuto vedere a Milano). E se prima o subito dopo la pubblicazione del disco una scaletta molto variegata può essere molto apprezzabile, passato un anno è giunta l’ora di cambiare e magari di inserire qualche nuovo brano atteso da tutti. Ma niente da fare, nell’ultimo periodo, invece dei nuovi brani tratti da The Hunting Party (fatta eccezione per A Line in the Sand), è avvenuto il debutto di Welcome dei Fort Minor e Darker Than Blood. Con tutto il rispetto che si può avere per questi lavori, è profondamente ingiusto ed errato che abbiano avuto una promozione e un utilizzo dal vivo molto più sostanziosi dei brani di The Hunting Party. Nessuno chiede ai Linkin Park di togliere dalla scaletta mostri sacri come In the End, Numb o One Step Closer, ma fa tristezza e rabbia vedere canzoni ormai poco apprezzate da chiunque mentre pezzi veramente coinvolgenti come Guilty All the Same sono già stati abbandonati e altri ancora rimangono chiusi nel cassetto.

L’unica speranza è che durante il tour europeo che partirà tra tre settimane possa esserci il debutto il qualche nuovo brano o una scaletta un po’ rimaneggiata. Vedere a Roma un concerto quasi identico a quello di Milano o dei successivi concerti europei non sarebbe il massimo, anche se rimane il fatto che i Linkin Park si trovano tutt’ora in uno stato di forma eccezionale.

 

Siete d’accordo con noi? Cosa ne pensate delle ultime scalette? Quali brani vorreste sentire a Roma?