La scomparsa di Chester ha sicuramente lasciato un segno indelebile nella storia della musica e tanti sono stati i pensieri, i ricordi e gli eventi organizzati dai fan di tutto il mondo nei mesi successivi. Anche i restanti componenti dei Linkin Park hanno voluto rendere omaggio alla vita di Chester, con quell’emozionante tributo avvenuto a Los Angeles il 27 ottobre, chiamando numerosi artisti e amici di lunga data per dare vita a un evento senza precedenti.
Ma il secondo ricordo che la band ha voluto fare verso il compianto frontman è anche il nuovo album dal vivo One More Light Live, il primo dopo ben nove anni (è infatti datato 2008 lo storico Road to Revolution: Live at Milton Keynes).
Ciò che si evince dall’ascolto è l’incredibile attenzione data al missaggio dei brani, che risultano molto puliti e ben bilanciati nella vasta strumentazione utilizzata dalla band durante questo tour. La scaletta, come è lecito aspettarsi, è incentrata sulle esecuzioni dei pezzi tratti dall’ultimo album One More Light e infatti in questo disco sono presenti tutti i brani da loro suonati con Chester – ben otto brani sui dieci complessivi della tracklist (all’appello mancano soltanto Sorry for Now e Halfway Right, che durante il tour tuttavia non sono mai state suonate).
Come è possibile notare nel disco, si scopre che i Linkin Park hanno inserito la seconda performance in assoluto di Nobody Can Save Me, tratto quindi dal concerto a Cracovia del 15 giugno, e il debutto al pubblico di Sharp Edges avvenuto a Berlino il 12 dello stesso mese. Tra i brani di One More Light eseguiti live è anche presente un’inedita versione live di Good Goodbye eseguita a Londra con Stormzy – soltanto in due occasioni il rapper britannico ha cantato le sue parti con i Linkin Park dal vivo – e la coinvolgente Talking to Myself, introdotta dal mash-up Fallout/Roads Untraveled.
Dal lato dei pezzi più “storici” non mancano i loro cavalli di battaglia In the End e Numb, quest’ultima caratterizzata da spezzoni di Numb/Encore sia all’inizio che alla fine del pezzo. A fare da contorno sono anche la splendida versione estesa di Leave Out All the Rest, rimasta tra i punti più alti dell’intero tour (peraltro il brano completo mancava nelle scalette da oltre otto anni se si escludono i due concerti tedeschi di fine ottobre 2010) e l’intima versione al pianoforte di Crawling, estratta come singolo di lancio del disco a fine novembre.
Analizzando questa produzione, One More Light risulta un disco ben confezionato e rivolto anche a una fetta più ampia di ascoltatori, essendo infatti caratterizzato dalla presenza di brani di facile ascolto. I fan più affezionati alla band e più attenti sicuramente avranno da criticare pesanti assenze come Breaking the Habit, The Catalyst, One Step Closer o Waiting for the End, singoli sempre presenti durante il tour di quest’anno, ma come è giusto ricordare questo è un tributo a Chester, alla sua energia che ha dato durante questo tour (da lui definito il migliore mai fatto) e alla sua inarrestabile carica che da sempre lo ha contraddistinto sui palcoscenici.
E noi non possiamo che ringraziarti per tutto, Chester. Grazie.