Fort Minor a Berlino: il report

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Il 2015 verrà ricordato dalla fanbase dei Linkin Park come uno degli anni più particolari della carriera del gruppo, soprattutto per il ritorno sulle scene musicali dei Fort Minor dopo ben 10 anni di assenza. Il brano del ritorno, Welcome, ha spaccato senz’ombra di dubbio la fanbase: da un lato, quelli che la idolatrano e la venerano come una delle più belle composizioni del rapper e polistrumentista losangelino; dall’altro, quelli che notano un tentativo mal riuscito di Shinoda nel fondere le sonorità hip hop con quelle pop.

Nonostante tutto ciò, Mike ha pensato bene di promuovere il singolo attraverso un minitour promozionale atto anche a celebrare il ritorno del suo side-project lanciato nel lontano 2004. Tra queste tappe, c’è stata anche quella del 2 settembre 2015 presso la Kesselhaus di Berlino, alla quale hanno assistito anche alcuni componenti del nostro staff. Quindi, ecco a voi un resoconto dell’accaduto scritto da Radden.

 

Dopo un breve viaggio in aereo che da Milano ci ha condotti alla nota capitale tedesca, la prima cosa che è saltata all’occhio appena giunti al luogo dell’evento è stato il numero davvero ridotto dei fan giunti per l’esibizione di Mike. Con il passare delle ore, tuttavia, lo spiazzo attorno alla Kesselhaus si è a poco a poco riempito e, tra qualche chiacchiera, risate, incontri con gente varia, alle ore 19:00 i “cancelli” (virgolette d’obbligo: non era altro che un portone di sicurezza) si sono finalmente aperti.

Essendo un concerto dei Fort Minor (quindi, di importanza minore rispetto ai Linkin Park), lo spazio della Kesselhaus era decisamente ridotto nel parterre (c’era comunque la possibilità di accomodarsi sulle minitribune), ma niente sembrava importare al pubblico, che ha dovuto tuttavia sopportare due lente ore di agonia prima dell’esibizione.

Ore 21:00: le luci finalmente si spengono ed ecco partire Introduction: il pubblico è già in delirio e, non appena sale Mike sul palco, esplode: il rapper si esibisce subito con due chicche tratte da The Rising Tied: Petrified e In Stereo. Dopo una breve pausa nella quale Mike spiega al pubblico le origini dei Fort Minor, viene introdotta la vecchia ma energica It’s Goin’ Down (brano inciso dagli X-Ecutioners con Mike stesso e Joe Hahn nel 2002, ndr) che manda letteralmente in delirio la folla, seguita da una versione ridotta di Dolla (tratta dal mixtape Fort Minor: We Major del 2005, ndr).

Ma ecco che cominciano i punti salienti dello show: Mike infatti si appresta ad eseguire un interessante mash-up tra Waiting for the End e Hands Held High, seguita a pieno ritmo dal remix di Castle of Glass e da Kenji (terza volta in assoluto che questa chicca viene eseguita). Dopo una seconda interazione con i fan, Mike introduce un brano estratto dalla colonna sonora del film Mall: la soft Devil’s Drop. Gli animi si riaccendono subito con una versione leggermente riarrangiata di Cigarettes (durante il quale Mike era visibilmente scatenato), passando successivamente a Until It Breaks, la cui base ha fatto da sottofondo per la prima parte di un grande successo tratto da The Rising Tied: Where’d You Go.

Dopo aver lanciato al pubblico una delle nuove T-Shirt dei Fort Minor, Mike annuncia al pubblico di aver apportato un’aggiunta alla scaletta (lo stesso qualche giorno prima attraverso Twitter, lanciò una votazione su quale brano tra i cinque presenti sarebbe stato il più consono per questo concerto, ndr): il pubblico esulta come non mai non appena Mike annuncia di aver scelto la ben nota High Voltage, qui proposta in una versione remixata con la base di Suicide Music dei Get Busy Committee (presente nella colonna sonora di The Raid).

Le seguenti High Road e Believe Me (quest’ultima presentata in una versione remixata e arricchita da una strofa di When They Come for Me) hanno svolto la funzione di brani di chiusura della prima parte del concerto, ripartito dopo una breve pausa con la tanto discussa Welcome, che ha saputo far unire in coro il pubblico, che per l’occasione ha realizzato un curioso flashmob costituito dall’esposizione di un foglio recante il titolo del brano in lingua inglese e giapponese. La conclusiva Remember the Name è ciò che un visibilmente commosso ed entuasiasta Mike Shinoda riserva al pubblico prima del saluto finale sotto il palco.

 

La gente si allontana con calma dal palco. Ci dirigiamo all’aeroporto consapevoli di aver assistito a un concerto sicuramente interessante e particolare. È sicuramente fuori luogo paragonare l’energia che trasmette un concerto dei Fort Minor rispetto a uno dei Linkin Park, così come l’atmosfera circostante. Ma ciò che la data di Berlino ha trasmesso è stato anche quella di aver notato un altro lato di Mike Shinoda. Un Mike Shinoda più umano, maggiormente libero di sfogarsi, di esprimersi e di offire molta interazione con i suoi seguaci.

 

E voi? Avreste voluto partecipare alla data di Berlino? Avete avuto la possibilità di assistere ad altre date dei Fort Minor?