Nuova intervista a Mike: “Voglio fare qualcosa di bello e buono per me e i fan”

mike shinoda

Mike è stato ospite del programma radiofonico Woody & Wilcox e ha parlato del Post Traumatic tour e di quello che questi show significano per lui e per i fan, oltre che del nuovo video di Make It Up As I Go. Ecco quanto ha raccontato:

Quando Chester se n’è andato moltissimi fan erano disperati e mi sono reso conto sui social che avevano bisogno di un segno da parte nostra, ma volevano anche ricordarlo e celebrarlo e l’hanno fatto in moltissimi modi diversi. Ci hanno fatto capire che erano lì per noi e quello che ho fatto è stato un modo per ringraziarli e per dimostrare che anche io ero lì per loro.

Riguardo il Post Traumatic Tour e gli show:

Ormai è parecchio che sono in tour e credo che una delle cose che ha migliorato molto lo show sono stati i miei due musicisti di supporto, uno alla batteria e l’altro è un polistrumentista. Sono molto bravi a improvvisare, mentre invece con i Linkin Park studiavamo bene lo show e suonavamo quanto preparato. Ora è praticamente l’opposto. La setlist viene preparata poco prima dello show e mi è anche capitato di cambiarla durante il concerto, aggiungere canzoni, improvvisare. In alcuni casi dovevamo suonare 80 minuti e alla fine siamo stati sul palco quasi due ore. Da quando ho iniziato il tour ho sempre fatto una versione al piano di In The End, in cui il pubblico canta le parti di Chester e una sera il pubblico voleva sentire e cantare anche altre canzoni allo stesso modo, quindi ne abbiamo fatte altre tre così, è stato fantastico.

Durante i Meet&Greet parlo molto con i fan e le cose variano ogni sera. A volte vogliono sentire b-sides dei Linkin Park e dei Fort Minor, a volte vogliono sentire tante canzoni nuove. Ci sono molti alti e bassi, si provano sensazioni diverse. Alcuni sono tristi e piangono pensando a Chester, altri vengono per divertirsi, cantare e saltare e tutto questo va benissimo così. 

All’inizio non sapevo cosa fare. Mi chiedevo continuamente: “Riuscirò a scrivere musica, salire sul palco e suonarla? Riuscirò a sedermi con altre persone per fare interviste?” Avevo paura di fare i concerti e vedere i fan in preda ad un ampio spettro di emozioni. Due settimane fa il manager di produzione mi ha detto che questo percorso, partito dal lutto sta diventando quasi “divertente”. Forse non è la parola appropriata, ma rende bene l’idea. Se a qualcuno dovesse capitare una cosa simile quello che auguro è che riesca a rialzarsi e a tornare a camminare come prima. Quello che voglio è fare qualcosa che sia bello e buono per me e per i fan e spero ogni volta che tutti si siano divertiti alla fine. 

Riguardo il video di Make It Up As I Go, con K.Flay:

Volevo che il video fosse narrativo, che avesse lo stesso mood dell’album e che fosse come un collage, come se richiamasse l’artwork di Post Traumatic. Lo adoro, è sicuramente uno dei miei preferiti tra quelli a cui ho lavorato.