Mike intervistato da ARTISTdirect

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Nella giornata di ieri, Mike ha concesso un’intervista al quotidiano online statunitense ARTISTdirect, nel quale ha parlato dei Fort Minor, del rap moderno, ma anche dei Linkin Park. Di seguito, vi riportiamo una traduzione di quanto dichiarato dal nostro rapper californiano.

ARTISTdirect: Welcome riprende ciò che si era interrotto con The Rising Tied [l’album del 2005 dei Fort Minor, ndr], ma fa anche sentire che ti stai orientando verso un territorio differente.

Mike Shinoda: Mi sento come se avessi imparato un sacco di cose su come fare un brano da allora. Il mio bagaglio culturale è molto più amplio rispetto a quando realizzai il primo album dei Fort Minor. C’è anche solo il fatto che mi sento come se potessi cantare un po’ di più. In passato, cantare mi metteva un po’ a disagio. Probabilmente lo avrei potuto anche fare, ma non avevo avuto tanta pratica come adesso. Anche in studio — se si ripensa all’album dei Fort Minor — avevamo buttato fuori giusto Hybrid Theory e Meteora. Pensavo a tutto in questi termini. Mi chiedevo se avessi realizzato un brano al di fuori di Hybrid Theory e Meteora — se fosse stato accettato dai fan, da me stesso e che cosa avrei fatto con esso. È cambiato molto.

AD: Scrivi tutti i testi che crei oppure tendi di più verso il freestyle?

MS: Faccio un po’ di mix. Tutto è scritto. Un sacco di volte, però, a seconda di come vado, posso far partire la traccia e registrare. Lo chiamo “traintracking“. Posi un paio di “rotaie” fuori, e poi si registra ancora. Si può passare a un tentativo successivo, per poi provare ad ottenerne due, tre o quattro ulteriori barre su di esso. In realtà, ho imparato questo guardando Jay-Z. Ci sono un sacco di artisti che utilizzano tale procedimento. Jay-Z, Kanye West e Lupe Fiasco fanno tutto in quella maniera. Ciò funziona molto bene per me. Lo faccio un po’, ma per il mio stile, ci torno definitivamente, butto qualche parola e e scrivo tutto tutto per assicurare che ci sia tutto questo livello di controllo che metto sulle parti vocali.

AD: Qual è la storia dietro Welcome?

MS: A quei tempi mi sentivo un po’ frustrato. È certamente un brano emarginato, con la sensazione di non appartenere [a qualcosa] o qualsiasi altra cosa. Ripenso a ciò che stava succedendo. Il gruppo [i Linkin Park, ndr] era a un punto in cui non stava accadendo molto, che è relativo, perché ogni cosa diventa folle con loro. Eravamo come in un insieme di progetti, e non so esattamente che periodo fosse. Stavo riflettendo su come fossi finito dove mi ritrovavo. Più ci pensavo, più mi sentivo come, “Essere un emarginato non significa necessariamente che devi sentirti in colpa.” In questo brano c’è una sensazione di pareggiare conti tra esso e me stesso. È divertente perché era organica e fluida. È spuntato fuori tutto in una volta. È insolito per me. Il brano era finito ancor prima che me ne accorgessi. L’ho ascoltato e ho pensato, “Oh mio Dio, questo non è un brano dei Linkin Park.”

AD: Pubblicare Welcome dopo tanto tempo di inattività l’ha resa davvero speciale.

MS: Questo brano doveva essere qualcosa che potesse essere simile a quelli di dieci anni fa. Non poteva essere un brano qualsiasi. Ho fatto cose prima e poi mi chiedevo, “non so se sono da Linkin Park”. Anche se era un brano da Fort Minor, potrei pensare, “voglio veramente ritornare con queste cose di nicchia dopo così tanto tempo?” Era un modo strado per ritornare. Alcune di queste idee finivano per diventare cose differenti. Ne ho avuta una dove la musica finiva con un intermezzo e una parentesi di ciò. Quando ho concepito Welcome, quest’ultimo è stato completato velocemente. Sapevo che se l’avessi indirizzato nel processo creativo dei Linkin Park sarebbe cambiato molto. Non volevo modificarlo. Anche se non è cambiato, solo l’idea di suonare qualche versione di esso su un palco con tutti e sei i ragazzi del gruppo avrebbe portato un messaggio diverso. Immagina la differenza tra me che suono questo pezzo da solo e me che suono questo brano con Chester. Sarebbe totalmente diverso.

AD: Hai costruito una identità attorno ai Fort Minor.

MS: So di aver accennato alle cose che ho imparato da Collision Course o Meteora, che è il periodo in cui ho creato il primo album dei Fort Minor. Se penso a Minutes to Midnight, A Thousand Suns, Living Things, gli album che abbiamo fatto con Rick Rubin, The Hunting Party, che abbiamo fatto da soli, c’erano tutte queste tecniche di composizione e approcci creativi. Il modo in cui pensiamo e il modo in cui penso di entrare in un brano è molto diverso da quello di una volta. Per esempio, quando stavamo scrivendo un brano con i Linkin Park, un esercizio che faremo sarà pensare a quale sonorità possa assomigliare un nostro brano per poi fare ciò che un altro gruppo con quelle determinate sonorità non sia ancora stato in grado di fare al posto nostro.

Se stiamo scrivendo un brano con sonorità simili a quelle degli U2, loro cosa non possono fare? Va bene, loro non usano tanti campionamenti, non usano il rap e non vogliono che il brano sia troppo pesante oltre certi livelli. Se stiamo facendo un brano con sonorità simili ai Radiohead, la stessa cosa potrebbe applicarsi a loro. Possono usare molta elettronica, ma non il rap. Non inseriranno mai il rap o cose del genere. Quando stavo creando Welcome, ero come, “Va bene, cosa posso fare in un brano rap che è così naturale?” Questo è quando le parti cantate e gli aspetti più melodici sono entrati in gioco. Con le progressioni di accordi e il modo in cui ho inserito la musica insieme, è apparso tutto molto diverso da ciò che ero solito fare con i Linkin Park. Quando sono arrivato all’intermezzo, ho pensato “Ora, ho un buon brano rap solido. Andiamo a sinistra.” Ecco come hanno iniziato a prendere forma l’assolo prog rock di tastiera e le progressioni dal vivo.

AD: Qual è la più grande lezione che hai appreso da Collision Course?

MS: A quel punto, senza rendermene conto, stavo puntando tutta la roba rap che stavo facendo per un certo tipo di ascoltatore. Stavo davvero scrivendo con il cuore. A volte, quando scrivi, immagini un certo tipo di persona che ascolti il pezzo. È lo stesso metodo che si usa quando le persone vogliono scrivere un brano e suonarlo dal vivo per vedere come reagisce la folla. Era tutto diverso in ciò che è accaduto in Collision Course e ciò che è venuto dopo, perché una testa da hardoce rap, come il tipo di persone con cui uscivo alle superiori, non erano lì. Non erano in quello spettacolo. Non erano nella mentalità da studio. Quando ho portato tutto ciò e ho detto, “Cosa direbbe il Mike del liceo di questi versetti?” tutto ad un tratto si è arrivati da Nobody’s Listening di Meteora a Bleed It Out e Hands Held High di Minutes to Midnight, che era l’album successivo. Quei versetti erano molto più complessi e veri per il tipo di rap che ascoltavo quando crescevo.

AD: Cosa ti sta ispirando del nuovo rap?

MS: Adoro cosa sta accadendo al rap in questo momento. È uno dei momenti più eccitanti del rap recente, perché ha tanta varietà. Ci sono tanti artisti che approcciano cose differenti. Capisci cosa sta accadendo con Kendrick Lamar e il collettivo Top Dog Entertainment. Poi, c’è A$AP Rocky e A$AP Mob. A$AP Ferg è anch’esso stupefacente. Poi, abbiamo Action Bronson e Joey Bada$$. Penso davvero che il nuovo mixtape If You’re Reading This It’s Too Late di Drake sia fantastico. Mi ha proprio preso. Ci sono diverse cose in corso. Chance the Rapper è davvero figo. Tutti i loro stili e i loro approcci spiccano. Per me è fantastico. Quando Welcome è uscito. molti fan erano come, “Mi ricorda Kid Cudi”. Penso che Kid Cudi sia forte. Non sento di aver fatto un brano con sonorità simile alle sue, ma forse un po’ lo è, specialmente a livello musicale. Ci sono tanti nuovi artisti che la stanno uccidendo.

AD: Ora qual è la tua visione dei Fort Minor?

MS: Sto suonando a orecchio. Faccio fatica a programmare una comparsa o un qualsiasi concerto. Abbiamo in programma un tour in Cina con i Linkin Park e un altro in Europa. Nel frattempo, mi prenderò del tempo tipo una settimana per riorganizzarmi e ricaricarmi. Una volta che si entra nel ritmo delle cose con il gruppo, c’è tanto lavoro da fare. Siamo occupati. Capirò come le cose andranno con i Fort Minor. Con ciò che ho appena detto, scrivo sempre musica, e ci sono momenti quando scrivo qualcosa e penso che sia davvero ottimo. Tuttavia, può non essere per gli altri componenti del gruppo. Ora che la porta è aperta, non vorrei avere problemi nell’offrire qualcosa ai fan perché c’è, è fatto, e ci si sente bene. I brani non devono essere dei singoli ed essere degli ottimi pezzi tutte le volte. Per me tutto si sta trasformando in un progetto più underground e con più passione.

Thanks to: ARTISTdirect