In concomitanza con il ritorno dei Grey Daze con il lancio di What’s in the Eye, la rivista Kerrang! ha dedicato uno speciale a Chester e al suo periodo trascorso nella band grazie a un’estesa intervista con il batterista e amico d’infanzia Sean Dowdell. Di seguito potete leggere la nostra traduzione dell’articolo.
Prima che i Linkin Park lo rendessero famoso, i Grey Daze hanno permesso al giovane Chester Bennington il suo primo colpo di celebrità. Ora, 20 anni dopo l’inizio del lavoro, il mondo è pronto per la prima volta ad ascoltare i suoi primi passi nel rock. In un’intervista esclusiva, il batterista Sean Dowdell ha raccontato come hanno deciso di completare finalmente l’album “perduto” dei Grey Daze, che permetterà al mondo di sentire nuovamente la voce del suo caro amico.
Phoenix, Arizona, 1991. Quasi un decennio si frappone tra le prime registrazioni vocali nel turbolento retroscena di Chester Bennington e la sua comparsa come artista iconico nell’album di successo dei Linkin Park, Hybrid Theory. Allora Chester era ancora un bambino – 15 anni, magro, distaccato. Si presentò ai provini di un quartetto grunge, che in seguito diverranno i Grey Daze; il loro batterista Sean Dowdell stava cercando un nuovo frontman attraverso passaparola. E lui era appena arrivato. Nonostante fosse due anni più giovane di tutti in quella stanza, Chester afferrò un microfono e cantò una versione grezza e catartica della hit dei Pearl Jam Alive. Le traiettorie delle vite di Chester e Sean sarebbero cambiate per sempre.
“Prima di tutto, poteva fare scream intonati“, dice oggi Sean, ricordando il suo fatidico primo incontro con un cantante che avrebbe continuato a definire vocalmente un’era di metal di grandi proporzioni con i Linkin Park. “E questo prima di gruppi come i System of a Down. Chester è stata una delle prime persone a fare questo. Ma poteva anche emulare Stone Temple Pilots, Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam e tutte le band che seguivamo al tempo. Non aveva ancora sviluppato la propria voce, ma poteva emulare quei stili. Questo fu la base su cosa sarebbe divenuta la voce di Chester.“
Per tutti quelli che erano allora in quella stanza, questo era abbastanza. “Quando puoi iniziare?” chiese Sean. Chester scrollò le spalle. “Non lo so. Devo parlare con mio padre. Vieni con me?” Il batterista acconsentì, ma c’era un problema. Il padre di Chester era un poliziotto e Sean un rocker: “capelli lunghissimi, anti-polizia e ignorante su come funzionasse il mondo”. Al guardiano della legge non sarebbe piaciuto. Le negoziazioni non sarebbero state facili. “Quando sono andato con Chester, suo padre era in divisa. Dissi: “Mi piacerebbe tanto che tuo figlio cantasse nel nostro gruppo”. E la sua prima preoccupazione fu: “In che modo ciò influenzerà i suoi studi scolastici? Avrà tempo per fare i compiti?” Ho promesso a suo padre che mi sarei assicurato che studiasse e che la musica non gli interferisse in alcun modo. Durante il primo anno Chester fece proprio questo, ma alla fine abbandonò quando lasciò la casa di suo padre”.
Ciò che seguì fu un episodio emozionante nelle prime esperienze di Sean e Chester. Il duo formò un sodalizio nella composizione e i Grey Daze registrarono due album ben accolti, ma in gran parte inosservati – Wake Me del 1994 e il seguito …No Sun Today del 1997 – e in seguito supportando artisti del calibro dei No Doubt. Hanno esaurito gli spettacoli nei club nell’area di Phoenix, prima di separarsi furiosamente nel 1998, dove è terminata la corsa. A seguito del successo di Hybrid Theory nel 2000, i produttori esecutivi dell’etichetta misero alle strette il catalogo dei Grey Daze applicando un vincolo restrittivo di burocrazia legale. Eventuali segni dell’esistenza di record del gruppo online furono cancellati. “Sembravano chiudere il rubinetto. Non si poteva cercarlo da nessuna parte”, spiega Sean. Da quel momento, ai fan dei Linkin Park è stata a lungo negata la possibilità di ascoltare la voce formativa di Chester.
Fino ad ora.
I Grey Daze hanno annunciato che stanno per pubblicare un album ancora senza titolo in memoria del più grande frontman della sua generazione. Guidato dal primo singolo What’s in the Eye, una selezione di brani rielaborati è stata registrata sia dalla band che da una manciata di amici di grande successo – James “Munky” Schaffer e Brian “Head” Welch dei Korn assumono ruoli da protagonisti; appare anche Page Hamilton dei “signori dei riff” Helmet; mentre il figlio di Chester, Jamie, appare in Soul Song. Il disco mette in luce la voce e i testi di un giovane Chester, aggiornati con sonorità più profondi e pesanti rispetto alle sonorità proto-grunge originarie dei Grey Daze.
“C’è una profondità nei testi di questo disco”, afferma Sean. “Chester canta ogni parola come se stesse vivendo ogni emozione ad essa associata. Per me è un misto di felicità e tristezza. C’è quella grande, ovvia consapevolezza che non è qui per condividerla tutto ciò. Ma sono molto orgoglioso di come abbiamo curato questa musica. Ci sono voluti quasi tre anni per fare questo album dopo la sua scomparsa. Penso che sarebbe abbastanza orgoglioso di quello che abbiamo fatto.”
Chiunque sia in cerca di cinici esercizi commerciali dovrebbe ricredersi: Chester è stato in primo luogo una forza trainante dietro l’uscita dell’album, avendo inizialmente suggerito di rivisitare [la musica dei] Grey Daze nel 2016. “Eravamo partner di Club Tattoo”, afferma Sean. “Lo conoscevo come un amico e compagno di band, come padre e socio in affari. Club Tattoo organizzava queste feste in cui ci svegliavamo e giocavamo con i nostri amici all-star, come gli Alien Ant Farm o Mike Shinoda. Nel 2016 stavamo organizzando una festa di anniversario [di Club Tattoo] e Chester disse ‘Ehi, riportiamo insieme i Grey Daze per un concerto‘. Da quando lasciò gli Stone Temple Pilots [nel 2015, dopo esserne stato il cantante per due anni]. Penso che volesse qualcosa di suo. Non stava mancando di rispetto ai Linkin Park. Voleva solo qualcos’altro. Chester era sempre alla ricerca di quel compimento, musicalmente. I Linkin Park gli hanno dato un certo tipo di realizzazione e penso che volesse qualcosa di diverso. Disse ‘Mi manca stare una una rock band con i miei amici: voglio riunire assieme i Grey Daze’. A quel punto avevamo materiale sufficiente per tre album accantonato che praticamente nessuno aveva sentito.”
Quando i Linkin Park girarono il mondo per la promozione dell’album del 2017, One More Light, i piani di Sean di riformare i Grey Daze per un concerto unico erano ambiziosi. “Domandai [a Chester], ‘Cosa ne pensi di registrare nuovamente alcuni di questi brani?‘ e lui rispose, ‘Ci stavo giusto pensando! Voi ragazzi iniziate a provare in Arizona. Quando terminerò il tour, potrò registrare ancora le parti vocali e potremo pubblicare questa cosa rapidamente…'” Perciò i Grey Daze – Sean, più il bassista Mace Beyers e il nuovo chitarrista Cristin Davis – iniziarono a “strappare i vecchi nastri”. Hanno ri-registrato le chitarre e inviato a Chester le nuove versioni via mail. In seguito, è stato deciso che “il timbro e i tono” di vecchi pezzi come In Time dovevano essere ri-registrati completamente. Furono aggiunti parti di chitarra e sintetizzatori cupi; la dinamica migliorò.
“Volevo solo suonare con il mio amico”, afferma Sean. “Chester mi disse, ‘[Il progetto] Non ha intenzione di essere super serio, o di aver la precedenza sul materiale dei Linkin Park’. Notammo tuttavia come le canzoni fossero davvero buone e Chester pensò che si sarebbero diffuse tra i suoi fan, così pensammo, ‘Pubblichiamolo e vediamo cosa succede’. Una volta che io e lui realizzammo un annuncio [riguardo al fatto che stavamo lavorando alla musica] online, iniziammo a ricevere offerte di suonare in tutto il mondo. Mi telefonò e disse, ‘Ehi amico, andiamo avanti e iniziamo a pensare a fare alcuni concerti e festival unici. Sto già iniziando a ricevere chiamate per prenotare la band’. Dissi, ‘Sì, cazzo!'”. Nessuno di noi aveva bisogno di farlo – se non per divertimento. Chester amava fare musica. Mentre suonavamo penso che abbiamo riso più di quanto lo abbiamo fatto con altre cose. Penso che gli sia mancato.”
E poi, mentre circolavano discorsi sulla riunione dei Grey Daze, e un’ondata di entusiasmo si sviluppava attorno a ciò che prometteva di essere un insolito progetto creativo, la tragedia e il crepacuore hanno colpito il 20 luglio 2017.
Ascoltare la storia dei Grey Daze significa scavare in quella segreta di Chester Bennington: una storia in cui è maturato come cantante e autore, creando canzoni insieme a Sean e plasmando l’identità vocale che avrebbe poi portato i Linkin Park allo status di headliner di festival. “Lui e io avevamo una sorta di connessione nello scrivere musica insieme”, afferma Sean. “Amavamo scrivere testi perché entrambi abbiamo un talento nell’esprimere le nostre emozioni. Riuscivo a capirlo in quel senso. Riuscivo a capire cosa stesse cercando di esprimere e lo aiutavo nel formularlo. Era un genio nell’esprimere le sue emozioni attraverso metafore.”
“Ho elaborato questa spiegazione: c’è un ragazzo che ascolta la musica che non capisce il dolore o la raffica di emozioni che prova. Ma può ascoltare Chester cantare e dire: ‘Non riesco a capire cosa provo, ma questo, ciò che Chester sta cantando, è così che mi sento. Lo spiega nel modo stesso in cui canta la canzone.’ Ha dato all’ascoltatore l’opportunità di esprimere le proprie emozioni attraverso la sua voce, che credo sia davvero speciale. Solo pochi cantanti al mondo sono riusciti a farlo, e Chester era uno di loro.”
Una volta stabilitisi nei Grey Daze, i due divennero molto uniti. Avendo lasciato la casa di suo padre, Chester dormiva sul divano di Sean, ma era a malapena autosufficiente. Le prove si svolgevano a nord di Phoenix e per Chester era difficile effettuare il tragitto per attraversare la città. Un compromesso era quello di arrivare all’Arizona State University dove Sean studiava e andare alle prove una volta finite le lezioni. Chester aveva 17 anni, ma tra i 400 studenti nessuno notò il ragazzo più piccolo che sedeva ai banchi sul retro. “Per un semestre e mezzo sostenne i test, anche se non era iscritto”, sorride Sean.
Insieme, Chester e Sean iniziarono ad abbozzare le canzoni che avrebbero poi fatto parte del catalogo di canzoni recentemente ri-registrate dai Grey Daze. “Molte delle canzoni sono state scritte su ex fidanzate”, ride Sean. Altre avevano un significato più profondo. In Sometimes è stato definito il semplice messaggio di una nuova speranza. “Questa è un’idea così semplice nella vita. A volte le cose non vanno per il verso giusto ma c’è sempre la speranza che andranno meglio. Quando abbiamo scritto Sometimes aveva appena lasciato la casa di suo padre, vivendo part-time con me. Eravamo praticamente inseparabili“.
I due fecero delle gite insieme. Nel 1993 andarono a Puerto Penasco, diverse ore a sud dell’Arizona, in un viaggio che ispirerà una canzone dell’album, Morei Sky. “C’erano un paio di posti lì in cui ci fermavano per bere e fare festa. Eravamo seduti nel retro del furgone di un mio amico. Il sole stava tramontando. Chester esclamò: ‘Quel tramonto è fantastico, cazzo!’ Ero solito fare delle stampe su magliette e c’era un motivo chiamato Morei Silk Screen, e gli dissi che mi ricordava quel design. Chester disse: ‘Oh, è davvero un bel nome!’ Ha tirato fuori un quaderno e abbiamo iniziato a scrivere e riscrivere parole. Quel giorno e il successivo abbiamo delineato una canzone insieme. Ho scritto la maggior parte delle righe dei versi e lui ha scritto il ritornello, ed era così profondo, soprattutto alla luce degli eventi accaduti: ‘Se avessi una seconda possibilità mi farei perdonare.’”
Avendo una solida coppia creativa, i Grey Daze a metà degli anni ’90 iniziarono ad attirare l’attenzione di etichette e stazioni radio, suscitando clamore nell’entusiasmante scena musicale di Phoenix. “La rock band statunitense Gin Blossoms era appena esplosa”, afferma Sean. “C’era Alice Cooper. Ovviamente non era Los Angeles, ma era un ambiente dinamico con club come The Roxy, The Marquee e The Electric Ballroom. Ci esibivamo tre volte a settimana. Eravamo un gruppo di alto livello ai tempi; avevamo la nostra fanbase ed eravamo trasmessi in radio. Quando ci siamo esibiti ad una festa per il Super Bowl con Bush e No Doubt di fronte a una folla di 12.000 persone, i cantanti di altre band dicevano: “Ma chi siete? Siete fantastici.”
Ma la strada per il successo dei Grey Daze era piena di buche. Nel 1997, dopo aver registrato un album con l’etichetta Real Records, la band scoprì che il loro accordo con un’etichetta importante era saltato. Non c’erano soldi per completare la masterizzazione dell’album. A peggiorare le cose, l’etichetta si rifiutò di fornire al gruppo il materiale registrato. I Grey Daze furono costretti a ri-registrare e pagare quello che sarebbe poi diventato …No Sun Today. “Tutto ciò causò un grande stress emotivo alla band.” Ma nonostante il successo in radio e un accordo con la Warner Bros. per la registrazione di un demo, i Grey Daze presto si sciolsero.
“Mace stava affrontando molti problemi con la dipendenza”, afferma Sean. “Il mio ego era fuori controllo. Chester era davvero sotto pressione. Abbiamo suonato un concerto e Mace si è fatto vivo solo 15 minuti prima dell’inizio dell’esibizione. Eravamo furiosi. Stava assumendo droghe o quello che era. Abbiamo fatto schifo. Dopo 4 o 5 canzoni un tipo ci è venuto incontro, è salito sul palco e ha colpito Mace in faccia. È volato sulla mia batteria e ha rovinato l’intero concerto. Siamo usciti sul retro del club e abbiamo iniziato a urlare l’uno con l’altro. Io ero arrabbiato con Mace. Chester era arrabbiato con Mace. Bobby (Benish, ex chitarrista) era arrabbiato con Chester. Abbiamo iniziato a urlarci addosso ognuno di noi ha detto ‘Fottiti, fottiti e fottiti’. Siamo andati ciascuno per la sua strada e non riuscivamo a passarci sopra.”
Per uno scherzo del destino, sia Chester che Sean lavorarono con nuovi gruppi: Chester con gli Xero (che sarebbero diventati i Linkin Park) e Sean con i Waterface. Entrambi i gruppi pubblicarono i loro dischi di debutto nel 2000, ma con risultati completamente diversi. I Waterface scomparvero, ma i Linkin Park pubblicarono Hybrid Theory, uno degli album di maggior successo di tutti i tempi. Inevitabilmente, il destino avverso che ha cancellato il Grey Daze dalla storia della musica ha portato al rancore. “Questo è uno dei motivi dietro al nostro litigio”, afferma Sean. “Sono stato il testimone di Chester al suo primo matrimonio. Ero il suo migliore amico. Quando il gruppo si sciolse, ci fece così male che non ci siamo parlati per due anni. Ho lasciato l’altro progetto musicale e l’intero settore musicale. Poi, nel 2001, Chester mi ha chiamato. Disse: ‘Mi manchi, amico’. E anche lui mi era mancato.”
Sean era a Las Vegas il 20 luglio 2017, intervistando potenziali membri del Club Tattoo locale. Mentre parlava, il suo telefono iniziò a lampeggiare sulla scrivania – una, due, una dozzina di volte. “Stava esplodendo. Mia moglie aveva telefonato. Stava succedendo qualcosa.” Quando Sean chiamò casa, scoprì l’orribile notizia. Chester era morto suicidandosi, ma nonostante la tragedia venisse citata in TV, Sean era sicuro che fosse una bufala. Doveva esserla. Ha parlato con Chester solo un paio di giorni fa. “Era così felice per le cose che stavano succedendo. Aveva detto. ‘Non vedo l’ora di iniziare a provare’. Chester era pieno di vita. Non aveva senso per me che questo fosse successo.”
Con Sean intento ad affrontare le turbolenze emotive dopo la scomparsa di Chester, la rinascita dei Grey Daze fu accantonata. “Ho provato a stare con tutti gli altri, non pensavo che avrei potuto piangere da solo la sua perdita fino a diversi mesi più avanti.” Quando finalmente ricordò il lavoro incompiuto che aveva iniziato con Chester, Sean decise di andare avanti, ma non prima di aver ricevuto l’approvazione dalla moglie di Chester, Talinda. “Mi disse, ‘Mi fido di te, so che non farai nulla per macchiare Chester.’ Non penso che abbia ascoltato l’album perché è molto difficile per lei, ma ci sono persone attorno a lei che ne sono rimaste colpite.” In una dichiarazione dell’11 dicembre, Talinda ha affermato come “[Chester] volesse che i fan ascoltassero tutto ciò che ha fatto e il suo viaggio musicale è iniziato con i Grey Daze… Questo progetto è uno dei modi con cui possiamo continuare a raccontare la storia di Chester e connetterci con i suoi fan.”
Il piano originale di Sean era di pubblicare le canzoni senza un’etichetta discografica. “Avevo intenzione di metterlo fuori così i fan potevano finalmente ascoltare la musica”, afferma Sean. “Questo è tutto. Non ero megalomane”. Ma quando le notizie sul lavoro ai brani raggiunsero Tom Whalley – fondatore della Loma Vista Records e partner di lunga data dei Linkin Park – i Grey Daze trovarono un sostenitore appassionato, sebbene ci fossero alcune ragionevoli perplessità iniziali. “All’inizio ero riluttante, perché non capivo le motivazioni”, afferma Tom. “Erano amici che cercavano di trovare un modo per rendergli rispetto? Un album tributo? Cos’era? Una volta che sono venuto a conoscenza dell’intera storia, che Chester e i suoi compagni di band dei Grey Daze avevano pianificato di andare in tournée e ri-affrontare queste canzoni sotto un approccio moderno, e le persone dietro l’album erano impegnate a soddisfare la visione di Chester, ero a bordo… Era promettente. Ho amato i testi. La musica era buona, ma datata. Posso comprendere come mai Chester, Sean e il gruppo volessero usare una maggiore sonorità e produzione moderna.”
Con il progetto trasferito agli NRG Studios di Los Angeles, la creazione aggiornata dei Grey Daze prese forma. La palese atmosfera anni ’90 del materiale del gruppo venne incontro a una struttura più dura e complessa. Elettronica immediata e armonie riflessive sono state unite alle chitarre impennanti di The Down Syndrome. La traccia d’apertura Sickness è diventato un pezzo trasudante di post-grunge, mentre il liricamente tetro Just Like Heroine (“È giunta l’ora di sparire, di morire per terra”) ha preso spunto dai primi lavori dei Garbage. Altrove, James “Munky” Shaffer e Brian “Head” Welch dei Korn hanno impresso la loro personalità su B12. “Sembra un mashup tra i Grey Daze e i Korn“, ha detto Sean. “È stato fantastico. Chester adorava Munky.
Dal momento in cui le registrazioni e il missaggio erano completati, Sean è rimasto con 11 brani che fondono il grunge aggiornato dei Grey Daze con la pura e giovane incarnazione della voce di Chester sfregiata dall’anima. Durante il processo, Sean ha avvertito la pressione di ogni nota, ogni ritornello.
“Sono veramente orgoglioso di come abbiamo curato questa musica“, ha detto. “Ma, cavolo, ho il peso del mondo sulle mie spalle. Non solo non voglio deludere il mio amico, ma voglio assicurarmi che questo sia qualcosa su cui Chester avrebbe fatto i salti di gioia. Non volevo mandare tutto all’aria.”
Sia celebrativo che emotivo, il disco rappresenta un’eco sentita del potere di Chester Bennington. Le urla catartiche che in seguito avrebbero definito il suono distintivo dei Linkin Park in sette album in studio sono presenti ovunque; comprese le tenere armonie straziate dall’amore. E in un contesto emotivamente pesante, [la voce] ruota attorno a un travolgente senso di perdita, rimpianto e ammirazione – uno stato d’animo così tragicamente familiare a chiunque senta la voce di ritorno di un’icona scomparsa. “Penso che molte persone potrebbero piangere la prima volta che lo ascolteranno”, dice Sean, con rammarico.
Sono trascorsi 29 anni dal primo movimentato incontro con il suo defunto amico, ma grazie al lavoro di Sean, fatto con amore, la voce di Chester Bennington ora risuona dalla capsula del tempo grunge. Questa è la voce di un giovane adolescente, ferito ed estraniato. Un grido profondo che suona ancora incredibilmente vivo.
In conclusione all’articolo, Kerrang! ha inoltre ritagliato uno spazio relativo alla realizzazione di Soul Song attraverso i ricordi di Sean Dowdell e Jamie Bennington.
Sean: “Ho detto: ‘Sarebbe bello se uno dei figli di Chester cantasse in questo album.’ Se fosse stato vivo, penso sia qualcosa che gli sarebbe piaciuto fare. Abbiamo invitato Jamie ed è stata un’esperienza davvero speciale. Abbiamo finito per usare il microfono che Chester ha usato durante la registrazione di Hybrid Theory.“
Jamie: “Non ascolto la musica di mio padre e non l’ho ascolta da quando è morto. Ho fatto un’eccezione per Sean quando ho accettato di registrare le parti vocali. Non avevo dubbi che sarebbe stata una sfida entrare in stanza e offrire una performance di fronte a tutte quelle persone. Fortunatamente, ho studiato musica al college e tutta la mia formazione è tornata in un batter d’occhio. Alla fine, ho smesso di prestare attenzione al disagio causato dalla necessità di ascoltare la sua voce in ripetizione in una cabina vocale.“
Sean: “Jamie ha molto di suo padre. Ha un senso dell’umorismo secco e leggero. È divertente. Ha la stessa risata di suo padre. Lo vedo in lui.“
Jamie: “Nonostante la sua mancanza di formazione musicale, mio padre ha sempre avuto un grande senso del ritmo e dell’armonia, che è di gran lunga la cosa più interessante di quelle prime registrazioni. C’è una forte componente tecnica in quasi tutto. Stava facendo cose di cui non aveva la benché minima idea. Analizzando il brano in quel modo mi ha ricordato i miei falliti tentativi di insegnargli la teoria musicale. Se fosse stato un po’ più paziente, avrebbe potuto facilmente padroneggiare tutte le altre direzioni musicali con cui ha sperimentato durante la sua vita. In gioventù, ha suonato bene come avesse una carriera ventennale alle sue spalle.“