The Hunting Party: nuovo track-by-track

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Dopo Rolling Stone e Loudwire, anche AltWire ha avuto la possibilità di analizzare Guilty All the Same e gli altri cinque brani estratti da The Hunting Party, ovvero Keys to the KingdomAll for NothingWastelandsUntil It’s Gone e Rebellion.

Lo staff di Linkin Park Italia ha preparato per voi la traduzione completa di questo nuovo track-by-track. Buona lettura.

KEYS TO THE KINGDOM

Confermato come il brano di apertura di The Hunting Party, questa traccia non spreca tempo a introdurti verso l’obiettivo del gruppo e la dichiarazione di missione per questo disco, offrendo un pugno diretto sul viso grazie a Rob Bourdon che, sullo stile dei Black Flag, offre alcuni dei suoi più rapidi e feroci drumming in un album dei Linkin Park. Sentendosi a livello di influenza [musicale] come un cugino punk-rock del brano Victimized (proveniente dall’album del 2012 Living Things), il cantante Chester Bennington urla le sue frustrazioni sopra un alto numero di ottani della strumentazione del brano, lamentandosi con l’ascoltare “Sono la mia vittima; Faccio cazzate in tutto quello che dico, lottando nella futilità“.

ALL FOR NOTHING

Un cenno chiaramente intenzionale agli Helmet in tema di influenze e stile (tanto che il cantante degli Helmet Page Hamilton appare in questa traccia), All for Nothing viene fuori come una sfida ai critici e ai detrattori del gruppo, mentre li invita estendendo un dito medio all’intensificarsi della canzone. Mike Shinoda spara indietro a coloro che tentano di controllarlo, affermando con aria di sfida “No non sono il tuo soldato, non prendo alcun ordine, sono un sovrintendente generale di fanteria a cinque stelle…” L’ospite Page Hamilton interviene per cantare il ritornello sullo stile dei Sum 41 da Chester Bennington non appena quest’ultimo pronuncia “Sto andando ad ottenere ciò che merito.

GUILTY ALL THE SAME

Dalla sua introduzione vescicolare di due minuti fino al suo finale strillante, il singolo colpisce come un uragano dal primissimo secondo senza mollare [l’ascoltatore]. Guilty All the Same non presenta gli elementi elettronici che erano stati trovati nel materiale più recente del gruppo, ma offre invece qualcosa di più forte, duro e cattivo di quanto abbiamo ascoltato dai Linkin Park. Il brano presenta inoltre un’apparizione a sorpresa da parte della leggenda hip hop Rakim, segnando per la prima volta la partecipazione di un artista ospite in un album in studio del gruppo. È nuovo, è emozionante, è impegnativo ed è rinfrescante in un momento in cui la musica rock ha probabilmente perso un po’ del suo margine.

WASTELANDS

Gli appassionati del progetto parallelo di Mike Shinoda, i Fort Minor, saranno senza dubbio impressionati dallo squisito tappeto ritmico e dai giochi di parole che Mike Shinoda offre sopra il risoluto incedere del battito di batteria e i riff distorti di chitarra di Wastelands che pervadono per i tre minuti e passa del brano. Una disquisizione confidente delle sue abilità rap, Shinoda mette in mostra tutte le sue capacità mettendo in chiaro “Questa è una guerra senza armi, marciando senza passi, uccidendo senza armi, ostile in tutte le direzioni” ed informando gli altri MC di fare prima “i conti” perché “non c’è uguale, un John senza una Yoko, più potenza, meno persone…” completato da un ritornello con testi incentrati su uno scenario apocalittico, questo brano colpisce duramente e lascia tutti con la consapevolezza che Mr. Shinoda può stare al passo con i migliori di loro [degli MC].

UNTIL IT’S GONE

Iniziando con una linea di sintetizzatori che ricorda molto quella di Numb del 2003 dal loro secondo successo Meteora, Until It’s Gone fa una brusca virata in un inaspettatamente minaccioso inno rock gotico, dimostrando di essere uno dei più atmosferici e dissimili brani tra questi primi sei. Mi ha preso di sorpresa al primo ascolto, ed è al momento una delle mie preferite che il gruppo abbia fatto in tempi recenti.

Con i suoi maestosi cori ed un intenso sfondo orchestrale questa canzone resta con te e continua ad inlfuenzarti anche dopo che… beh, “se n’è andata“.

Come atmosfera è molto simile al lavoro del 2010 – A Thousand Suns – in cui Chester guarda indietro tristemente e con dispiacere ad una relazione fallita, cantando “Pensavo ti avrei tenuta al sicuro ed in salvo, ho pensato ti avrei resa forte, ma qualcosa mi ha fatto capire che mi ero sbagliato.” Non sarebbe fuori luogo aspettarsi questo brano come prossimo singolo anche per il suo sound memorabile e per le melodie potenti.

REBELLION

Dal punto di vista sonoro simile a un brano dei System of a Down nell’era Toxicity, il suono di chitarra “simbolo” di Daron Malakian è totalmente in mostra mentre assesta un riff di 16 note ardentemente veloce sullo sfondo del cantato principale di Mike Shinoda, interrompendosi momentaneamente per i ritornelli in cui Chester Bennington prende possesso del microfono per cantare “Noi siamo i fortunati, imitazioni di una ribellione“. Dipingendo l’immagine di una società in rovina, Rebellion arriva alla chiusura con un pesantissimo intermezzo che pompa cazzotti con “Ribellione! Ribellione! Uno ad uno cadiamo da parte!“.

Mentre i fan dei SOAD hanno atteso per un nuovo album che sembra non arrivare mai, potrebbero semplicemente trovare quello che tanto gli mancava su questo brano rock ultra-pesante che combina lo stile alternative-metal dei System con il suono punk dei primi anni novanta che influenza e permea la maggior parte dei brani di The Hunting Party. Garantito per essere uno dei preferiti della folla se mai verrà eseguito dal vivo, questo brano verrà inserito senza alcun dubbio tra i preferiti di tanti fan della musica rock quando l’album uscirà a giugno.

 

L’attesa è vicina…

Fonte: AltWire