Lunga intervista a Chester da SuicideGirls.com

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Nicole Powers: Complimenti per il nuovo album.

Chester Bennington: Grazie.

NP: E’ strano, perchè quando siete apparsi sulla scena musicale mondiale, eravate conosciuti come questa pop/rock/rap combo ibrida, ma con questo album siete andati in una direzione molto differente.

CB: Abbiamo deciso che non ci sentivamo a nostro agio a ricadere su cose che erano scontate per quanto riguarda il modo in cui scriviamo musica. Creativamente e stilisticamente parlando, quando la cosa ovvia e naturale da fare è andare di chitarre pesanti sul ritornello, allora non farlo. Facciamo qualcos’altro e vediamo se possiamo ancora ottenere quell’energia senza l’utilizzo di tutti i nostri vecchi trucchi.

NP: Nel 2008 avete annunciato che questa quarta release sarà un concept album. E’ ancora valida quest’affermazione?

CB: Abbiamo iniziato girando attorno all’idea di realizzare un concept album ed questo ci sembra come una sorta di sfida, creare un album che poteva essere riconosciuto come qualcosa da ascoltare interamente. Questo era qualcosa di interessante per noi.
Quando abbiamo iniziato a scrivere, siamo andati in studio e ci siamo detti, ok, non stiamo a pensare alla struttura delle canzoni. Non pensiamo alle solite cose. Non facciamo le nostre solite canzoni, per dire. Lasciamo solo che le cose fluiscano e siano libere. Così, quando abbiamo buttato via il libretto delle istruzioni, a quel punto l’idea del concept sembrava come se stessimo nuovamente cercando di inscatolarci creativamente.

Il bello del fare un concept album divenne poco interessante a quel punto, perchè ora improvvisamente dovevamo scrivere tutte queste canzoni su una storia specifica. Questa cosa ci creava mentalmente troppi limiti creativi. Così abbiamo deciso di concentrarci nella creazione di suoni che fossero per noi interessanti, che fossero diversi … lasciando che le canzoni diventassero semplicemente le canzoni che volevano essere.

E’ interessante come, nei testi e nei suoni, abbiamo iniziato a notare che ci fosse  un tema molto politico, spirituale, che legasse tutto insieme. Sembrava proprio che funzionassero bene insieme tra di loro e qualcosa stava accadendo. Quando abbiamo iniziato a mettere insieme l’album alla fine, cercando la corretta scaletta dei pezzi, improvvisamente abbiamo trovato la “sequenza magica” … sembrava come se avessi creato quel concept album che volevamo fare inizialmente ma senza obbligarci a scrivere un tema o storia specifica.

E c’è davvero un chiaro scopo visivo e creativo dietro a quest’album. Io avrei voluto rilasciarlo come una singola traccia, e non separarlo in segmenti, o in canzoni diverse o cos’altro. Ho pensato che sarebbe stato divertente proporlo come una unica canzone da 48 minuti.

NP: Giusto. Stavo parlando con uno dei tuoi colleghi dietro le quinte, e diceva che siete arrivato ad un punto in cui quando facevate un cambiamento nell’album, lo ascoltavate di fatto interamente dall’inizio, quindi il processo produttivo è stato molto laborioso. Stava scherzando sul fatto che sarebbe stato grande se foste stati sotto effetto di droghe.

CB: Si. Quella è stato uno dei nostri primi discorsi sulla lavorazione dell’album; Guardiamo agli album del passato che secondo noi hanno un sound concettuale. Magari non necessariamente nei temi, per esempio, non come Tommy. Non una Rock opera. Ma, album che ci dessero una chiara visione di quello di cui la band volesse parlare, e [album che si fanno] ascoltare dall’inizio alla fine perchè davvero sono un’esperienza. [Musica che] ti porta fuori dal mondo reale, in un luogo diverso, e suona come se la band si fosse presa le migliori droghe di sempre per realizzarlo. Eravamo quasi come, in che modo possiamo fare un album che ti faccia sentire come in fuga ? Come se fossi fuori di te, quasi come essere sotto effetto di droghe, per esempio Volevamo fare un album che avesse quel tipo di effetto. Volevamo un album che fosse una esperienza multi-sensoriale.

NPCosa speri che le persone si prendano da questo album ?

CB: Quel che davvero spero è che le persone capiscano riguardo la band che non abbiamo paura di raccogliere una sfida. Non abbiamo paura di spingere noi stessi. Non abbiamo paura di sfidare i nostri fans facendo qualcosa di diverso. Sai, vogliamo davvero metterci in riga e cercare di realizzare arte, e, non fare semplicemente hit radiofoniche che siano orecchiabili o suonino come delle cantilene che entrano in testa. Quel tipo di canzoni sono grandi, ma non vogliamo ripeterci e non vogliamo continuare semplicemente a fare musica soltanto per per avere successo con essa. Vogliamo realizzare musica che suoni importante ed è artistica e consistente. Che ci riusciamo o no sta a chi ascolta decidere.

NP: Beh onestamente credo che ci siete riusciti – assolutamente e categoriacamente. Sono stata veramente colpita dallo show dell’altra notte (vedi la gallery). Lo spettacolo coi laser che avete fatto, potreste davvero andare in tour con quello senza mai salire su palco. E’ stato davvero forte.

CB: Ci abbiamo scherzato su. Abbiamo detto come, quello è figo, mandiamo il record in giro con quello, così che possiamo stare a casa coi nostri figli. Credo che ultimamente, dove mi piacerebbe andare, è raccogliere cose come quell’esperienza ed incorporarle nei nostri spettacoli live. Per gli scorsi 10 anni, l’energia della band e la musica è stata quello che la gente veniva a vedere. Non gli interessavano i grandi e colossali spettacoli coi laser, o le esibizioni “da circo” che succedevano intorno a noi. Vorremmo mettere in piedi proprio il contrario questa volta. Vogliamo realizzare un grande show che suoni bene e sia grande da vedere. E questo tipo di cose, come lo spettacolo coi laser per il nuovo album, sono proprio quelle piccole cose che facciamo per aiutare ad ispirarci delle novità nei live, così da portarli su un altro livello. Mi piacerebbe inserire un qualche tipo di occhiali prismatici e laser ai nostri show per poter offrire alla gente l’opportunità di essere totalmente fuori di se e godersi l’album in tre dimensioni.

NP: Beh io davvero spero che la gente possa godersi quello che ho potuto vedere io l’altra notte. E’ stato davvero fenomenale. Come è venuta fuori l’idea per quel tipo di show ?

CB: Di fatto, nessuno di noi della band aveva mai visto prima qualcosa del genere prima di quella notte. E’ stata una grande sorpresa per noi così come per tutti gli altri presenti. Stavo parlando con il nostro manager, e gli ho detto che volevo fare qualcosa di speciale per questo album. Lui è ritornato dicendo, “Sai quegli spettacoli coi laser dei Pink Floyd ? E se facessimo una cosa del genere ?” Io gli ho risposto “Fallo fot*tutamente succedere, amico“.

NP: Quindi, cosa cè nell’immediato futuro per i Linkin Park ?

CB: Stiamo per andare in Sud America, per 5 shows. Poi in Europa e Australia, e in Nuova Zelanda prima della fien dell’anno. Poi, dopo la fine delle vacanze, ritorniamo indietro per gli Stati Uniti e il Canada, poi in Asia, di nuovo in Europa e ancora negli Stati Uniti, e si spera riusciremo a visitare anche altre zone.

NP: Come osate far uscire l’album e farci aspettare così per gli shows. Stuzzicate!

CB: Lo so, è dura. Una delle cose che è sia una benedizione che una maledizione, è che siamo diventati una band che ha fans per tutto il mondo, ed esso è davvero un grande posto. Gli USA hanno avuto “tanto Linkin Park”, e ci sono posti che non ci hanno avuti moltissimo: il Sud America è uno di questi posti. Suoneremo in Abu Dhabi, non ci siamo mai stati prima. Suoneremo in Tel Aviv, non siamo mai stati lì. Ci piacerebbe andare in Sud Africa, suonare lì. Ci sono un sacco di posti dove non siamo stati. Non abbiamo suonato spesso in Canada. Ci sono tanti posti che vogliamo raggiungere stavolta. Credo che quando torneremo negli Stati Uniti con i nostri show, saremo in un posto davvero buono in termini “visuali” e riguardo al fatto che incorporeremo più del nuovo album. E le persone saranno molto più familiari con l’album stesso a quel punto, quindi credo che per noi sia meglio fermarsi un attimo e tornare lì quando staremo semplicemente spaccando.

NP: Con quest’album credo vorrei vedervi fare uno show dove performate l’album nella sua integrità.

CB: Oh, sicuramente. Sono d’accordo al 100%…Credo sia qualcosa che potrebbe accadere sicuramente in futuro. Penso che una volta le persone abbiamo ascoltato l’album e riescano ad assorbirlo per un pochetto, e sentire davvero a cosa si riferisce e dove potrebbe andare, credo che a quel punto potremmo definitivamente tornare e dire: “Ok, faremo uno show davvero bello, visivo, che incapsula la “vibrazione” dell’album, viene fuori e fa ciò, e forse torna indietro per il bis e suona otto o nove hits.

NP: Non riesco a credere di star incoraggiando un artista a fare un tour senza suonare dei grandi successi, ma quest’album è così bello…

CB: Grazie, ma hai ragione. Hai perfettamente ragione. Stai predicando per convertirti. Sono d’accordo al 100%. Tipo, voglio suonare solo la roba nuova. La amo. Credo ci spingerà a diventare una band migliore e sfidare noi stessi in quel senso. Ma allo stesso tempo, è un album nuovo e sarà una sfida per molti fans “girare” le proprie teste andando da Hybrid Theory…

NP: A The Dark Side Of The Moon.

CB: Esattamente. Sono sicuro che una volta che le persone possano vivere con esso, digerirlo, ed esaminarlo in una maniera che dà loro il tempo che serve, sarà il momento di tornare indietro e fare qualcosa di speciale con quest’album e suonarlo per intero.

NP: Quando sei in tour, quali sono le cose essenziali che ti porti dietro per passare il tempo?

CB: Beh, per i primi 6 o 7 anni della nostra carriera, era un’enorme borsa di erba, qualche sigaretta, Jack Daniels e un barbeque. Questo ero tutto ciò che mi serviva per andare avanti. Ora che sto invecchiando e sto andando via, pezzo per pezzo, le cose che fanno una grande differenza sono portare la mia famiglia con me e rimanere in contatto con i miei bambini e mia moglie. Le cose davvero importanti in vite come quella – non perdersi su quelle pietre miliari nelle vite dei miei figli. Credo sia importante. Mi piace rimanere in contatto in questo senso.
Ho una routine davvero mondana. Mi alzo, faccio colazione, mi alleno, vado a correre. Salgo sull’aereo per andare allo show, faccio un’intervista, mi scateno, torno indietro e mi alleno prima di andare a letto. Lo faccio tutti i giorni. Poi mi sveglio presto per fare qualcosa di divertente con i miei bambini quando vengono. Quando non sono qui, mi importa solo di andare nella modalità “prendersi cura di me stesso in modo da suonare al massimo delle mie capacità” – che non è più grandi borse di erba o Jack Daniels. Ho smesso di fumare 4 anni fa, ora mi alleno e vado a correre. Mi sento come se avessi rovesciato su me stesso il ruolo di cosa dovrebbe significare “essere una rockstar”.

NP: Così come un album è più della somma delle sue parti, penso che una band sia più della somma dei singoli elementi. Avete avuto una lineup piuttosto stabile dal ’99. Cosa fate per conservare il feeling nella band e far sì che tutto funzioni?

CB: Credo che siamo tutti dei ragazzi piuttosto sensibili. Credo ci sia una regola aurea all’interno della band. Non ci trattiamo con disprezzo. O almeno, proviamo a non farlo. Credo che il 98% del tempo siamo molto rispettosi l’uno dell’altro. Sappiamo come affrontare le critiche. Se a qualcuno non piace qualcosa, piuttosto che insultare, “Questo fa fottutamen*e schifo, liberiamocene”, parliamo di cosa gli manca per andare bene. La comunicazione è tutto.
Rispettiamo le reciproche vite private e cerchiamo di incoraggiare famiglie, figli, mogli, fidanzate ad essere in giro ed essere coinvolte. Abbiamo bisogno di essere un posto per le famiglie, altrimenti non ce la faremmo, ne abbiamo bisogno come esseri umani. Abbiamo bisogno di questi contatti con la nostra anima, col nostro cuore, con la nostra mente per sopravvivere alla veglia di 22 ore dei tour, cosa che odiamo. Vogliamo essere creativi e produrre, scrivere, fare tour, trovare un equilibrio con la famiglia. Siamo tutti sulla stessa barca. Credo che questa sia la chiave. Sappiamo fin dove possiamo spingerci, perchè ci piace lavorare. Ma sappiamo anche che ogni tanto abbiamo bisogno di tirare i remi in barca a dedicarci a chi ci supporta davvero.

NP: A parte suonare in posti differenti, ci sono alcuni obiettivi che vorresti raggiungere per questa band?

CB: Si. Vogliamo assolutamente rilasciare nuovi album, più velocemente. Vorremmo pubblicare un album ogni anno. Ma, data la natura del business…il business è il touring, ora, quindi non puoi star seduto in studio tutto l’anno.
Porteremo praticamente lo studio con noi in tour, e lavoreremo sulla nuova musica mentre siamo in tour. E durante le pause tra i tours saremo dentro e fuori lo studio, lavorando al nuovo album. Credo che facendo ciò, saremo speranzosi di poter rilasciare un album ogni due anni invece di tre o quattro, come di solito abbiamo fatto. E’ qualcosa che mi piacerebbe vedere avverarsi.
Poi, con A Thousand Suns che funziona in questo modo, credo davvero sia tempo per noi di saltare in show visivamente allettanti, che sono esteticamente ed artisticamente molto più intricati e coinvolti rispetto ai nostri “mettiamo un video sugli schermi dietro con qualche schizzo e uno sfondo dei Linkin Park”. E’ figo, e ha funzionato davvero bene per noi finora. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, live. E’ quello per il quale siamo conosciuti. Ora è il momento di portarlo ad un nuovo livello. Mi piacerebbe vedere noi riuscire a realizzare anche ciò.

 

Intervista tradotta da Renji, Hackuity Arc e Fabio
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