Mike Shinoda ha scritto un post sul suo blog, nel quale parla della sua perplessità sulle nuove band che fanno della registrazione in studio la loro unica arma, a scapito delle esibizioni live.
Ecco la traduzione completa del post, leggetela perchè ne vale la pena:
Stavo facendo colazione con un mio caro amico chiamato Mark, e ci siamo trovati a parlare di vedere “nuove” band in concerto. Mark è andato recentemente a Coachella (un festival musicale in California, ndr), e mi stava raccontando dei suoi artisti preferiti e di quelli che invece l’hanno deluso. Si è chiesto come mai alcune band sembrino tanto esperte in studio quando nei live invece non sembrano reggere affatto il confronto. Mi/ci è venuto in mente un pensiero durante la conversazione e voglio condividerlo qui per discuterne:
Oggi c’è un surplus storico di “artisti da registrazione” e un deficit di “performers.” Ed è probabilmente colpa della tecnologia.
Trent’anni fa se volevi essere un musicista professionista dovevi iniziare risparmiando soldi per comprarti lo strumento. L’avresti comprato ed avresti iniziato ad imparare. Poi, probabilmente, avresti preso lezioni e fatto pratica, pratica, pratica. Ti saresti unito ad altri musicisti in casa di qualcuno per strimpellare le canzoni di qualche artista e magari ne avresti scritta qualcuna per conto tuo. Quindi avreste spianato la vostra carriera iniziando a suonare dal vivo. Magari iniziando a suonare cover per poi continuare suonando le vostre canzoni. Se tutto fosse andato a gofie vele vi sareste costruiti una base di fans che avrebbe sparso la voce in giro. Magari un’etichetta discografica avrebbe potuto sentirvi e farvi firmare un contratto, e FINALMENTE sareste stati in grado di registrare le versioni professionali delle vostre composizioni. Fino a quel momento avreste speso migliaia di ore a suonare insieme e le registrazioni dei vostri album avrebbero catturato l’essenza di come realmente suonate: la magia che tutti avrebbero colto se vi avessero ascoltato suonare dal vivo.
Oggi molte persone saltano subito alla registrazione. Gli strumenti per creare un grande album sono tanto economici quanto gratis: come GarageBand su Mac o le stupefacenti comunità di registrazione online come BOJAM, quasi tutti possono avervi accesso per creare dischi di qualità. Non ci sono ostacoli particolari tra un amatore e il suo interesse nell’imparare a scrivere, registrare, e mixare musica. Stando così le cose, c’è un’intera nuova generazione di artsti che sono diventati davvero bravi a fare questo. Passano migliaia di ore a scrivere e registrare. Iniziano ad affinare le loro abilità fin da giovane età, componendo musichette pop e inni alternativi sui loro laptops, comunque e dovunque loro vogliano. Mettono le loro canzon online..e occasionalmente una canzone decolla in un vortice virale.
Ma poi?
Diciamo che la canzone diventa popolare; se firmano con un’etichetta discografica o lavorano indipendentemente, la pirateria fa’ sì che l’mp3 non guadagni molti soldi online. E il gruppo ha bisogno di raccimolare un pò soldi per pagare l’affitto, comprare strumenti, costruire una band. Quindi iniziano a pianificare il loro “tour”. Ma non hanno molta esperienza a suonare dal vivo. Saranno molto bravi con i loro strumenti, ma non sanno sfruttarli sullo stage. L’album ha dozzine di suoni stratificati su ogni canzone e loro sono solo 4 membri. Il batterista non sa tenere il tempo con il ritmo del singolo perchè era una drum machine ad occuparsene durante le registrazioni e la voce del cantante sembra orribile senza Auto Tune.
Uno dei posti dove un “ascoltatore” diventa “fan” è proprio il concerto, e se non sai giocartela bene dal vivo, hai perso. Nel caso di Coachella c’erano alcune band che avevano l’intero pacchetto, alcune erano forti perchè suonavano come l’album, altre erano forti perche suonavano in modo differente dall’album. C’erano più che altro band rock che suonavano bene insieme, e band elettroniche che hanno portato in vita l’energia delle loro registrazioni sullo stage. Ma nel mezzo -e in generale la maggior parte delle volte- il mondo sta conoscendo artisti con album e canzoni incredibili ma che non trasmettono magia durante i concerti.
La mia band ha sempre avuto che fare con questi problemi in passato, in un modo o nell’altro. Siamo cresciuti registrando al computer, nel periodo in cui il software di registrazione divenne accessibile al ragazzo medio. Quando conoscemmo un produttore esecutivo per la prima volta non avevamo mai suonato a nessuno shows. In quel momento abbiamo capito che avevamo bisogno di iniziare a suonare dal vivo e ad esercitarci sulle nostre nuove canzoni cosi da portarle eventualmente sullo stage. Sarebbero passati degli anni prima che qualcuno avrebbe sentito il nome dei Linkin Park. Siamo stati fortunati abbastanza da passare indenni dai nostri peggiori errori durante i nostri goffi show quando eravamo ancora una baby-band, senza contratto, senza un milione di persone che venivano a vedere a cosa era dovuto tutto quell’hype e dal momento in cui “In The End” colpì il mainstream, probabilmente abbiamo suonato 150-200 show insieme ed abbiamo lavorato un sacco.
Non sto assolutamente dicendo che essere un maestro della registrazione non è una cosa buona. Sto solo dicendo che è un gioco con un sacco di competizione, dovuto alla facilità di parteciparne.
Se volete durare, le performance live sono la chiave. Dopo tutto, se siete bravi in quello, potete facilmente assumere qualcuno che vi registri.
traduzione di Stuz
fonte: MikeShinoda.com