Mike e Joe intervistati da Collider

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Mike e Joe sono stati intervistati da Collider.com al Comic-Con di San Diego ed hanno parlato di vari argomenti, come l’imminente Carnivores Tour, come scelgono le canzoni da mettere in setlist per i concerti, The Hunting Party e film e colonne sonore come Mall e The Raid.

Collider: Mike, hai fatto un ottimo lavoro per la colonna sonora di The Raid e Joe, ora stai espandendo i tuoi interessi verso la regia di lungometraggi. Avete entrambi pensato di estendere i vostri orizzonti artistici da un po’ di tempo a questa parte?

Mike: Sì. Per quanto mi riguarda, se dovesse arrivare il giusto film, lo rifarei di nuovo. Il primo film per cui ho prodotto la colonna sonora è stato The Raid. Non si tratta di budget. Si tratta di qualcosa di cui io sono stato entusiasta di lavorarci su. Se capiterà, vedremo. Sto tenendo gli occhi aperti. Ma sinceramente, abbiamo appena buttato fuori il nuovo album, The Hunting Party, e partiamo per il tour negli Stati Uniti l’8 agosto. Saremo fuori per sei settimane e poi saremo in Europa. Siamo molto occupati.

È snervante essere in tour?

Mike: No, non lo è. Solo se suoniamo molta roba complicata e nuova. In questo, penso che abbiamo praticamente tutto sotto controllo. Ci sono minimi cambiamenti. Abbiamo aggiunto un paio di brani che non abbiamo suonato nell’ultimo tour. Ma per la maggior parte, siamo davvero ansiosi di salire sul palco e suonare.

Come fate a prendere decisioni su quello che è da suonare dal vivo oppure no? Ci sono brani che dovete suonare obbligatoriamente ad ogni concerto?

Mike: Non c’è niente che dobbiamo suonare. È una decisione nostra. Ma alla fine, sappiamo bene che ci sono fan che si aspettano di sentire certi brani ed altri fan, altre. Un fan viene da noi e ci chiede “Ehi, suonereste ‘And One’ di Hybrid Theory EP?” e noi siamo tipo “Beh, possiamo. Ma immagina se togliessimo ‘In the End’ o ‘One Step Closer’ per farle spazio. 200 persone andranno fuori di testa nel sentirla, ma poi ci saranno 20mila deluse dal fatto che abbiamo tolto quelle due”. È una decisione che facciamo sempre. Una cosa del nostro album, The Hunting Party, è che è stato scritto per il palco, per i concerti. Vogliamo suonare dal vivo più brani possibili di quell’album. Al momento, credo che abbiamo nella setlist cinque brani, che è un buon quarto dell’album. Dal vivo suoniamo ancora roba per cui la gente ci conosce, ed anche roba nuova.

Fin dall’inizio, avete dimostrato il proprio apprezzamento per i vostri fan. Questa costa è sempre stata importante per voi?

Joe: Abbiamo iniziato come appassionati di musica. Non ci perdiamo la testa per questo. È solo qualcosa che abbiamo sempre fatto, fin dall’inizio. Noi trattiamo i nostri fan come noi stessi avremmo voluto essere trattati da fan.

Mike: D’altro canto, abbiamo fatto anche noi le nostre esperienze. Mi ricordo che andai ad un concerto quando avevo 15 anni. Ci ha accompagnati il padre di un mio amico, il concerto era degli Anthrax e Public Enemy. Stavamo girando per il pubblico ed abbiamo visto che c’era Ice-T in mezzo. Sono sempre stato un grande fan del rap, quindi mi sono avvicinato a lui per chiedergli un autografo. La sua guardia del corpo ha lasciato far autografare roba solo a sei persone, ed io ero una di quelle sei, ma è stato così gentile e generoso da perdere un po’ di tempo rimanendo a chiacchierare con noi. Roba così ti rimane impressa, quando sei da quest’altro lato. È così che voglio che i fan abbiano un ricordo di noi, anche se abbiamo avuto una giornata sfiancante. Molte volte, quando incontriamo i fan, c’è sempre una rapida interazione tra di noi. Ma venendo ad un evento come il Comic-Con, anche se non mi siedo per un Meet & Greet per incontrare i fan, so già perché sono qui e quali sono le loro passioni, il che è figo per me.

Joe, hai fatto un sacco di esperienza come regista di video musicali, ma quello di dirigere un lungometraggio è sempre stato uno dei tuo obiettivi?

Joe: Si, penso che mi sia sempre girato per la testa. Nel corso degli anni, è diventato sempre di più una realtà ed una cosa da fare. Così, quando ho ricevuto la sceneggiatura di MALL, mi son detto, facciamolo. Non è qualcosa che qualcuno potrebbe pensare, “Ehi, Joe ne sarebbe in grado?” anche se qualcuno l’ha fatto. Non è evidente, se vai a vedere i miei effetti visivi e conosci i miei lavori passati e l’amore che ho per il genere fantasy/fantascienza/azione. Ma ho davvero amato i personaggi, e quanto crudi e reali fossero. Ho davvero visto il film come un modo di mostrare veramente la dinamica, visivamente e come portare alla vita le storie nel film. E poi, per fortuna, abbiamo avuto la Paragon Pictures che l’ha prodotto e ci ha portato al Comic-Con per mostrarlo ai fan. 

Mike: Penso sia l’ideale. Stavo proprio pensando a questo, venendo qui. In contraddizione verso il più tradizionale dei film festival, almeno, nell’avere un ruolo fondamentale nel lancio della pellicola.

Joe: Vengo al Comic-Con da quando avevo 14 anni. Venivo da fan. Al tempo, volevo diventare un disegnatore di fumetti, quindi portavo il mio book per mostrarlo alla gente che mi interessava mi desse un parere. Alcuni di loro erano dei veri stronzi, ma altri molto simpatici. Venendo qui, mi è tornato alla mente.

Qual è stato il processo di post-produzione per MALL?

Joe: È praticamente lo stesso dei video musicali. È solo più difficile perché più lungo. Di solito, giriamo un video in due giorni. Su questo, ce ne siamo voluti 18. La post-produzione è la stessa, ma più lunga. E poi, c’è il suono da rifare e i dialoghi, questo genere di cose. Vedo tutto ciò come una cosa molto positiva perché sono tutte opportunità per rendere il film migliore.

Com’è stato lavorare con Vincent D’Onofrio, che oltre a recitare ti ha dato una mano con la scrittura della sceneggiatura?

Joe: È stato incredibile! Ha scelto il libro e ha scritto con Joe Vinciguerra e Sam Bisbee. Si potrebbe dare per scontato che sarebbe stato un maniaco del controllo, ma lui proviene dal teatro. E dal metodo Strasberg di recitare, e quando recita, lo vede come un’opera di gruppo. Se lui aiuta questa persona a recitare meglio, lui stesso ne trarrà vantaggio, e vice versa. L’ho notato subito, lavorando con lui, anche dal primo incontro. C’è stata quindi questa generosità da parte sua nella collaborazione, ma anche la sua fiducia verso di me, come regista, di lasciarmi fare le mie cose. È stato molto collaborativo. Ci venivano delle idee, ma lui era sempre tipo “Ok, come vuoi tu”. Non ci sono mai state controversie. Se credevo fortemente in una cosa, era sempre d’accordo. È una leggenda, veramente. Ho imparato molto da lui.

Fonte: Collider.com
Si ringrazia Mike Shinoda Clan