Bill Palmer di Beatweek ha intervistato il nostro Phoenix su diversi argomenti, come la creazione di A Thousand Suns o anche l’esecuzione dei prossimi concerti.
Ecco la traduzione dell’intervista:
La più grande band del decennio passato ha cambiato il suo sound. Di nuovo. Qualcosa nel DNA dei sei ragazzi noti come Linkin Park apparentemente li costringe a distruggere il proprio sound e ripartire da zero con ogni nuovo album, una cosa che non è mai stata così evidente come con il nuovo album, A Thousand Suns , che rappresenta un territorio sonoro e concettuale ancora inesplorato per loro. “Ci potrebbe essere un equivoco, che questo album è un commento su ciò che pensiamo dei nostri album precedenti,” dice il bassista Dave ‘Phoenix’ Farrell. “Non è questo.”
Eppure, l’album vede la band armeggiare con la sua formula brevettata di coniugare rock, rap e altri stili di musica in un modo che nessun altro aveva già pensato. Allora, cosa spinge i Linkin Park continuare a rischiare con il successo che hanno già? “Questo aspetto è ciò che rende divertente essere in una band per me, e quando sono in studio, non sto a chiedermi se alla gente piacerà quello che faccio.”
Una prova del fatto che A Thousand Suns non sia un album tradizionale è il fatto che, mentre dieci delle quindici tracce hanno una lunghezza standard che va da tre a cinque minuti ciascuna, cinque altri brani sono meno di due minuti. Ma piuttosto che essere un tentativo di scuotere le cose, è più una rappresentazione di come il materiale si sviluppa naturalmente. “Una canzone come Blackout, anche dalla sua prima incarnazione, è sempre stata divisa in tre parti e bisognava solo cercare di capire come meglio adattare le singoli parti alla canzone intera. E alla fine si trasforma in una canzone di quattro o sei minuti”, ha detto Phoenix.
“E poi allo stesso tempo, c’è sempre qualcosa di piccolo che stiamo facendo, qualcosa che è più di un frammento o più di un’idea, e magari che si trasforma in una canzone più breve, di 30 o quaranta secondi, che andrà bene per mantenere l’album in movimento dall’inizio alla fine”.
In altre parole, i diciotto secondo della quarta traccia, l’interludio Empty Spaces, è il modo per passare dal potenziale singolo Burning In The Skies, senza perdere la continuità. Si tratta di creare un’esperienza in cui “se hai la possibilità, puoi sederti e ascoltare l’albuum dall’inizio alla fine,avendo un’esperienza a tre dimensioni, come si usava molto negli anni ’60 e ‘70”.
L’enfasi sulla creazione di un album vario e fluido, ha messo la band, che deve ancora operare entro i confini del business della musica in una certa misura, in un dilemma. “Uno dei maggiori pressioni o tensioni di questo disco è stato cercare di capire quale canzone scegliere come primo singolo,” dice Phoenix. “Chester e io stavamo anche scherzando, ovviamente non è mai stato qualcosa di più di uno scherzo, ma abbiamo detto, e se lanciassimo questo disco come un’unica, lunga traccia?”
Come si è scoperto, il singolo scelto è stata la penultima (e più lunga) traccia dell’album, The Catalyst, che è stato “un grande indizio ai nostri fan del nuovo tipo di sound”.
Il fatto che il singolo di lancio sia la quattordicesima traccia dell’album, invece di essere posizionato all’inizio, è una scelta non convenzionale per la creazione di A Thousand Suns: “Alla fine del processo di scrittura, non volevamo scambiare l’ordine delle tracce”.
Come ulteriore prova della svolta che la band ha preso, i cinque minuti che compongono The Catalyst sfumano direttamente in una ballata acustica, chiamata The Messenger e che chiude le cose.
Se i fatti danno qualche indicazione, i rischi presi in nome di mandare avanti la loro maturazione premierà i Linkin Park, così come è sempre successo. Ma neppure tutto ciò spiega come mai i Linkin Park abbiano avuto tutta quella popolarità, anche nei social media, che di solito è riservata a singoli personaggi e non a gruppi .
Il numero di persone che contano oltre 10 milioni di fans su Facebook si contano sulle dita di una mano, e finora sono del calibro di Lady GaGa, Barack Obama, Eminem, Michael Jackson – siamo venuti a sapere che qualcosa nella natura umana costringe gli utenti a cliccare il tasto “Mi piace” molto più frequentemente per una persona singola. Eppure, i Linkin Park si trovano comodamente in quel piccolo club con dodici milioni di fan, più del doppio di qualsiasi altra band contemporanea, e perfino al di sopra dei Beatles.
Così, oltre ad essere molto popolari come band, cos’è che i Linkin Park fanno nel modo giusto all’interno dei social media?
“Di fatto non lo so”, ammette Phoenix “ma posso provare a dare delle risposte decenti. Penso che grande merito vada ai nostri fan, meravigliosi, e l’aspetto comunitario sembra sostenersi molto bene su Internet. I nostri fan hanno quel tipo di interconnettitività che funziona a meraviglia su Internet.”
Ma c’è di più. I membri della band, che non hanno avuto prova delle potenzialità di Internet fino a quando non hanno finito il liceo, sono stati tuttavia in grado di individuare precocemente in Internet un potenziale strumento di collegamento con i fan. “Prima di iniziare, abbiamo trovato molte persone online interessate alla nostra musica e parlavamo con loro. Ciò accadeva molto prima dell’uscita di Hybrid Theory.”.
E non si tratta solo di Facebook in particolare, appena la Apple messo gli occhi sulla band, ha deciso di lanciare “Ping”, un social network all’interno di iTunes. “Abbiamo avuto la possibilità di incontrarli presto, prima del suo lancio, solo per essere in grado di essere potenzialmente inclusi nel social network”, dice Phoenix sul fatto che i Linkin Park sono stati alcuni dei pochi artisti ad essere presenti in Ping al momento del lancio. “So che si sta pianificando la continua crescita che, e penso che potrebbe essere davvero forte! Penso che potrebbe essere un modo ulteriore per rimanere in contatto direttamente con i nostri fan.” Non sorprende il fatto che la band abbia già collezionato più di un quarto di milione di seguaci in rete in due sole settimane.
Una delle caratteristiche di Ping è dare ai fan la possibilità di annunciare ai loro amici che parteciperanno ad un concerto di una determinata band, il che riconduce proprio alla questione di come saranno gli show dei Linkin Park, dopo l’uscita di questo non convenzionale A Thousand Suns. La performance live della band di The Catalyst di domenica notte al Griffith Park Observatory durante gli MTV VMA ha offerto un suggerimento, ma Phoenix dice che c’è molto di più che ciò che è venuto fuori.
“Questo tour per noi, è la prima volta che abbiamo davvero molto tempo per fronteggiarci con la transizione in ciò che volevamo veramente fare con questo album”, dice. “Non solo sotto l’aspetto musicale, ma siamo fortunati che forse per gli ultimi 18 mesi abbiamo avuto un team artistico, fondamentalmente, che creava contenuti visuali per il package dell’album, ogni cosa, il merchindise, e via dicendo fino al contenuto video che vedrete nei concerti. L’obiettivo nel creare questo è coinvolgervi totalmente in tutto quello che vedrete ed immergervi ancora di più nel mondo in cui è concepito l’album.”
“Credo che gli spettacoli live saranno fantastici per i nostri fans che vedranno un collegamento tra la vecchia musica fino alla nuova, ed allo stesso tempo godranno dell’esperienza dell’album immersi nelle immagini visive che esso contiene.”
E per mettere una maggiore enfasi su quanto la nuova direzione musicale della band possa pestare i piedi ai precedenti lavori dei Linkin Park, “sarà anche divertente andare indeitro e trovare nuovi modi di reinterpretare le cose più vecchie, e farle scorrere tutte insieme a quelle nuove.”
Fonte: LPTimes